ESCLUSIVA Tomas Satoransky: "LeBron è grande, ma il migliore resta Jordan"

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ESCLUSIVA Tomas Satoransky: "LeBron è grande, ma il migliore resta Jordan"
Tomas Satoransky
Tomas Satoransky
@fcbbasket
Alla viglia della sfida di Euroleague tra il Barcellona e la Virtus Bologna, il play dei catalani si è confidato con Diretta.it: "Quello di Scariolo è uno squadrone". Con un passato ai Chicago Bulls, 'Sato' non ne vuole sapere di mettere King James, che ha appena superato Kareem Adbul-Jabbar in testa alla classifica dei migliori marcatori di sempre dell'Nba, sullo stesso piano di MJ: "Michael è stato un dio". E assicura: "Quello negli States è un capitolo chiuso. L'Europa è casa mia. Sono orgoglioso di essere ceco"

BARCELLONA - Sei stagioni in Nba, dove ha avuto il privilegio di chiamare "casa", le due cattedrali del basket americano consacrate da Michael Jordan in prima persona, lo United Center di Chicago e la Capital One Arena di Washington: "MJ è stato un dio". Tomas Satoransky non ha dubbi: "Aver battuto il record di punti di Jabbar non fa di Lebron il migliore della storia. Il numero uno è MJ". Nessun dubbio nemmeno sul fatto che la felicità, quella vera, lui l'avrebbe trovata in Europa: "È stato semplice rinunciare all'Nba. Sia io che la mia famiglia non volevamo vivere tutta la vita negli Stati Uniti". Anche perché "il livello dell'Euroleague è cresciuto tantissimo". Alla vigilia della sfida contro la Virtus Bologna, il play ceco del Barcellona si confida in esclusiva con Diretta.it.

Sente ancora male alla caviglia?

"Forse è vero che avrei dovuto tenerla a riposo un po' di più, ma è altrettanto vero che giocavamo l'Eurobasket in casa. Ed è per questa ragione che ho deciso di forzare un po' e ora mi trascino dietro ancora un po' di fastidio. Detto questo, sto molto meglio rispetto al mese scorso Oramai mi sono abituato a giocare con un po' di dolore".

Lo scorso 5 gennaio, la Virtus ha espugnato il Palau. Quali errori dovrete correggere per vincere a Bologna?

"La Virtus è uno squadrone, con molti giocatori esperti e un grande allenatore. Dovremo cercare di essere più veloci perché a difesa schierata loro sono fortissimi".

Tomas Satoransky con la maglia del Barça
@fcbbasket

Proprio come lei, anche Sergio Scariolo ha trovato la sua seconda casa in Spagna.

"Ho un enorme rispetto per lui e non solo per quello che ha fatto con la nazionale spagnola. Mi piace. È un allenatore che sa adattarsi alle differenti situazioni. L'anno scorso, per esempio, non aveva più a sua disposizione la generazione d'oro del basket spagnolo, ma ha saputo reinventarsi e vincere. Ora sta facendo ottime cose a Bologna e ha fatto molto bene anche a Toronto dove ha vinto l'anello da assistente. Nella cura dei dettagli è uno dei migliori».

Marco Belinelli, una volta assaporata fino in fondo l'Nba, è tornato a casa, proprio come ha fatto lei. Milos Teodosic, invece, ha sempre preferito l'Europa. Cosa ruberebbe a entrambi?

"Teodosic è un giocatore speciale, probabilmente il miglior assistman che abbia visto nella mia vita. Fa grandi cose e le fa con un ammirevole sangue freddo. Non ha bisogno di avere un fisico enorme per essere spettacolare. Belinelli, invece, era uno dei migliori tiratori della Nba. Ha avuto una grande carriera, vincendo anche lui un anello con San Antonio. Sono giocatori che in qualsiasi momenti possono fare la differenza".

La sensazione è che il divario tra la pallacanestro americana e quella europea sia sempre meno grande.

"L'Euroleague mi ha sorpreso molto. Sapevo che fosse una grande competizione, ma quest'anno ha fatto un ulteriore passo in avanti. Anche per il pubblico è sempre più spettacolare, perché tutte le partite sono importanti. In Nba è diverso perché si giocano così tante gare che una sconfitta non è poi così drammatica. Qui, invece, tutti gli incontri sono decisivi. L'intensità dell'Euroleague è superiore a quella dell'Nba".

Il play del Barça
@fcbbasket

Era in campo il giorno in cui LeBron James superò Karl Malone al secondo posto della classifica dei migliori marcatori della storia dell'Nba. Avrebbe mai immaginato che sarebbe riuscito a cancellare anche il record di Kareem Abdul-Jabbar?

"Assolutamente sì, non avevo dubbi. È riuscito a mantenere altissimo il suo livello negli anni. Ha cambiato un po' il suo modo di giocare: non fa più tante penetrazioni e tira di più da tre, ma continua a essere un animale ed ero sicuro che ci sarebbe riuscito".

Alcune delle sue migliori prestazioni in Nba sono arrivate proprio contro i Lakers. La motivava vedere LeBron dall'altra parte del campo?

"È chiaro che quando giochi contro una grande stella la motivazione è al massimo, come quando mi toccava marcare Russell Westbrook. Non mi succedeva solo con James".

Ci racconti il suo LeBron James. Un episodio che non dimenticherà mai.

"Appena arrivato in Nba, una delle mie prime partite di pre-season fu proprio contro Cleveland che l'anno prima aveva vinto l'anello. Comincio in panchina e quando arriva il mio turno mi fanno giocare da numero 3. Questo vuol dire che avrei dovuto marcare LeBron. E lui me. Beh, al primo possesso palla, faccio una penetrazione e segno con un gancio. Naturalmente non ho potuto esprimere tutta la mia emozione in quel momento, ma quello che ho sentito non lo dimenticherò mai".

Quale crede che sia la migliore qualità di LeBron?

"Ha sia il fisico che la testa. Finché non lo vedi da vicino non capisci bene quanto sia enorme. Tutti parlano del record di punti, ma a me piace sottolineare la sua intelligenza. Se ne parla poco e, invece, è uno di quei giocatori che migliorano il rendimento dei propri compagni di squadra. Basti pensare che oltre a superare Jabbar è anche quarto nella classifica assoluta degli assist".

Questo record lo rende il miglior della storia?

"Nooo. Assolutamente no. Jordan è Jordan. Per me il migliore sarà sempre lui".

Ha giocato sia con i Bulls che con i Wizards, le due squadre di MJ. Cos'ha sentito?

"Jordan è tutto. Ha cambiato il modo in cui la gente si approccia non solo al basket, ma allo sport in generale. È stato un dio. Per noi che giocavamo a Chicago non era facile, perché la pressione era enorme. Ci chiedevano di essere Jordan, di giocare come i Bulls degli anni Novanta. Ma come potevamo riuscirci se Jordan e quei Bulls sono stati il miglior giocatore e la migliore squadra della storia?".

Chi è invece, secondo lei, il miglior giocatore dell'Euroleague?

"Vezenkov sta facendo la differenza a favore dell'Olympiakos. E poi ci sono i tre tenori dell'Efes. Micic mi piace davvero tanto».

A Barcellona ha ritrovato il suo amico Jan Vesely.

"È sempre un piacere giocare con lui. L'abbiamo fatto pure a Washington e lo facciamo da sempre in nazionale. La nostra chimica in campo è fantastica".

Che opinione si è fatto dell'attuale situazione di Vit Krejci, l'unico cestista ceco ancora in Nba?

"Naturalmente gli auguro il meglio, ma non posso fare a meno di notare come la sua situazione sia abbastanza complicata. A Oklahoma City le cose stavano andando meglio. Ora, invece, sta giocando pochssimo. Ci siamo visti la scorsa estate in nazionale e credo proprio che sarebbe un bene per lui tornare un po' in Europa. E già, perché per acquisire esperienza devi giocare tante partite importanti e in questo momento, in Nba, è difficile che riesca a farlo".

Sato e Vesely con la maglia della nazionale ceca
Profimedia

Il suo capitolo a stelle e strisce è definitivamente chiuso?

"Sì. E non è stato difficile decidere di chiuderlo. Ho tanti bei ricordi dell'Nba, soprattutto quello di aver realizzato il sogno che avevo quando ho iniziato a giocare a basket. I miei figli, poi, sono nati negli Stati Uniti e, quindi, il vincolo rimane. Ma ci piace l'Europa".

Soddisfatto di com'è andata?

"Direi che il bilancio è positivo. Ho sempre saputo, però, che prima o poi sarei tornato perché né io né la mia famiglia volevamo vivere tutta la vita negli States".

Nonostante sia andato via molto giovane, il suo legame con la Repubblica Ceca è ancora molto forte. Ha anche finanziato i lavori per rimettere a posto il playgroud di Praga dove ha cominciato a giocare.

"Mi riempie d'orgoglio aver avuto la possibilità di farlo. Torno a casa ogni estate perché sono molto grato al mio paese e orgoglioso di essere ceco. La speranza è quella di provare a migliorare il nostro basket e penso che, tutti insieme, ci stiamo riuscendo. Abbiamo portato 12 mila persone al palazzetto a vedere le partite della nostra nazionale e questo nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo".

È stato anche uno dei due portabandiera alle Olimpiadi di Tokyo.

"Uno dei momenti più importanti della mia carriera sportiva. È stato un privilegio poterlo fare. L'unico rammarico è che lo stadio era vuoto e non è la stessa cosa. Detto questo, ero comunque nervoso durante la cerimonia".

Dopo il sesto posto all'ultimo Mondiale, la scorsa stagione è stata deludente per la nazionale ceca.

"Quello che sta succedendo tra la Fiba e l'Euroleague è un vero problema perché i tifosi vogliono vedere i loro migliori giocatori difendere i colori della propria nazionale. Nel nostro caso, poi, il livello della squadra cambia completamente se l'allenatore può contare con i suoi quattro migliori giocatori o se non può farlo. Dovrebbero trovare una soluzione e permettere anche a noi di giocare".