Cosa abbiamo imparato dopo il decimo successo di Djokovic e il primo di Sabalenka agli AO

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Cosa abbiamo imparato dopo il decimo successo di Djokovic e il primo di Sabalenka agli AO
Novak Djokovic festeggia il suo decimo Australian Open
Novak Djokovic festeggia il suo decimo Australian Open
AFP
Mentre i tennisti più anziani come Djokovic continuano a rubare la scena ai più giovani, nel panorama femminile la situazione è diversa ed è arrivato l'ennesimo primo titolo per una tennista, Sabalenka

Il 22esimo titolo del Grande Slam conquistato con merito da Novak Djoković (35) contro Stefanos Tsitsipas (24) ha aperto la stagione tennistica e può essere anche interpretato in maniera diversa: per il secondo anno consecutivo a vincere sul cemento australiano è stato un tennista over 35 ai danni di un collega più giovane di ben dieci anni, così come accaduto lo scorso anno quando a trionfare fu Rafael Nadal (36) su Daniil Medvedev.

Qualcosa di simile si era già visto in occasione delle edizioni 2020 e 2021, entrambe vinte da Djokovic e sempre nei confronti di due avversari nati negli anni Novanta, Dominic Thiem e nuovamente Medvedev. Nonostante queste sconfitte, l’austriaco e il russo sono gli unici tennisti nati nel decennio 1990-2000 ad essere riusciti, anche se solamente una volta ciascuno, a impossessarsi di un titolo dello Slam, entrambi gli US Open. Numeri alla mano, è dunque lecito evidenziare il fallimento di un'intera generazione al cospetto di quella precedente.

Questo dato così surreale testimonia infatti in maniera evidente la supremazia dei Big Four (Roger Federer (41), Rafael Nadal, Andy Murray (35) e Novak Djoković in ordine dal più anziano al più giovane) nell’ultimo decennio del tennis maschile, in cui quasi nessuno è stato capace di interrompere le loro strisce di successi, che sommati fanno 67 titoli del Grande Slam. 

Non c’è riuscito Milos Raonic nel lontano 2016; non ci sono riusciti Stefanos Tsitsipas e Casper Ruud in due occasioni a testa; non ci sono riusciti Matteo Berrettini e Nick Kyrgios entrambi arrivati clamorosamente in finale a Wimbledon nel 2021 e nel 2022; non c’è riuscito neanche Alexander Zverev che proprio con Thiem perse la famosa finale degli US Open 2020 dopo aver conquistato i primi due set. 

L’unico ad aver dato un forte segnale di rinnovamento a tutto il sistema è stato Carlos Alcaraz (19), classe 2003, capace di trionfare in maniera spietata agli scorsi US Open alla sua seconda apparizione sui campi di Flushing Meadows. Lo spagnolo, che agli AO era assente causa infortunio, sarà sicuramente uno dei protagonisti del 2023 e ha già dimostrato di sapere tenere testa a Nadal sulla terra e a Djoković sul veloce, ma il serbo ad oggi rimane uno dei favoriti su ll’erba di Wimbledon, dove ha già trionfato per sette volte e soprattutto nelle ultime quattro edizioni disputate.

Aryna Sabalenka
AFP

La situazione è parecchio differente tra le donne, dove per l’ennesima volta abbiamo assistito ad un torneo molto sorprendente rispetto alle previsioni della vigilia: in primis perché a trionfare è stata Aryna Sabalenka (24), capace di portare finalmente a casa il suo primo titolo Slam dopo tante delusioni recenti. A contenderle il trofeo non c’è stata la numero uno del mondo Iga Świątek (21) e neanche la statunitense Jessica Pegula (28), che era indubbiamente una delle più in forma sul veloce, ma Elena Rybakina (23), la quale ha dimostrato che il titolo vinto a Wimbledon lo scorso anno non è stato un caso.

In campo femminile, anche a causa dell’improvviso ritiro dell’ex numero uno del mondo Ashleigh Barty (26) e dei problemi di Naomi Ōsaka (25), la situazione è sempre molto varia e indecifrabile, nonostante le ultime due stagioni da cannibale di Świątek abbiano contribuito ad instaurare una leadership schiacciante e indiscussa: basti guardare l'enorme distacco ottenuto in classifica rispetto alle inseguitrici.

C’è un dato che sottolinea la grandissima varietà di interpreti che rendono il tennis femminile così imprevedibile: nell’ultimo decennio ci sono state ben 22 diverse vincitrici di Slam. Tra queste alcune campionesse, come Serena Williams, capaci di mantenere standard altissimi per anni, mentre altre meno continue con carriere agonisticamente così brevi da poterle considerare quasi delle meteore. Nessun gruppo ristretto di dominatrici, insomma, ma tante protagoniste capaci di ottenere il loro - anche temporaneo - momento di gloria personale.

Pertanto non deve stupirsi se il 2023 ci regalerà quattro vincitrici Slam diverse, come già successo spesso nelle scorse annate: oltre a Pegula potrebbero arrivare i primi successi di due tenniste che gravitano in top 10 ormai da tempo, come Ons Jabeur (28) e Maria Sakkari (27). Da non dimenticare due giovanissime, in rampa di lancio, già pronte per spingersi oltre: su tutte la statunitense Coco Gauff (18) e la cinese Qinwen Zheng (29).