OPINIONE Infantino e la tempestività saudita: il Mondiale 2034 si disputerà in Arabia

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più
OPINIONE Infantino e la tempestività saudita: il Mondiale 2034 si disputerà in Arabia
Gianni Infantino assieme allo sceicco bin Salman e al presidente Putin
Gianni Infantino assieme allo sceicco bin Salman e al presidente PutinProfimedia
Nello stesso giorno in cui la Fifa ufficializza che il Mondiale 2030 si disputerà in un totale di sei Paesi, la Federcalcio saudita annuncia la propria candidatura all'organizzazione del torneo di quattro anni dopo. Coincidenze? Crediamo proprio di no.

Senza vergogna. O, quantomeno, senza un minimo senso di pudore tale da evitare di spiattellarci la loro verità in faccia esigendo, altresì, di essere creduti. E così, succede che la Fifa annunci l'assegnazione del Mondiale 2030 al trio formato da Marocco, Spagna e Portogallo (con annessi e connessi sudamericani) e, poco dopo, l'Arabia Saudita ufficializzi la propria candidatura alla Coppa de mondo del 2034.

Coincidenze? Improbabile. Difficile. Praticamente impossibile. E, ascoltando le parole di Gianni Infantino, si capisce che, in effetti non è affatto una coincidenza. E già, perché il presidente della Fifa ha assicurato che dopo l'edizione 2030 ci "si sposterà a est, in Asia e Oceania, per garantire un'adeguata rotazione tra i continenti. In un mondo diviso, la Fifa e il calcio si uniscono. Dando così un altro esempio di come il dialogo e la comprensione reciproca possano sfociare in accordi in cui in realtà vincono tutti, in particolare i tifosi, i giocatori e tutte le regioni del mondo".

Considerate le minime possibilità che l'Australia e la Nuova Zelanda riescano a farsi assegnare un altro torneo iridato così presto, dopo aver ospitato quest'anno il Mondiale femminile, la scelta ricadrà sull'Asia. Ed è proprio per questa ragione che bisognava giocare d'anticipo, per evitare che qualsiasi altro Paese asiatico potesse manifestare la stessa pretesa del governo Saudita.

Inserirsi ora tra la Fifa e l'Arabia potrebbe, infatti, essere molto pericoloso per qualsiasi altro aspirante che rimarrebbe soffocato nella morsa di una decisione che è già stata presa, con diversi anni di anticipo: "La candidatura mira a realizzare un torneo di livello mondiale e trarrà ispirazione dalla trasformazione sociale ed economica in corso in Arabia Saudita e dalla profonda passione del Paese per il calcio", si legge in un comunicato della Federazione calcistica saudita.

In tutto ciò, la Conmebol ci fa la figura del due bastoni quando la briscola è spade. Con una buona dose di complicità, infatti, i dirigenti sudamericani spiegheranno ai propri tifosi che è stato un grande successo riuscire a ottenere che tre incontri vengano giocati in Uruguay, Argentina e Paraguay: "Il primo di questi si giocherà, ovviamente, nello stadio in cui tutto è iniziato, il mitico Estadio Centenario di Montevideo".

Ovviamente. Un ridicolo contentino che Infantino ha avuto la sfacciataggine di presentare come "il modo più appropriato" di festeggiare i 100 anni della competizione. E, invece, la verità è che del Mondiale in 6 paesi, agli uruguaiani andranno solo le briciole. Ma guai a dirglielo. 

Mohamed bin Salman
Mohamed bin SalmanProfimedia

La macchinaria propagandistica della Fifa si è già messa in moto e, com'è successo in Qatar, non ammette che la si contraddica: "Due continenti: Africa ed Europa uniti non solo nella celebrazione del calcio, ma anche nel fornire una coesione sociale e culturale unica. Un grande messaggio di pace, tolleranza e inclusione". Così, senza vergogna, né pudore. E, nel frattempo, Mohamed bin Salman se la ride.

La Uefa smentisce El País

Nei giorni scorsi, El País aveva assicurato che Aleksander Ceferin stesse pensando di sostituire le attuali tre coppe europee con un formato nuovo di zecca, sollevando le critiche di lo accusava di voler copiare la Superlega. Il numero uno della Uefa, però, ha smentito in maniera perentoria quanto pubblicato dal quotidiano spagnolo.

"La UEFA non sta lavorando a nessun nuovo progetto del genere - si legge nel comunicato diffuso dal massimo organismo del calcio continentale - . L’opposizione della UEFA verso qualsiasi tipo di cosiddetta Superlega è ben documentata e le voci che suggeriscono qualcosa di diverso sono del tutto infondate. Attendiamo con impazienza l’introduzione del nuovo formato delle competizioni per club a partire dal 2024, che mantiene il principio secondo cui il rendimento nazionale è la chiave per la qualificazione e consentirà ai tifosi di vedere ancora più partite europee importanti, un migliore equilibrio competitivo e una competizione aperta, dove ogni partita conta".

C'è da crederci? La sensazione è che, come capita sempre più spesso, non ci abbiano detto tutto quello che dovremmo sapere. 

·
··