Il mental coach Civitarese replica a Sarri e sul Napoli "Entusiasmo che si autoalimenta"

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Il mental coach Civitarese replica a Sarri e sul Napoli "Entusiasmo che si autoalimenta"
Il mental coach Civitarese replica a Sarri e sul Napoli "Entusiasmo che si autoalimenta"
Il mental coach Civitarese replica a Sarri e sul Napoli "Entusiasmo che si autoalimenta"Profimedia
In conferenza stampa il tecnico della Lazio ha attaccato duramente la figura del mental coach, sempre più utilizzata all’interno delle squadre di Serie A. Roberto Civitarese, professionista nel settore, ha spiegato in esclusiva a diretta in cosa, invece, una figura come questa avrebbe potuto aiutare il tecnico della Lazio nei momento più difficili della sua carriera.

Nel corso della conferenza stampa dopo la vittoria del Milan, a Maurizio Sarri è stato chiesto cosa mancasse alla Lazio per effettuare il salto di qualità. “Lo posso mantenere io, che non mi importa di nessuno. Ma per i giocatori è più difficile. La prestazione di stasera non ci fa partire 1-0 alla prossima. È l’aspetto che ci manca per fare il salto di qualità”. Ha spiegato il tecnico biancoceleste. “In quest’ottica, non potrebbe essere utile una figura come quella del mental coach” lo ha incalzato un giornalista. "Ritengo che l’80% dei mental coach siano fasulli. Al massimo prendo uno psicologo dello sport, sennò io che c***o ci sto a fare?” La risposta perentoria dell’allenatore.

Roberto Civitarese, mental coach con più di 15 anni di esperienza nel settore, ha provato a fare chiarezza su quale sia l’importanza di una figura come la sua all’interno della squadra e di come, invece, avrebbe potuto facilitare il percorso del tecnico livornese. 

Cosa ne pensa delle affermazioni di Sarri? Ci sono davvero così tanti mental coach che non sono all’altezza del ruolo come ha detto il tecnico della Lazio?

Il tema vero è questo: come fa una persona esterna a misurare la competenza di un professionista? In ogni professione ci sono persone più competenti e persone meno competenti. Non tutti gli allenatori vincono il campionato o la Champions League.

Lui ha detto che nella nostra categoria ci sono tanti “fasulli”, secondo me è un termine molto pesante, ma in ogni caso, anche se lo si pensa, non vuol dire che non ci si debba rivolgere all’intera categoria.

Purtroppo non c’è ancora una regolamentazione e non c’è un albo, ma gli anni di esperienza e i successi nella carriera di chi come me svolge questo lavoro da anni parlano chiaro circa la nostra preparazione.

Io in questo momento sto portando avanti un progetto per far certificare la metodologia tramite un protocollo tecnico-scientifico appunto per cercare di ovviare a questo problema.

Pensa che a Maurizio Sarri potrebbe servire un mental coach come gli è stato suggerito in conferenza stampa?

In una cosa Sarri ha ragione. Il lavoro di gruppo nelle squadre deve farlo l’allenatore, per farlo però ci vogliono le competenze. È chiaro che tu allenatore hai la funzione di entrare nella testa del giocatore, di svolgere il tuo lavoro anche dal punto di vista mentale, ma hai anche bisogno degli strumenti per farlo. Per farlo devi avere le competenze e se non ce le hai devi acquisirle.

Questo è un limite di molti allenatori: c’è chi studia per colmare questa lacuna e chi se ne frega.

Sarri di quale delle due fa parte?

Non mi sembra che la sua storia da gestore dello spogliatoio sia la migliore. Lui stesso, nel 2017/18 al Napoli, disse: “Purtroppo abbiamo perso lo Scudetto in hotel, avrei preferito farlo in campo”. Questo vuol dire che lui non è stato in grado, con le risorse che ha, di gestire l’aspetto mentale. Io sarei stato in grado di farlo? Credo di sì, perché sono un professionista della materia.

La problematica dello spogliatoio per lui è ricorrente. Gli è capitato anche al Chelsea, alla Juve e sono certo che gli capiterà anche alla Lazio. Sarri ha una incapacità cronica di gestire i giocatori sulla quale non si è mai messo minimamente in discussione. Non ne discuto le capacità tecniche, ma sull’aspetto mentale e motivazionale è rimasto ancora ai tempi della promozione, non ha avuto ancora un’evoluzione.

Nell’ottica del vedere la professione più rispettata, crede che sia importante regolamentarla attraverso certificazioni o un albo professionale?

Sicuramente, ma questo non può diventare un alibi. Il fatto che un coach non abbia una certificazione o che non esista un albo non vuol dire che è incompetente. 

Le faccio un esempio, Anthony Robbins è il numero uno al mondo nel coaching ed è stato consulente di tre presidenti degli Stati Uniti, eppure non ha alcun tipo di certificazione.

In qualsiasi ambito professionale, le certificazioni non implicano bravura nel proprio lavoro. 

Ad oggi ci sono tanti corsi per intraprendere questa professione. Quando ho iniziato io non esisteva neanche il termine “mental coach”, l’ho utilizzato io per la prima volta quando una giornalista mi chiese di descrivere la mia professione dopo aver visto dei risultati importanti ottenuti da uno dei miei giocatori.

Io ho studiato in diverse scuole, dove ho appreso alcune tecniche di neuroscienze tra le quali la programmazione neurolinguistica definita PLN. Io iniziai a studiarla per migliorare me stesso, poi iniziai a fare coaching ai miei collaboratori. Soltanto dopo mi è stato proposto di iniziare a lavorare con i calciatori e dopo i primi ottimi risultati è diventato il mio lavoro full-time.

Sarri ha menzionato la figura dello psicologo dello sport. Quali sono esattamente le differenze tra un mental coach e uno psicologo e in quali aspetti diversi vanno a lavorare queste due figure?

Io credo che lui abbia detto di preferire uno psicologo dello sport per il semplice fatto che lo psicologo ha una laurea.

Riguardo le differenze tra psicologi dello sport e mental coach, il punto principale è che hanno due approcci completamente diversi.

Lo psicologo ha le competenze per fare un analisi e una diagnosi delle problematiche dei giocatori, andando ad analizzare nel passato le situazioni che li hanno portati ad agire in un certo modo.

Il lavoro del mental coach è diverso. Lui non fa terapia, a lui va il compito di portare il giocatore a realizzare autonomamente l’obiettivo che si è posto tramite tecniche mentali e un lavoro di tipo psicologico. Il coach fornisce gli strumenti necessari affinché il giocatore possa autonomamente far emergere il proprio potenziale.

Parliamo anche di Serie A. Napoli-Roma sarà una sfida delicatissima in particolare per Mourinho, che però si presenterà al Maradona senza tifosi (a cui sono state vietate le trasferte per due mesi dopo gli scontri sull'A1), pensa che questo influirà sui giocatori?

Ho avuto modo di vederlo anche durante il lockdown. Dal punto di vista motivazionale l'assenza del pubblico condiziona enormemente. È chiaro però che i giocatori devono essere bravi a livello mentale a riuscire a elabore quella che è sicuramente una situazione negativa in una situazione positiva e sfruttarla a proprio vantaggio

Per quanto riguarda il Napoli, è chiaro che oggi la squadra è in una posizione molto importante a livello di classifica, di qualità del gioco e di risultati, quindi è naturale che i tifosi del Napoli vivano una situazione di euforia, attaccamento molto importante. Quella che si sta vivendo a Napoli è una situazione positiva che si autoalimenta. Per questo motivo ogni gara giocata in casa è una situazione di vantaggio enorme. 

La Juve, invece, avrà da affrontare un campionato con una pesante penalizzazione sulle spalle. Quella contro l'Atalanta è già stata una risposta precisa dei bianconeri, ma come pensa che si evolverà la situazione?

Questa situazione di incertezza crea sempre stati d'animo negativi e di paura nei giocatori. La Juve però ha la possibilità di reagire e penso che Allegri stia utilizzando dei modelli mentali che si riveleranno efficaci. Ha proiettato tutto sul futuro della squadra, non su quello che è successo. Allegri sa che l'obiettivo è la Champions e sta preparando mentalmente la squadra a ottenere quei risultati. Dal punto di vista della gestione mentale è stato un fuoriclasse, non evidenziando il problema ma cercando la soluzione.

Cosa serve al Milan per risolvere questa situazione difficile?

Senza essere a conoscenza delle dinamiche della squadra, dall'esterno non riesco a capire cosa sia successo per far interrompere il meccanismo positivo che portava avanti il Milan. Anche ascoltando le parole di Pioli non mi è chiaro quale sia stato l'elemento di rottura.

Il Milan in questo momento deve fare la corsa su sé stesso e risolvere queste incertezze, tornando a vincere. Quando i risultati non arrivano si tende a creare un'alone di negatività e di pessimismo che sommato alla paura di perdere di nuovo porta a influenzarti prima delle partite.

In ogni caso resto della mia opinione: per me Pioli ha tutte le carte in regola per riaggiustare la macchina e farla ripartire.

Non penso che la soluzione sia l'esonero dell'allenatore, in situazioni come queste raramente è la soluzione giusta.