ESCLUSIVA - Nocerino dice Argentina e promuove l'outsider: "Mondiale pazzo ma che Marocco"

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ESCLUSIVA - Nocerino dice Argentina e promuove l'outsider: "Mondiale pazzo ma che Marocco"
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ESCLUSIVA - Nocerino dice Argentina e promuove l'outsider: "Mondiale pazzo ma che Marocco"
ESCLUSIVA - Nocerino dice Argentina e promuove l'outsider: "Mondiale pazzo ma che Marocco"Profimedia
L'ex centrocampista di Juventus, Milan e Palermo, tra le altre, si è raccontato in esclusiva a Diretta.it parlando del Mondiale, del suo passato da calciatore, ma anche della sua nuova avventura da allenatore della Primavera del Potenza.

Antonio Nocerino (37) non ha rimpianti. La sua carriera è stata un crescendo, dalle giovanili della Juventus fino a sfiorare la conquista dell’Europeo nel 2012: finale persa dall’Italia contro la Spagna. Oggi, dopo oltre 20 anni di carriera, e con le le scarpe appese al chiodo da qualche anno, quando si guarda indietro vede solo cose belle. L’unico neo non aver mai giocato un Mondiale.

“Ce l’ho messa tutta. Ci speravo, ma purtroppo non è andata. Un po’ di delusione c’è stata. Speravo di giocare i Mondiali del 2010 o del 2014: li avrei potuti fare. Giocavo nel Palermo e poi nel Milan, stavo bene fisicamente e le mie prestazioni erano un crescendo. Mi sono creato una opportunità, ma quando le cose non dipendono solo da te non è facile. Ma va bene così”.

Antonio Nocerino in azione con l'Italia
Antonio Nocerino in azione con l'ItaliaProfimedia

Nel Mondiale del 2010 fu la Spagna ad avere la meglio sull’Olanda in finale, mentre nel 2014 la Germania vinse la coppa battendo l’Argentina. Di quelle quattro nazionali, oggi, solo l’Albiceleste è ancora in corsa per il titolo. Le premature eliminazioni dei tedeschi e della selezioni di Luis Enrique hanno sbalordito anche Nocerino: “È un Mondiale pazzo, particolare. Mi dispiace per Enrique - afferma l’ex centrocampista - A me la Spagna aveva impressionato per gioco e per concetto. Sono “innamorato” di Enrique come allenatore, mi fa impazzire: come  comunica, per come allena, per quello che propone. È un punto di riferimento, uno dei tre-quattro più bravi in assoluto”.

Uno shock anche le eliminazioni di Brasile e Portogallo per mano di Croazia e Marocco: "Non me lo sarei mai aspettato. Dobbiamo dare più merito a Marocco e Croazia che demerito a Brasile e Portogallo". E sulle quattro semifinalista Nocerino ha le idee chiare: “A questo punto spero vinca l’Argentina, mi piace il tipo di gioco che propongono, come sono impostati, anche se la Francia ha campioni assoluti. Una grande rosa che nessuna delle altre ha. Può fare tre squadre”, afferma l’ex rossonero ridendo.

Parole al miele anche per le altre due pretendenti al titolo: "Il Marocco è senza dubbio la sopresa - ammette Nocerino - È una squadra ben organizzata, forte fisicamente. Parlando dei singoli hanno Ziyech (29), il giocatore del Chelsea, molto forte, Amrabat (26) sta facendo un campionato incredibile. Senza dimenticarsi del loro numero 8 (Azzedine (22) ndr), ha una qualità impressionate. Secondo me la semifinale è super meritata: giocano bene, si difendondono altrettanto bene. Sono una grande squadra."

E la Croazia? "La Croazia non è una sorpresa. È forte e lo ha già dimostrato nelle passate edizioni. A mio avviso ha uno dei centrocampi più forti del Mondiale: Brozovic (30), Modric (37) e Kovacic (28). La Croazia ormai è una squadra solida".

Nocerino, che ha anche giocato in America, a Orlando, dove adesso la sua famiglia vive, ha anche apprezzato le prestazioni delle due nazionali nordamericane.

“Gli Stati Uniti sono cresciuti, così come il Canada. Quest’ultimo, per modo di gioco, mi ha impressionato. La nuova generazione degli Usa è fortissima. Tra 4 anni Canada e Stati Uniti, nel Mondiale che si giocherà in Nord America e Messico, faranno un gran torneo, ne sono sicuro”.

Da buon napoletano, l'ex calciatore della nazionale italiana tifa per l’Argentina, anche nel nome di Diego Armando Maradona, l’ultimo capitano dell’Albiceleste ad alzare la coppa al cielo. Maradona, che a Napoli non smetterà mai di essere venerato. E proprio per il Napoli questo potrebbe essere l'anno giusto per tornare alla vittoria in Italia e, chissà, anche all’estero: “Al Napoli auguro di vincere il campionato. Stanno giocando benissimo, un livello di calcio incredibile, hanno un grandissimo allenatore e grandi giocatori. Per quanto fatto vedere fino adesso se lo meritano più di tutti”, aggiunge Nocerino.

“Stanno giocando un livello troppo alto - continua l’ex centrocampista -. Giocano e vincono, quindi vuol dire che il livello tra gli azzurri è cresciuto. Adesso hanno consapevolezza dei loro mezzi e lo hanno dimostrato anche contro il Liverpool: se la possono giocare con tutti".

Antonio Nocerino con la maglia del West Ham
Antonio Nocerino con la maglia del West HamProfimedia

Nocerino, napoletano verace, non ha mai avuto la fortuna di giocare nella squadra della sua città. Tra le esperienze professionali che lo hanno formato più di tutte ci sono, invece, quelle  di Palermo e Milan, oltre alle tappe estere nel West Ham in Inghilterra e nell'Orlando negli Usa: "West Ham è stata una esperienza formativa, mi ha fatto crescere e aperto la mente. Sapevo che mi avrebbe aiutato tantissimo preparandomi una esperienza di vita e professionale importante come quella in America. Il calcio inglese è uno spettacolo. L'intensità è molto alta, l'atmosfera negli stadi è bella. È una esperienza che tutti dovrebbero fare".

Ma è in rosanero dove ha trovato continuità: “Non avevo mai giocato per una stessa squadra per tre anni di fila” e le prestazioni con la maglia della squadra siciliana gli hanno riaperto, dopo l’esperienza alla Juventus, le porte di una big come il Milan.

Sono più legato all’esperienza rosanero che a quella del Milan - ammette -. A Palermo sono stato benissimo: umanamente, calcisticamente, come gruppo, come tutto. Anche al Milan sono stato molto bene. Ho giocato diversi campionati ad alti livelli, mi sono confrontato  con campioni pazzeschi (Ibrahimovic e Kaka per citarne alcuni, ndr). Quella era una squadra formidabile, ma dico Palermo perché ci sono stato tre anni di fila e non mi era mai successo prima”. 

Antonio Nocerino con la maglia del Palermo
Antonio Nocerino con la maglia del PalermoProfimedia

Nei tre anni al Palermo Nocerino ha conquistato un quinto posto, sfiorando la Champions League nell’ultima giornata di campionato, e una finale di Coppa Italia, nel 2010, persa contro l’Inter per 3-1. Ma è stato al Milan che l’ex centrocampista si è consacrato in Italia e all’estero.

In rossonero, in due anni e mezzo, ha collezionato 72 presenze e 12 gol, uno di questi indelebile nei suoi ricordi, al Camp Nou contro il Barcellona in Champions League: assist di Ibra e diagonale in rete. “Fare gol al Barcellona a Barcellona non capita tutti i giorni. È stata una emozione grande, bella. E poi come tutte le cose belle te le porti dentro".

Antonio Nocerino contro Leo Messi
Antonio Nocerino contro Leo MessiProfimedia

Era un Milan iper offensivo quello in cui giocava Nocerino. Una squadra e un tipo di gioco che hanno valorizzato i suoi movimenti e inserimenti da mezzala vecchio stampo: ”Il Milan giocava nella metà campo avversaria. Il Palermo aveva baricentro più basso e le opportunità di gol erano diverse. I movimenti, gli inserimenti, li ho sempre avuti. I gol al Milan? Dipende molto dall’atteggiamento della squadra, dei giocatori. Più alto è il livello, più alta la qualità, più facile è fare gol”, spiega Nocerino.

Oggi Nocerino sta provando a inculcare ai suoi giocatori la stessa mentalità vincente che aveva in campo. Da quest’anno lo “SchiacciaNoci”, così come lo chiamavano a Milano, è allenatore della primavera del Potenza. Una nuova esperienza per crescere professionalmente, in attesa di completare un altro percorso, quello del corso di allenatore “Uefa Pro”.

"Questo corso - spiega Nocerino - è una esperienza molto bella e ci stiamo anche divertendo. Abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con Benitez, Alvini, Spalletti e Bielsa. Il confronto mi aiuta a crescere: ci parliamo, ti danno idee, ti fanno capire come gestire un gruppo".

L'ex rossonero sta provando a mettere a disposizione dei giovani calciatori le sue conoscenze da ex giocatore e i nuovi input che arrivano dal confronto con altri allenatori già affermati: “L’ambizione è alta, ma in questo momento voglio solo imparare, crescere e migliorare. Il ruolo di allenatore mi piace tantissimo".

Mi piace la figura dell’allenatore che allena, non quello che gestisce - confida l'ex centrocampista - La mia idea di gioco è quella con tanti giocatori offensivi e tecnici, ma provo sempre ad adattare il modulo in base agli interpreti che ho a disposizione".

Ma come sono i giocatori di oggi rispetto ai giovani di 20 anni fa?  “Le conoscenze sono diverse, la competivitá all’interno delle squadre è diversa rispetto al passato. Prima c’erano più calciatori forti, adesso meno. Il livello di conoscenza calcistica è più basso rispetto ai miei tempi. Oggi arrivano a 18 anni con meno nozioni. I ragazzi preferiscono stare a casa, giocare alla play, stare davanti al computer piuttosto che andare fuori a giocare come facevano noi da bambini o ragazzi. A 18 anni gli devi insegnare un bel po’ di cose. Pero ci sono anche giocatori molto forti”.

Antonio Nocerino e Pato
Antonio Nocerino e PatoProfimedia

Un limite che probabilmente sta condizionando il calcio in Italia in generale, ecco perché, secondo Nocerino, per fare crescere il calcio nel nostro Paese servirebbe un atteggiamento diverso da parte degli allenatori nostrani: “Il problema è avere coraggio di allenarli e buttarli dentro. L’allenatore deve mettersi in condizioni di allenare e pensare alla crescita del giocatore. Spesso i tecnici del settore giovanile pensano a se stessi e non alla crescita dei ragazzi. Personalmente in questo momento la mia priorità è la crescita dei giocatori. Aiutarli a farli debuttare in prima squadra. Questo è l’obiettivo".

Un coraggio, che spesso manca anche negli stessi giovani giocatori:

Voglio soprattutto che si prendano responsabilità. Che rischino la giocata, che dribblino, che abbiano coraggio e personalità - conclude Nocerino -. Oggi è difficile trovare un giocatore che dribbla anche tra i grandi, perché proprio quando sono piccoli noi allenatori chiediamo di giocare due-tre tocchi, di girare la palla. Se per esempio ho l’esterno uno contro uno quello che gli chiedo è di saltare l'uomo. Se non rischiano adesso quando rischiano?”.