Esclusiva - Il derby di Martín Vázquez: "A Torino come a casa, che passione la curva granata"

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Esclusiva - Il derby di Martín Vázquez: "A Torino come a casa, che passione la curva granata"
Martin Vázquez con la maglia del Toro
Martin Vázquez con la maglia del Toro
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Il centrocampista spagnolo ha ricordato per Diretta.it la sua avventura granata ("due anni meravigliosi") sottolineando come in quel momento la Serie A fosse il campionato migliore al mondo "E anche io volevo giocare con i più forti". Sui problemi extra sportivi di Juventus e Barcellona, rivale storico del suo Real Madrid, non ha dubbi: "Se hanno sbagliato devono pagare"

"Madrid è la mia città, è meravigliosa. Ma anche a Torino - e non solo per la città, ma anche per la sua gente - mi sono sentito a casa. Sono stato accolto in maniera fenomenale. Tutto era facile. Sono stati due anni bellissimi". Negli anni in cui Dejan Savicevic si affermò nella Stella Rossa, prima, e nel Milan, poi, come uno dei migliori calciatori al mondo, Rafael Martín Vázquez era il "genio" della Quinta del Buitre e del piccolo grande Torino di Emiliano Mondonico, una squadra entrata nella leggenda del club granata e nel cuore dei suoi tifosi.

Continua a seguire le sorti del Torino?

"Purtroppo non riesco a vedere le partite perché non sempre è possibile, a meno che non siano incontri importanti come il derby. I risultati, però, li guardo e sempre con la speranza di vedere il Toro il più in alto possibile in classifica".

Crede che la squadra di Ivan Juric possa puntare all'Europa?

"Magari! Ma è difficile. Ricordo che qualche anno fa la squadra ci era riuscita ed è stato un peccato essere usciti all'ultimo turno dei preliminari. Mi piacerebbe davvero tanto. In questo momento si trova in una buona posizione di classifica, ma hanno anche un problema di regolarità. Non hanno quella continuità che ti permette di avere opzioni reali di conquistare un piazzamento europeo. Ma in generale la squadra sta andando bene. Ho visto che ha eliminato il Milan in Coppa Italia, sebbene poi siano caduti contro la Fiorentina".

Perché quando andò via dal Real Madrid accettò l'offerta del Toro?

"Perché, sin dal momento in cui l'ho conosciuto, ho avuto un feeling positivo verso il presidente Borsano. Mi piaceva il suo progetto. È vero che in quel momento la squadra non era ancora stata promossa in Serie A, ma tutto quello che mi dissero, la squadra che volevano costruire e la storia del club hanno fatto in modo che mi sentissi sedotto dal progetto. Non era facile per me lasciare il Real e Madrid".

In quel momento, però, la Serie A era il miglior campionato al mondo.

"Anche questa fu una delle ragioni principali che mi indussero ad andar via. Pensai che se volevo giocare con i più forti dovevo trasferirmi in Italia. Le squadre italiane erano le più competitive e gli stranieri più importanti volevano giocare lì. E anche io volevo stare tra i migliori: Maradona, Van Basten, Matthaus, Baggio...".

E mi pare proprio che sia andata bene.

"Ho solo ricordi positivi di quell'esperienza. Due anni meravigliosi sotto tutti gli aspetti. Nonostante la squadra fosse una semplice neopromossa, siamo risuciti a qualificarsi subito per la Coppa Uefa e l'anno successivo oltre a conquistare il terzo posto in campionato, siamo arrivati in finale in Europa".

La famosa finale persa contro l'Ajax. Un peccato...

"Sì, un vero e proprio peccato. Sono due i giorni più tristi della mia carriera: quello in cui il mio Real Madrid è stato eliminato in Olanda dal Psv nelle semifinale della Coppa dei Campioni e quello della finale persa con il Torino perché credo che quella avremmo meritato di vincerla. E, invece, non è stato possibile regalare ai nostri tifosi quella che sarebbe stata una felicità immensa".

Già, la curva granata...

"Ho avuto la fortuna di notare di nuovo addosso quel calore e quell'affetto che aveva sentito da calciatore quando sono tornato nel 2006 per il centenario del club. Hanno sempre dimostrato di volermi bene. Ogni volta che sono tornato a Torino, ma anche quando ho incontrato qualche tifoso o sui social. Mi sono sempre sentito amato da loro. Ho un bellissimo ricordo dei cori, della cura... Era molto speciale giocare in quell'atmosfera. Nonostante il Delle Alpi fosse uno stadio molto grande, la connessione tra i tifosi e la squadra era enorme".

Nel derby vinto 2-0, Casagrande mise la propria firma a referto, ma il grande protagonista fu proprio lei con due azioni travolgenti. La ricorda come una delle partite più speciali della sua carriera?

"Sì, senza dubbio. In quei due anni, delle quattro gare disputate contro la Juventus ne abbiamo vinte due e perse solo una. Il derby di Torino è una di quelle partite che ricorderò sempre per la rivalità che esiste tra le due tifoserie e per ciò che rappresenta per la città. Si vive con molta intensità ed è una di quelle partite speciali che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona e di vincere".

Che ricordi ha dell'atmosfera in città prima e dopo il derby?

"Si viveva con molta intensità sin dalla settimana prima. E dipendendo dal risultato anche nei giorni successivi lo vivevi in un modo o in un altro. La passione dei tifosi che ti vedevano per strada era grande. Vivevo in centro e mi piaceva passeggiare e quando mi riconoscevano mi chiedevano di battere la Juve".

Tanto la Juve, avversario del Toro, come il Barcellona, rivale storico del Real Madrid, sono nell'occhio del ciclone per questioni extra sportive. Cosa sta succedendo al calcio?

"Ci sono delle norme e tutti dobbiamo rispettarle. E se uno non lo fa dev'essere punito. Le regole sono uguali per tutti a prescindere dal nome del club. Se le accuse rivolte al Barça e alla Juve si riveleranno vere dovranno essere sanzionate. E direi la stessa anche se si trattasse del Real Madrid".