Angel Di María, il figlio del "carbonero" che ha conquistato il mondo

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Angel Di María, il figlio del "carbonero" che ha conquistato il mondo
Angel Di María
Angel Di María AFP
La tripletta segnata con la Juventus a Nantes ha riportato sotto le luci dei riflettori uno dei campioni più sottovalutati della storia recente del calcio. Un giocatore capace di essere decisivo come pochi altri nelle finali. Le ambizioni di rimonta bianconere devono necessariamente cominciare da lui.

Avere 35 anni e non sentirli. Anzi, averli e far sentire inadeguati chi ne ha 10 o anche 15 in meno. Nonostante abbia vinto tutto - e sempre da protagonista assoluto - Angel Di María è uno dei calciatori più sottovalutati della storia recente del pallone. Il suo carattere bizzoso non gli ha permesso di andare d'accordo con tutti, ma ad altri giocatori meno forti di lui sono stati concessi molte più lussi di quelli che avrebbe meritato il crack rosarino.

E non sarebbe davvero possibile capire la fantastica evoluzione del Fideo senza partire dalla sua città e dal Rosario Central, squadra del cuore di Ernesto Che Guevara. Galeotto il primo golazo della sua carriera, quello che segnò dalla bandierina del calcio d'angolo proprio al club canalla ad appena sei anni.

E dire che sua madre lo aveva portato a giocare a calcio soltanto su consiglio del suo pediatra che gli fece capire che i campi di pallone avrebbero potuto essere un ottimo sfogo per un bimbo che soffriva di iperattività. Tra un allenamento e una partita, Angelito aiutava papà Miguel - calciatore frustrato a causa di un infortunio - a riempire i sacchi di carbone che poi avrebbe venduto porta a porta.

Il grande salto in Europa arrivò a 19 anni, quando il Benfica, un club che di talenti se ne intende, decise di scommettere su di lui. Il resto è storia. Dopo due stagioni e mezza al Da Luz, Florentino Pérez lo regala a José Mourinho. Eppure sarà solo con Carlo Ancelotti in panchina che il Fideo scriverà la storia del Real Madrid, conquistando la tanto desiderata Décima Coppa dei campioni del club merengue. Trionfo ottenuto proprio al Da Luz.

Subito dopo quell'incontro, quando fu chiesto a Carletto che calciatore desiderasse per la stagione successiva, il tecnico emiliano si limitò a dire: "L'importante è non vendere Xabi Alonso e Angel Di María". Ancelotti aveva capito che la società aveva idee diverse e fece un ultimo, disperato tentativo per non perdere di colpo due dei tre pilastri del proprio centrocampo. La relazione del Fideo con il Bernabéu, tuttavia, non era delle migliori. Ed è anche per questa ragione che il suo addio fu incassato senza eccessivi drammi dalla tifoseria blanca.

L'esperienza al Manchester United fu nefasta. Di María non riuscì a entrare nelle grazie di Louis Van Gaal, esattamente come l'allenatore olandese nelle sue: "Mi dispiace che abbia detto che sono stato il peggior allenatore della sua carriera, perché è un gran calciatore", ha sottolineato l'ex commissario tecnico dell'Olanda prima della sfida contro l'Argentina valida per i quarti di finale del Mondiale in Qatar.

L'avventura a Parigi gli è, invece, servita soprattutto per ingrossare la propria bacheca di titoli. Tutti nazionali, però, perché l'unica finale della massima competizione continentale disputata con la maglia del Paris Saint Germain, Di Maria l'ha persa contro il Bayern Monaco nel 2020, l'anno della Champions stravolta dal Covid.

Eppure, il Fideo nelle finali è sempre stato decisivo. Lo è stato a Doha lo scorso mese di dicembre, così come lo era stato al Maracanà un anno prima, quando una sua rete alla Seleçao regalò all'Albiceleste la Copa América disputata in Brasile. Il suo primo gol importante con la maglia della nazionale argentina, però, arrivò a Pechino nel 2008 nella finale delle Olimpiadi. Un vero e proprio golazo che gli valse la medaglia d'oro.

Ed è per tutte queste ragioni che la splendida tripletta rifilata, ieri al Nantes, dovrebbe sorprendere soltanto fino a un certo punto. Nonostante sia arrivato a Torino tra i mugugni di chi lo definiva "un giocatore finito" e abbia concentrato i propri sforzi, durante la prima parte della stagione, per arrivare in forma al Mondiale, senza i gol, la classe e la voglia di continuare a stupire di Di María, la Juventus difficilmente riuscirà a centrare i propri obiettivi stagional.