Champions League, il "Perché no?" del Napoli per sognare il doblete e diventare leggenda

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Champions League, il "Perché no?" del Napoli per sognare il doblete e diventare leggenda
Victor Osimhen in azione contro il Liverpool
Victor Osimhen in azione contro il Liverpool
AFP
Riportare lo scudetto a Napoli, oltre 30 anni dopo l'ultima volta, sarebbe storico. Arrivare fino in fondo in Champions League, leggendario. Ma perché non provarci? Osi e Kvara possono spingersi dove nemmeno Diego avrebbe mai sognato di farlo.

Un passo alla volta. Come direbbe Diego Pablo Simeone "partido a partido". Luciano Spalletti non avrà di certo bisogno di guardare in faccia Gio per ricordare, prima di tutto a sé stesso, che la prima regola, anche per la prima della classe, continua a essere quella di mantenere i piedi ben ancorati a terra e evitare voli pindarici. In ogni modo, qualora dovesse dimenticarsene, siamo sicuri che il Cholito lo richiamerebbe all'ordine.

Da quando il distacco in campionato non solo ha superato la doppia cifra, ma ha addirittura sfiorato anche quota 20 punti, anche la parte meno scaramantica della tifoseria napoletana ha deciso di non nascondersi più e di parlare a viso aperto del terzo scudetto. E, del resto, come ha sottolineato lo stesso Zambo Anguissa in dichiarazioni a BeIn Sport "non vincerlo sarebbe un fallimento".

Parole del genere, fino a poco tempo fa, sarebbero state incassate come un pugno in pancia da chi preferisce, sempre e comunque, aspettare l'aritmetica prima di andar in giro sbandierando un titolo che non si è ancora sicuri di vincere. Eppure, anche i più pessimisti sono oramai convinti che si tratti solo di una questione di tempo.

Luciano Spalletti
AFP

Il ragionamento di Anguissa, tuttavia, diventa importantissimo per capire la nuova dimensione in cui è entrato il Napoli e, assieme alla squadra, Napoli, la città. Per fare il definitivo salto di qualità in campo, infatti, è necessario compierlo, prima, fuori. A livello mentale. La consapevolezza nei propri mezzi non è boria, ma una condizione necessaria (sebbene non sufficiente) per raggiungere i propri obiettivi.

Ed è proprio quello che lo spogliatoio azzurro sembra aver capito. Non c'è bisogno di guardare all'orizzonte, ma nemmeno di perdere tempo a fissare i propri piedi. In questo senso, paradossalmente, il Napoli ha capito dopo la sconfitta contro l'Inter di poter arrivare lontanto. Assicurando che "ancor più del risultato, quello che mi fa più arrabbiare è la prestazione", Spalletti lanciava una vera e propria dichiarazione d'intenti. Un po' come a dire, non ci accontentiamo di vincere la partità, ma vogliamo essere migliori di voi in tutto.

Ed è proprio con questa stessa mentalità vincente - che, ribadiamo, non è boria - che il Napoli dovrà presentarsi a Francoforte per far capire sin da subito le proprie intenzioni all'Eintracht. Gli azzurri devono essere coscienti - e lo sono - che non raggiungeranno mai nessun traguardo tradendo la propria identità, il proprio gioco. Il rispetto per l'avversario, giustamente sottolineato dal tecnico toscano dopo la gara contro il Sassuolo ("è una squadra fortissima"), non può né deve trasformarsi in timore.

Per battere Kolo Muani e compagni e ottenere la prima qualificazione ai quarti di finale della massima competizione europea dell'intera storia del club partenopeo, ci vorrà il coraggio di pensare di poter arrivare dove nemmeno Diego Armando Maradona avrebbe mai sognato di farlo.

Randal Kolo Muani
AFP

Ed è per questa ragione che è giusto, lecito e anche necessario che Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia credano di poter condurre il Napoli non solo al loro terzo titolo in campionato, ma anche fino in fondo in Champions League.

Occasioni come quella attuale non capitano spesso. Gli azzurri hanno dimostrato di essere una squadra a tutto tondo. Completa, con un undici affidabile, a tratti incontenibile, e una panchina lunga e competitiva. Tutto intorno, invece, regna il dubbio. Nessuno tra i top team europei può davvero sentirsi, in questo momento, superiore alla squadra azzurra. Se lo facesse commetterebbe un errore imperdonabile.

In Inghilterra e Spagna, a comandare in classifica sono due squadre che la Champions la guarderanno soltanto in tv. In Francia, il Psg è talmente superiore al resto delle squadre che, nonostante tutti i limiti ostentati, è comunque in vetta alla Ligue 1, ma con appena due punti in più dell'OM. Discorso simile per il Bayern Monaco costretto a condividere il primo posto della Bundesliga con il Borussia Dortmund e l'Union di Berlino.

E poi c'è la variabile impazzita di un mondiale disputato nel bel mezzo della stagione. Non abbiamo punti di riferimento storici per capire come questo potrà influire sulle energie fisiche e mentali dei calciatori più utilizzati quando arriverà il momento decisivo della stagione. Ed è per questo motivo che, pur sognando in grande, sarà fondamentale ragionare "partido a partido" con l'obiettivo di essere lì a verificare in prima persona cosa succederà a primavera inoltrata. E sarà in quel momento che sarà giusto chiedersi: "Perché no?".