Quando il diluvio di Perugia trasformò in incubo il sogno Juve regalando lo scudetto alla Lazio

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Quando il diluvio di Perugia trasformò in incubo il sogno Juve regalando lo scudetto alla Lazio
Collina assieme ai due capitani
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È durante l'intervallo, l'ultimo della stagione, che cambiano definitivamente le sorti di un intero campionato. Su Perugia si abbatte l'acquazzone più famoso della storia del calcio italiano. È il miglior arbitro in circolazione, Pierluigi Collina, a dover decidere se ci sono o meno le condizioni per riprendere la partita. Il resto è storia

Paradossalmente, il più importante precedente tra la Juventus e la Lazio non è un precedente diretto. E già, perché quando tutti pensano alla rivalità tra bianconeri e biancocelesti, la mente vola lontano sia da Torino che da Roma.

Perugia, 14 maggio 2000. Il campionato termina a metà maggio per permettere alla nazionale allenata da Dino Zoff di prepararsi al meglio in vista dell'Europeo che si disputerà un mese più tardi in Belgio e Olanda. Ma questa è un'altra storia.

Torniamo in Umbria. Dopo aver avuto anche un vantaggio in doppia cifra, la Juventus di Carlo Ancelotti si presenta agli ultimi 90 minuti con appena due punti in più della Lazio di Sven Goran Eriksson. Probabilmente la lazio più forte della storia: Verón e Simeone si erano aggiunti in estate a campioni del calibro di Nesta, Bokšić, Salas, Sérgio Conceição, Nedvěd e Mihajlović. Senza dimenticare l'attuale commissario tecnico Roberto Mancini.

Ad attendere al Curi la capolista, c'era il Perugia di Carlo Mazzone che, in settimana, era stato accusato dai laziali di voler regalare lo scudetto alla Juve. La Lazio, invece, riceveva all'Olimpico la visita di una Reggina già salva. Quando cominciano le due gare, il sole è alto in cielo, sia a Roma che a Perugia. Alla fine dei primi 45 minuti, i biancocelesti hanno già archiviato la pratica amaranto, mentre la Juve non era riuscita a scardinare la difesa umbra.

Ed è durante l'intervallo, l'ultimo della stagione, che cambiano definitivamente le sorti di un intero campionato. Su Perugia si abbatte l'acquazzone più famoso della storia del calcio italiano. È il miglior arbitro in circolazione, Pierluigi Collina, a dover decidere se ci sono o meno le condizioni per riprendere la partita.

Passano i minuti. Anche a Roma si aspetta un cenno perché le partite devono necessariamente ricominciare allo stesso momento. O almeno così dovrebbe essere. Prova ne sia che soltanto quando sembra chiaro che il secondo tempo di Perugia si sarebbe disputato il giorno dopo, l'incontro dell'Olimpico ricomincia per chiudersi 45 minuti più tardi con la vittoria della Lazio per 3-0.

E, invece, no. Oltre un'ora dopo l'orario previsto, Collina decide di riportare le due squadre in campo. Si gioca: "Durante il diluvio dissi al designatore: 'sia chiaro che se sospendete questa partita, io non la gioco mai più'", ammise Luciano Gaucci qualche anno dopo. Nei giorni precedenti all'incontro, inoltre, il presidente del Perugia aveva minacciato i propri calciatori: "Gli dissi che se non avessero battuto la Juventus, io sarei dovuto scappare da Roma, ma loro se ne sarebbero andati per 3 mesi in Cina in tournée".

Il capitano degli umbri, Renato Olive confermò la sua versione: "Ricordo che anche l’anno prima eravamo stati arbitri dello scudetto, con quel Perugia-Milan 1-2 che lo consegnò ai rossoneri a discapito della Lazio: fummo sbattuti in Giappone per punizione e non ricevemmo alcun premio salvezza. Insomma non volevamo fare la stessa fine e poi Gaucci ci telefonava ogni giorno, faceva pressioni: diceva che Perugia-Juventus avrebbe cambiato la nostra vita nel bene o nel male. Il campo era davvero impraticabile. Conte diceva che la palla non rimbalzava e aveva ragione, ma al minimo rimbalzo io dicevo: ecco, rimbalza!".

L'allora capitano juventuno, invece, assicurò che lui e suoi comagni capirono "subito che la partita non sarebbe mai stata rinviata per paura che da Roma arrivassero i laziali e scoppiassero disordini. In settimana avevamo ricevuto attacchi durissimi, erano tutti contro di noi".

Dalla sua, Luciano Moggi accusò Collina di aver subito pressioni: "La verità è che la Juve avrebbe dovuto andarsene, invece siamo rimasti lì alla mercè di chi decideva e quando siamo scesi in campo non c’eravamo più. Collina? Sicuramente parlò al telefono con qualcuno: di chi si trattasse, non lo sapremo mai. Dico solo che da regolamento la sospensione non può durare più di 45 minuti: Collina invece aspettò quasi il doppio".

Ebbene, 70 minuti dopo il diluvio, la gara ricominciò e finì con un unico gol a referto, quello segnato da Alessandro Calori, difensore centrale del Perugia che affossò le ambizioni della Juve, consegnò il titolo alla Lazio e riempì d'orgoglio Carlo Mazzone che calò il sipario sulla stagione 1999-2000, con una frase entrata nella storia del pallone nostrano: "Ci è voluto un romanista per farvi vincere uno scudetto".