Roma-Juventus, la partita delle polemiche: da Turone a Mourinho

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Roma-Juventus, la partita delle polemiche: da Turone a Mourinho
Il gol di Turone
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Molto più di una semplice partita di calcio. Alcune di quelle tra giallorossi e bianconeri sono tra le sfide che di più hanno segnato la storia del calcio italiano. Soprattutto per le polemiche che ne sono scaturite e mai dimenticate. A tal punto che una di queste, di oltre 40 anni fa, è ancora talmente attuale da aver ispirato un film uscito lo scorso autunno: 'Er gol de Turone era bono'

Quella tra Roma e Juventus non potrà mai più essere una partita qualunque. Troppi i precedenti polemici entrati, oramai di diritto, nella storia del campionato italiano. E dire che fino agli anni '80, pur non essendo simpaticissimi gli uni agli altri, le sfide più famose tra giallorossi e bianconeri avevano a che vedere solo con il risultato finale.

Come la manita rifilata alla Juve dalla Roma il 15 marzo del 1931 che ispirò un film che, sin dal titolo, lasciava ben poco all'immaginazione: Cinque a zero. L'anno dopo, però, a festeggiare furono i tifosi bianconeri dopo il 7-1 scaricato dalla propria squadra ai capitolini. Probabilmente, la prima polemica risale al 20 maggio del 1973, ma non riguarda la rivalità tra le due squadre, ma quella tra i giallorossi e la Lazio.

Correva l'ultima giornata del campionato '72-'73 e, secondo i tifosi biancocelesti, piuttosto che rischiare di far vincere lo scudetto all'odiato rivale cittadino, la Roma si fece battere in rimonta dalla Juve, scegliendo il mal minore. A segnare il gol che diede il titolo ai bianconeri fu, nei minuti finali, Antonellu Cuccureddu.

Er gol de Turone era bono

A quasi 90 anni di distanza dall'uscita nelle sale di Cinque a zero, un'altra sfida tra Roma e Juventus, probabilmente la più famosa e polemica in assoluto, è finita sul grande schermo. Così grande l'amarezza per quanto successo il 10 maggio 1981 che i tifosi romanisti per farci un film ci hanno messo ben 41 anni. È stato presentato, infatti, soltanto lo scorso autunno, al Festival del Cinema di Roma, Er gol de Turone era bono. Un titolo che non ha di certo bisogno di ulteriori spiegazioni sulla trama.

Qualcuno la ha definita "la partita dei 10 centimetri", qualcun altro parla ancora dei "dieci centimetri più lunghi della storia del calcio". Fatto sta che l'arbitro Paolo Bergamo su segnalazione del suo assistente, il fido Giuliano Sancini, annullò il gol di Maurizio Turone che avrebbe regalato alla Roma uno scudetto che, invece, finì sul petto della maglia della Juve.

"Fu l’incontro più difficile della mia carriera di arbitro, ma non per via del gol annullato a Turone - ha ricordato in più di un'occasione di Bergamo - . Quel faccia a faccia tra Juve e Roma fu durissimo, tensione enorme, contrasti feroci. Convalidai la rete, per me era regolare, ma mi accorsi che Sancini aveva la bandierina alzata. Innestai la retromarcia e annullai, non potevo fare altro. Sui fuorigioco il guardalinee è l’unico in grado di giudicare al meglio perché è in linea con la palla. Sancini era bravo, mi spiace che abbia sofferto a causa di questa storia. Insulti, minacce".

Sancini, però, non ha mai avuto dubbi e ancora di recente ha confermato la validità della propria decisione: "Ho visto e rivisto quell’azione in tv e non ho dubbi, fuorigioco certo, il gol era da annullare".

Nella prima metà degli anni Ottanta la rivalità tra Juventus e Roma era molto spesso sinonimo di lotta per il tricolore. I giallorossi si rifecero nel 1983, vincendo il secondo scudetto proprio davanti ai bianconeri che, però, si imposero tre anni più tardi quando la squadra allenata allenata da Sven Goran Eriksson fu protagonista di un clamoroso harakiri in casa contro il Lecce.

Pluto e il guardalinee

Tornando alle polemiche, anche quella del 15 gennaio 1995 ha per protagonista un calciatore della Roma e un guardalinee. In quel caso, però, non si trattò di un fuorigioco dubbio, bensì della rimessa laterale di Aldair dalla quale scaturì il gol di Fabrizio Ravanelli, il primo della Juve che poi vinse l'incontro 3-0. Ebbene, subito dopo aver rimesso il pallone in gioco, Pluto si voltò verso l'assistente dell'arbitro Loris Stafoggia che, proprio in quel momento, maldestramente, gli era passato dietro, toccandolo e provocandone l'errore. Il direttore di gara, però, nonostante le furiose proteste dei giallorossi non se ne accorse e non cambiò idea e, dalla sua, il guardalinee, Tullio Manfredini, non ebbe il coraggio di assumersi le proprie responsabilità.

Nakata l'extracomunitario

A lamentarsi il 6 maggio 2001 fu, invece, la Juventus. In realtà l'unico ad alzare la voce fu Luciano Moggi ("ci hanno rubato uno scudetto"). E già, perché, a differenza del controverso ex dirigente bianconero, l'allora tecnico dei torinesi, Carlo Ancelotti, la prese con sportività e, a chi gli chiese se la nuova regola sugli extracomunitari avesse danneggiato la sua squadra, assicurò di "no": "La regola è giusta, sebbene intempestiva".

A provocare l'indignazione del popolo bianconero fu, così, la nuova norma federale che aveva cancellato il limite dei tre extracomunitari tra campo e panchina. Ebbene la Juventus quella partita la stava vincendo 2-0, prima che a dieci minuti dal termine, Fabio Capello decidesse di sfruttare la nuova norma buttando dentro Hidetoshi Nakata che trascinò i giallorossi al pareggio, frustrando le ambizioni di rimonta in classifica della Juve e regalando il tricolore alla Roma.

Quattro e a casa

L'8 febbraio 2004 in gioco non c'era il titolo di Campione d'Italia. Eppure il gesto "quattro e a casa" di Francesco Totti fece infuriare non solo i tifosi, ma gli stessi calciatori bianconeri che erano in campo. Qualche anno dopo, il capitano della Roma spiegò ad Alessandro Del Piero che la sua provocazione era rivolta all'attuale tecnico dell'OM, Igor Tudor, che, poco prima, gli aveva rifilato una gomitata.

Mou e l'area più grande del mondo

A riavvivare la fiamma delle grandi polemiche tra Roma e Juventus è stato l'arrivo nella capitale di José Mourinho, nemico pubblico numero uno del club bianconero e dei suoi tifosi sin dai tempi dell'Inter. Celebre la sua frase sull'area di rigore di "25 metri" in occasione di un penalty fischiato ai bianconeri contro l'Inter in Coppa Italia: "Una vergogna, è il calcio che chiede quel rigore, non l'Inter. Basta, basta, basta! Si è giocato a pallamano. Non capisco perché nel calcio italiano dobbiamo fare tutti come quell'animale di cui non so dire il nome che mette la testa sotto terra. O c'è coerenza o non c'è coerenza. Però di aree di 25 metri ce n'è solo una in Italia".

Lo specialone si ricordò della Juve anche quando tornò sulla panchina del Chelsea (2014). Commentando la retrocession dei bianconeri dalla Champions all'Europa League, Mou non si fece, infatti, problemi a affermare che "se la Juve dovesse vincere l'Europa League non sarebbe un vero successo perché è stata costruita per vincere la Champions".

Più recenti (2018), invece, le tre dita tirate fuori, mentre era alla guida del Manchester United, per ricordare il Triplete vinto con l'Inter ai tifosi bianconeri che, dalla loro, lo avevano insultato durante tutta la gara. Tutti episodi che rendono ancora più polemica l'espulsione rimediata contro la Cremonese e sulla quale il tecnico lusitano è entrato a gamba tesa: "Non voglio entrare nella cosa che lui è di Torino, ma la prossima giochiamo con la Juve e mi voleva fuori". E meno male che non voleva entrare...