L'abbraccio tra Di Lorenzo e Spalletti, il connubio più emblematico del Napoli campione

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L'abbraccio tra Di Lorenzo e Spalletti, il connubio più emblematico del Napoli campione
Luciano Spalletti
Luciano SpallettiAFP
Il capitano del Napoli che cerca il tecnico dopo il suo gol da cineteca racconta un'intesa straordinaria che, vada come vada, ha fatto storia al Maradona

Un terzino destro tuttofare che disegna un arcobaleno in un cielo grigio e nuvoloso. E per giunta con il piede meno abile. Quel terzino è Giovanni Di Lorenzo, capitano e simbolo di un Napoli che non sazio per il titolo di campione vinto torna a dar prova della sua solerzia offensiva, battendo l'Inter per 3-1, alla ricerca del record di punti in campionato, distante due vittorie. Il gol del momentaneo 2-1 realizzato da un protagonista poco vistoso ma estremamente decisivo ha poi scatenato l'episodio più simbolico della domenica del Maradona: la corsa del capitano in panchina ad abbracciare Luciano Spalletti.

Una manifestazione di affetto emblematica tra il capitano e il demiurgo della squadra, due toscani veri che hanno fatto un patto per scrivere la storia. Il primo in campo, dove era il braccio destro del generale, e il secondo dalla panchina, luogo dal quale ha plasmato la storia di un campionato sorprendente. Lo è andato a cercare con la passione di chi non è stato appagato dalla vittoria del campionato, Di Lorenzo, lui che sei anni fa vagava per i meandri della Serie C mentre l'allenatore suo conterraneo cercava riscatto in un'Inter lontana dagli illustri parametri quotidiani.

Futuro e presente

"Il mister è importantissimo per me, per noi, per la squadra. Mi piace esultare con i miei compagni anche con la panchina, questa era la dedica". Queste le parole del capitano azzurro, che dopo aver realizzato uno splendido gol col mancino ha voluto prima di tutto festeggiare con chi a inizio stagione l'ha scelto come rappresentante principale della squadra. Dopo l'addio di Insigne, Mertens e Koulibaly, figure storiche dello spogliatoio, è toccato a un umile laterale difensivo con un'enorme gavetta in provincia essere il leader di una squadra che è arrivata a un trionfo storico. Lontano dall'archetipo del fenomeno come lo era stato Diego Maradona nelle due vittorie precedenti, Di Lorenzo si è calato nella parte con l'umiltà di chi, dentro di sé, sa di poter risultare decisivo.

In quell'abbraccio, tuttavia, c'è anche un po' di malinconia per un rapporto che sembra ormai essere finito tra l'allenatore e la squadra con la quale ha vinto il suo unico Scudetto in Italia. Un rapporto strepitosamente intenso, nel quale tecnico e club hanno trovato la gioia della vita. Una gioia, però, che da quanto sembra non è destinata a essere condivisa a lungo tra i due amanti fugaci. Il segnale di amore lanciato dal capitano, che invece vuole restare eccome a difendere la maglia sulla quale si poggerà il tricolore, è anche quello di addio a un allenatore che lo ha reso uno dei migliori interpreti nel suo ruolo al giorno d'oggi. Cinque reti e sei assist in 46 partite nella stagione attuale. La conferma statistica della centralità di Di Lorenzo nel Napoli campione.

Storia

Qualsiasi sia la scelta di Spalletti, che pare ormai orientato a lasciare Castelvolturno per prendersi un anno sabbatico, la stagione che si sta per concludere è stata storica sia per lui sia per il Napoli, e ovviamente per il suo capitano. L'abbraccio tra i due è stato il suggello di un'intesa accattivante, quasi impossibile per quanto perfetta è apparsa. Di Lorenzo è stato l'esecutore delle scelte di Spalletti in campo, fungendo inoltra da terzino, interno di centrocampo e in alcune occasioni anche da centravanti aggiunto, come dimostrato in occasione del gol a Lecce, dove è andato a colpire di testa nell'area avversaria nonostante  non si trattasse di una giocata da fermo.

Chiunque arrivi sulla panchina del Napoli, quanto realizzato nell'annata che si sta per terminare resta scolpito negli almanacchi di una Serie A che dal 2001 non vedeva imporsi una rappresentante del calcio sita al di sotto del Po. Quel Po che rende persino due toscani come Spalletti e Di Lorenzo più vicini ai sentimenti meridionali, e dunque facilmente inclini ad accettare di essere irretiti dal fascino partenopeo. E il filo rosso, o meglio azzurro, che continuerà a garantire la dedizione più assoluta è un trentenne della provincia di Lucca che ormai è stato adottato da Partenope. Starà a lui indottrinare il prossimo tecnico da capitano di una squadra entrata negli annali. E che, nonostante tutto, proverà a continuare a stupire.