Cominciare bene per finire malissimo. E la presa dell'alibi relativo al pessimo arbitraggio dell'olandese Lindhout nell'esordio contro la Francia è talmente debole da costituire poco più di una scusa da perdenti. Perché, in effetti, l'Italia under 21 eliminata nella fase a gironi dell'ultimo torneo europeo è una squadra perdente in tutto, per un motivo assoluto, la mancanza di concretezza di un gruppo dall'enorme talento.
Nell'estate in cui l'under 20 ha dato grande prova di sé in Argentina, perdendo la finale contro l'Uruguay per 1-0, la squadra che Sandro Tonali avrebbe dovuto trascinare verso obiettivi ambiziosi ha invece clamorosamente toppato, nonostante la presenza di vari giocatori di spicco, primo tra tutti proprio il mediano in procinto di passare dal Milan al Newcastle.
Miraggi
Il miraggio, anzi, i miraggi, sono stati vari, specialmente nelle prime due partite. Perché se lo scontro con la Francia ha visto gli azzurrini spingere sull'acceleratore in varie occasioni, tenendo testa a una squadra dal valore assoluto superiore, come dimostrato nella vittoria senza scrupoli di ieri sulla Svizzera, le potenzialità azzurre si sono poi evaporate nell'incontro con gli elvetici. Un incontro nel quale i miraggi sono stati rappresentati dai tre gol in 45 minuti, dopo i quali la squadra di Paolo Nicolato ha praticamente spento il cervello e quasi del tutto anche le gambe.
Nel secondo tempo contro la Svizzera, infatti, i due gol subiti in meno di dieci minuti hanno spaccato le certezze degli azzurrini, che solo con il cuore hanno evitato una rimonta beffarda che li avrebbe estromessi quasi con certezza dall'europeo solo alla seconda partita. E, invece, il destino è stato ancora più crudele, anche se la colpa non si può certo dare al caso quando contro la Norvegia non si riesce a fare neanche un gol, inoltre tirando solo una volta nello specchio della porta.
Il fallimento dell'Italia è dovuto alla mediocrità di un commissario tecnico che non è riuscito a far elaborare trame di gioco interessanti nonostante disponesse di palleggiatori come Ricci, Rovella e lo stesso Tonali. Ma, ovviamente, l'allenatore non scende in campo e dunque si può assumere solo una parte delle responsabilità del crollo. L'eccessiva arrendevolezza con la quale Tonali e compagni sono scesi in campo dopo l'exploit del primo tempo contro la Svizzera è sintomo di mancanza di carattere e di mentalità vincente.
Peso inglese
Su tutti, proprio il capitano è stato colui che ha risentito maggiormente di fattori esterni. La sua ormai quasi ufficializzata cessione al Newcastle - per la spaventosa cifra di 80 milioni - lo ha destabilizzato in modo evidente. Sia in campo sia nei momenti al di fuori di esso, colui che doveva prendere per mano la squadra sotto ogni aspetto è apparso ovattato e non certo al meglio. La sua classe e la sua esperienza sono state comunque manifeste, ma quel quid in più che si richiede ai leader non è mai arrivato, specialmente nei momenti complicati.
Il peso inglese delle aspettative su di lui e l'amarezza di dover lasciare il suo amato Milan hanno senza dubbio condizionato il rendimento di Tonali, che aveva puntato molte fiche su questo torneo con l'under 21 e si è visto coinvolto suo malgrado in un affare di mercato più grande di lui. Più grande di tutto. Nessuno potrà mai sapere come sarebbero andate le cose se l'uragano proveniente dal Nord dell'Inghilterra non fosse piombato in questo periodo. Ma l'immediatezza di un mercato senza scrupoli ha avuto effetti negativi anche sulla nazionale azzurra stessa, ostaggio di un calcio ormai senza valori e tornata a casa con le pive nel sacco. Meritatamente.
