Simone Fontecchio, il primo violino dell'Italia che ha incantato la Serbia

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Simone Fontecchio, il primo violino dell'Italia che ha incantato la Serbia
Si chiama Simone Fontecchio ma si legge Dirk Nowitzki, ed è l'eroe azzurro
Si chiama Simone Fontecchio ma si legge Dirk Nowitzki, ed è l'eroe azzurroProfimedia
Dopo una stagione con poche presenze in NBA e un Mondiale in chiaroscuro, il pescarese ha preso l'Italia per mano e l'ha trascinata a una storica vittoria contro la Serbia

La carriera di Simone Fontecchio non sarà mai paragonabile a quella di Dirk Nowitzki. Ma il suo modo di giocare, di attaccare il canestro e cadere all'indietro infilando il pallone nella retina lo sono eccome. Il classe 1995 nato a Pescara, attualmente agli Utah Jazz, ha dato oggi una dimostrazione di onnipotenza assoluta nel modo di attaccare il cesto avversario. Una prova sontuosa nel momento del bisogno, di quelle che sono i campioni scafati e senza paura possono firmare.

Un uomo solo

Il trionfo dell'Italia sulla Serbia al primo match del secondo turno dei Mondiali di basket porta proprio la griffe del pescarese, il cui talento non era ancora apparso in tutta la sua brillantezza fino a stamani, quando gli azzurri hanno dovuto affrontare una delle realtà più solide della pallacanestro mondiale. Protagonista di un ottimo inizio con una tripla realizzata con leggerezza, l'ala pescarese aveva subito fatto intendere che quella contro i balcanici sarebbe potuta essere la sua gara. E così è stato. Ma, come tutti i grandi campioni, Fontecchio ha atteso il momento giusto, come quei fondisti che aspettano la parte finale della gara per usare tutta la loro energia.

In un secondo quarto piuttosto equilibrato, ha iniziato a dare del tu al pallone e anche al canestro avversario, e quando non riusciva a puntarlo come voleva scaricava assist strepitosi, su tutti uno dalla linea di fondo in caduta per Nicolò Melli. Era lui l'assolo più bello di un match nel quale i suoi arresti e tiri hanno ricordato proprio quelli del tedesco che ha fatto la fortuna dei Dallas Mavericks.

Responsabilità

Fontecchio, che a Utah ha svolto una prima stagione in silenzio, ha tirato fuori gli artigli della responsabilità quando l'Italia è stata messa sotto di ben 16 punti. Eravamo quasi a metà del terzo quarto e tutto sembrava finito. Ma lui, che la palla la sa trattare benissimo, ha preso a giocare con un naturalissimo egoismo, di quelli positivi. Conscio del fatto che i compagni fossero in bambola, il più grande talento azzurro ha forzato tiri su tiri, segnandoli quasi tutti e facendosi trovare pronto anche in rimbalzo. Alternando lay-up, appoggi e tiri in pose plastiche, l'abruzzese ha rimesso nel serbatoio italiano il propellente infuocato di chi ci crede davvero.

Se la barca azzurra non è affondata, lo si deve soprattutto a lui, capace di disputare 33 minuti e 23 secondi di gioco, che lo hanno reso il giocatore più utilizzato in tutto il match. Tutti ad altissimo livello. Coach Pozzecco, che ha visto nei suoi occhi l'istinto di sopravvivenza di chi non vuole cedere, lo ha tenuto in campo a prescindere da tutto, esaltandone la capacità di fare la differenza quando davvero conta.

MVP

Líder máximo di una squadra che ha sempre dimostrato di essere gruppo ma che ha in lui la prima luce, Fontecchio è stato portante nel quarto decisivo, quello finale, dove Pozzecco lo ha isolato per dargli la possibilità di esprimersi al meglio. Perché aveva compreso di dover spingere l'acceleratore da quel lato. Era l'assolo finale di un magnifico solista che viveva la sua grande notte mondiale, a 28 anni. 

30 punti, sette rimbalzi e tre assist sono i numeri che accompagnano ma non limitano la prestazione maiuscola del pescarese, che si è concesso persino il 'lusso' di schiacciare in faccia ai possenti avversari. Senza dare l'impressione di poterlo fare. Proprio come faceva Dirk, dinoccolato tedesco approdato per caso a Dallas, dove ha scritto la storia. A Simone, adesso, toccherà continuare a trascinare l'Italia, la cui orchestra è andata in crescendo proprio grazie alle note dolci e veloci di un violino finalmente pulitissimo. E che ha ammaliato i balcanici fino a incantarli. Per poi stordirli.