Avere dalla propria parte campioni del calibro di Jayson Tatum, LeBron James e Stephen Curry non garantisce la vittoria, ma aiuta. Eccome se aiuta. Basta chiederlo ai loro allenatori e compagni di squadra, consapevoli di sapere esattamente a chi affidare la palla quando comincia a scottare.
Nella vittoria dei Celtics contro Charlotte, vera e propria esibizione di Tatum che era tornato in panchina con 48 punti prima di accorgersene e tornare in campo per segnare, a 38 secondi dalla fine, la tripla che gli ha permesso di superare quota 50.
A Houston, invece, dopo aver superato contro Philadelphia la soglia dei 38 mila punti in carriera, LeBron confirma di essere on fire, segnandone altri 48 che servono ai Lakers per battere i Rockets in Texas.
La risposta di Stephen Curry è arrivata, sottoforma di 41 punti, a San Francisco, dove i Warriors non hanno avuto grossi problemi a superare Washington in quella che coach Steve Kerr ha definito "una vittoria importantissima. Perché quando sei .500, tutte le vittorie lo sono".
Per il resto, decima vittoria consecutiva di Memphis, che si è affidato al solito Ja Morant (29 punti) per stendere Phoenix, e trionfo anche per i Bucks di Milwaukee, a Indianapolis, nonostante per la terza gara consecutiva siano stati costretti a far a meno di Giannis Antetokounmpo. Nemmeno un minuto, invece, per Simone Fontecchio nella vittoria di Utah sui Wolves.