Kvaratskhelia al New York Times: "Un sogno arrivare a Napoli, la libertà è la mia firma"

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

Kvaratskhelia al New York Times: "Un sogno arrivare a Napoli, la libertà è la mia firma"

Khvicha Kvaratskhelia
Khvicha KvaratskheliaAFP
Il georgiano, intervistato dal celebre quotidiano statunitense, parla del suo arrivo sul Golfo e di come Spalletti lo ha fatto concentrare per rendere al meglio

Khvicha Kvaratskhelia è stato il match winner del Napoli contro l'Atalanta, regalando ai suoi un gol fondamentale che permetteva alla squadra di Luciano Spalletti di sbloccare una partita rognosissima. Ora che il suo status di grande del campionato italiano sembra sempre meno discutibile, il georgiano è al centro degli sguardi di tutti, club interessati e appassionati di calcio di ogni dove. E nella sua intervista al New York Times, ricorda con molta commozione il suo arrivo sul Golfo l'estate scorsa: “L’inizio è stato così fluido che sembrava un sogno. Ma a un certo punto, all’inizio, ho dovuto ricordare a me stesso che non era un sogno ma la realtà e che dovevo trovare la forza dentro di me per viverlo. Sono grato per ogni gesto di amore e affetto che le persone mi mostrano, per me è anche motivazione e ispirazione. È una responsabilità enorme. Devo dimostrare ogni partita che posso fare come ho promesso".

Il suo modo di giocare, così libero e senza apparenti catalogazioni, lo rende il fenomeno che è. E quella libertà è per lui innegoziabile: "Quella libertà è la mia firma. È qualcosa che riconosco in me stesso. È perché amo quello che faccio. Quando gioco, in un certo senso mi porta via".

Poi, una riflessione sul primo incontro con il suo tecnico, quel Luciano Spalletti che non rinuncia mai al suo estro: "Spalletti? È stata una bella chiacchierata. Mi ha detto cosa avrei dovuto fare per la squadra. Abbiamo parlato molto di concentrarsi sul lavoro difensivo, di far parte del gioco di squadra e dell'importanza dello spirito di squadra. Questo è ciò che è veramente importante per lui: lo spirito".

Infine, la descrizione del suo modo di giocare così peculiare, cercando il giusto mix tra razionalità e improvvisazione: "Giochi con il cuore, con passione, ma giochi anche con il cervello cosciente. È più una cosa consapevole che altro, basata su ciò che hai imparato in allenamento, sugli errori che hai fatto in precedenza, sulle opzioni che ci sono. Il modo in cui gioco è sia cuore che pensiero cosciente. Ma se non usi il cervello, non migliorerai mai. Sento che il mio gioco è stato integrato nel modo in cui le squadre hanno giocato contro di noi".