I romanisti non ce ne vorranno, ma l'eliminazione della Lazio è un vero e proprio peccato. Non si tratta di essere ingordi e di non accontentarsi del sei su sette messo a segno dalle squadre italiane in Europa. Tuttavia, il modo in cui sono usciti i biancocelesti lascia l'amaro in bocca perché la sensazione è che gli uomini di Maurizio Sarri non se la siano giocata come avrebbero potuto e dovuto: "Non siamo ancora pronti", ha assicurato il tecnico toscano alla fine della gara persa, come all'andata, 2-1 contro l'Az.
Di certo, l'assenza di Ciro Immobile non ha giocato a favore dei romani che, però, hanno dato l'impressione di non crederci o, comunque, di non essere disposti a dannarsi l'anima pur di continuare la propria cavalcata in Europa. Un po' quello che succedeva fino a qualche tempo fa, fatta eccezione per la Champions, alle squadre italiane nelle competizioni continentali.
E, invece, lo snobbismo a cui ci avevano abituato è stato spazzato via dal tre su tre messo a segno da Napoli, Inter e Milan in Champions (non succedeva dal 2006 di avere tre squadre tra le migliori otto d'Europa), dalle qualificazioni autorevoli della Roma e della Juventus in Europa League e dall'ennesima goleada in trasferta della Fiorentina, macchiata soltanto dal brutto episodio che ha coinvolto Alessandro Bianco e un "tifoso" (leggi imbecille) del Sivasspor.
Ed è anche e soprattutto per questo cambio di mentalità che è giusto celebrare l'impresa delle italiane in Europa. Tuttavia, è assolutamente vietato montarsi la testa per evitare che un ottimo risultato parziale passi alla storia come tale. E, già, perché il cammino verso la gloria, quella vera, è ancora lungo e nessuno si ricorderà delle sei italiane ai quarti se alla fine della stagione non dovesse arrivare nemmeno uno dei tre trofei.