Una diga insormontabile, quella del Verona sceso in campo al Diego Armando Maradona. Con le giuste motivazioni, la squadra di Zaffaroni è andata ad affrontare in casa sua un Napoli ultimamente molto inceppato e spuntatissimo. E alla fine porta in Veneto un pareggio che sa di vittoria, vista l'abnegazione nella resistenza, durata oltre 90 minuti. L'unico modo per ottenere un punto al Maradona era essere perfetti nelle chiusure degli spazi, e i gialloblu lo sono stati.
La frustrazione di un Napoli che non trova il gol per la seconda partita di seguito è rimbombata per intero nella traversa colpita dal capocannoniere Osimhen all'80esimo, dopo che il nigeriano era entrato in campo per provare a spezzare l'incantesimo di una secchezza offensiva disarmante. Raspadori, infatti, è stato nullo durante tutta la partita, a conferma di una pessima condizione fisica. Ma in generale, è stato il Napoli tutto ad apparire scarico e poco propositivo, nonostante la collocazione tattica degli uomini di Zaffaroni sia stata praticamente da manuale.
Perché il tiro dell'africano, unica conclusione vera dei partenopei, è arrivato dopo un rimpallo, a dimostrazione dell'inconcludenza di una squadra stanca e che sente adesso il peso di chiudere la faccenda. A nulla è servito il ritorno degli ultras allo stadio dopo la riconciliazione con il presidente De Laurentiis. Il turnover ragionato per far rifiatare alcuni, ancora meno. E se nel finale l'ingresso di Kvaratskhelia, oltre a quello di Osimhen, non ha portato a nulla, ci sarà un perché.
Il Verona, che al 90esimo con un clamoroso contropiede ha avuto persino l'opportunità di sfangarla, torna così a casa con un punto di gran morale, mentre il Napoli registra un mezzo passo falso inopportuno tre giorni prima del ritorno dei quarti di finale contro il Milan e otto giorni prima della trasferta a Torino contro una Juventus che sarà motivatissima a dar fastidio a un gruppo che sta zoppicando troppo in questo finale così importante.