Non era semplice arrivare a Roma e riuscire a rendere indolore, praticamente sin da subito, l'addio di José Mourinho. Erano in pochi, pochissimi, a poterci riuscire e, senza dubbio, Daniele De Rossi era uno di questi.
Bravo e fortunato. Le doti dei vincenti. E lui lo che lo è stato da calciatore sta provando a ripetersi anche sulla panchina dell'unica squadra (europea) della sua vita.
DDR è stato bravo a non pomettere nulla che non potesse mantenere. Ed è per questa ragione che, invece di elencare i possibili risultati a cui avrebbe puntato, si è limitato a dire che lavorerà sodo perché è l'unico modo che conosce per raggiungere un obiettivo.
Una condizione necessaria, la fronte sudata, ma non sufficiente. Senza il talento, una solida struttura societaria e un ambiente circostante disposto a remare nella stessa direzione del club, ogni sforzo sarebbe vano.
Ebbene, in poche settimane, De Rossi ha scommesso sul talento della rosa giallorossa, togliendo di mezzo un centrale e provando a trasmettere alla squadra una filofosia propositiva, raccogliendene anche i primi frutti.
Allo stesso tempo, ha ridato una discreta credibilità alla famiglia Friedkin che, come dicevamo, avevano pochissime possibilità di azzeccare la scelta del successore di Mou. E, infine, grazie al suo carisma, è riuscito a controllare, almeno per il momento, gli animi più facinorosi di una tifoseria non proprio facile da gestire. Nemmeno per lui.
E la fortuna? Beh, esordire contro il Verona e disputare le successive due gare contro la Salernitana e il Cagliari - rispettivamente quartultima, ultima e terzultima in classifica - è stato un regalo della dea bendata che gli ha voluto dare un po' di tempo per poter spiegare, quantomeno per sommi capi, ai propri ragazzi cosa vuole da loro, senza lo stress di dover affrontare un big match o la tensione successiva a una sconfitta.
E così, a sua Roma ha fatto filotto, tre vittorie su tre, e ora si presenterà alla super sfida di domani pomeriggio contro l'Inter con l'ambizione di allungare la propria dinamica positiva e la consapevolezza di poterci riuscire, sebbene di fronte ci sarà la capolista che è anche una delle squadre più in forma d'Europa.
Ed è per questa ragione che se è vero che in palio contro i nerazzurri ci sono i soliti tre punti, è altrettanto vero che per DDR si tratta del primo, vero banco di prova. Il primo dei molti che si troverà di fronte e che dovrà sfruttare al meglio per dimostrare di poter essere lui l'allenatore della Roma anche dal 1 luglio in poi.
Per battere la squadra di Simone Inzaghi, per stessa ammissione del tecnico giallorosso, ci vorranno "rispetto, non troppo, e un po' di spavalderia". E un pizzico di fortuna. Ma, per scaramanzia, questo non l'ha detto, altrimenti l'incantesimo potrebbe spezzarsi.