Emilia League: una regione e tre allenatori Champions

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Emilia League: una regione e tre allenatori Champions

Stefano Pioli
Stefano PioliAFP
Tre dei quattro tecnici arrivati in semifinale nella massima competizione continentale per club sono nati in una striscia del bel Paese lunga 116 chilometri: tanto dista Reggiolo (Ancelotti) da Piacenza (Inzaghi) passando, naturalmente, da Parma (Pioli). L'unico nato lontano dalle sponde del Po è il catalano Pep Guardiola

Stefano Pioli - Parma, 20 ottobre 1965

Senza nulla togliere agli altri due corregionali, Stefano Pioli è probabilmente quello che ha più meriti. E già, perché nell'estate del 2021, davvero nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il Milan avrebbe vinto uno scudetto e si sarebbe presentato, sedici anni dopo l'ultima volta, in semifinale di Champions League.

Il suo grande merito è stato quello di aver costruito una squadra nel vero senso della parola, trasformando un manipoli di promesse e buoni propositi in un gruppo di campioni pronti a tutto per il proprio allenatore.

E lo ha fatto con grandissima umiltà, senza alzare mai il tono della voce, nonostante le critiche, in alcuni casi, siano state anche molto dure. Basti pensare allo scorso mese di gennaio quando, dopo l'eliminazione in Coppa Italia contro il Torino, c'era già chi ne chiedeva la testa.

A differenza degli altri due suoi colleghi, Pioli è riuscito a ribaltare i pronostici della vigilia che non solo vedevano il suo Milan sfavorito nella sfida tutta italiana con il Napoli di Luciano Spalletti, ma che qualcuno aveva addirittura definito "vittima sacrificale" sull'altare della capolista di Serie A.

E invece è stato proprio nella sfida di campionato che i rossoneri hanno cominciato la propria rimonta, schiantando gli azzurri al Maradona e mettendo in dubbio l'epilogo di un'eliminatoria che avrebbe dovuto essere senza storia. E con un Maignan e un Leao in queste condizioni potrebbe non essere finita qui.

Simone Inzaghi - Piacenza, 5 aprile 1976

Simone Inzaghi
Simone InzaghiAFP

Se quelle a Pioli sono state molto dure, le critiche ricevute da Simone Inzaghi sono andate oltre la ferocia. La grande differenza tra il piacentino e il parmigiano è che l'Inter arrivava dalla cocente delusione della scorsa campagna quando i nerazzurri "ragalarono" lo scudetto ai rossoneri. Un dato non da poco.

Il campionato perso l'anno scorso pesa e peserà sulle sorti del tecnico interista fino alla fine della stagione. Anche perché in campionato le cose non stanno andando affatto per il verso giusto nemmeno quest'anno. Ed è per questa ragione che la svolta al suo futuro potrebbe darla proprio la campagna europea della sua squadra.

Senza il quarto posto in Serie A, però, è difficile immaginare una sua conferma in caso di eliminazione nel derby di Champions League. Ed è per questa ragione che, a differenza dei suoi due colleghi, Inzaghi è l'unico a non avere in mano il proprio futuro.

Detto questo, la sua bella rivincita se l'è già presa, perché l'Inter non riusciva a entrare tra le quattro migliori squadre del vecchio continente dal 2010, l'anno in cui la squadra allenata da José Mourinho conquistò il Triplete.

In quel caso fu lo Specialone a decidere di andare via. Nel suo, i detrattori (e forse anche qualche dirigente) lo hanno già "esonerato" qualche mese fa. Ed è per questa ragione che, paradossalmente, Inzaghi potrebbe affrontare l'ultima parte di stagione con la leggerezza di chi non ha più nulla da perdere, ma tutto da guadagnare.

Carlo Ancelotti - Reggiolo, 10 giugno 1959

Carlo Ancelotti
Carlo AncelottiAFP

L'unico emiliano a non aver nulla da dimostrare era Carlo Ancelotti. Questo non vuol dire che Carletto non sia stato criticato durante la stagione o che avesse meno voglia di qualificarsi alle semifinali di Champions League dei suoi due colleghi.

La panchina del Real Madrid è la più complicata del pianeta calcio e il primo a esserne cosciente è proprio Carletto che, però, nei giorni scorsi si era voluto togliere un sassolino dalla propria scarpa: "Sì, è vero sono un bravo gestore, ma non solo. La nostra è una squadra lavorata bene".

Sommando le Champions del Real Madrid (14) a quelle del tecnico di Reggiolo (6), sebbene due di queste siano condivise, il totale raggiunge quota 20. Ed è per questa ragione che viene quasi naturale considerare i blancos come i principali favoriti da questo momento in poi.

Eppure, non è stato sempre così e nonostante i merengues fossero i campioni in carica, all'inizio dell'anno, erano in pochi - anche a Madrid! -  a credere in Benzema e compagni. Critiche acuite dopo aver perso in malo modo la Supercoppa di Spagna contro il Barcellona ed essersi irrimediabilmente allontanati dalla capolista blaugrana in campionato.

Ma è stato proprio nel momento più difficile che Ancelotti ha avuto il grande merito di convincere i suoi ragazzi che sarebbero potuti arrivare in fondo alla massima competizione europea anche quest'anno. Il suo ruolino di marcia in Europa sulla panchina della Casa blanca è impressioante: quattro semifinali Champions in quattro stagioni.