Due anni fa lo avevamo lasciato con il broncio. Invece ieri notte è andato a dormire col sorriso, sempre se è riuscito a prendere sonno. Rodrigo Hernandez Cascante, per tutti Rodri, ha griffato la prima vittoria in Champions League del Manchester City con un gol inaspettato che è anche una rivincita personale.
Lui che non era sceso in campo nella precedente finale giocata dai Citizens e persa amaramente contro il Chelsea due anni fa a Porto ha pescato la carta vincente della notte di Istanbul. Una carta che ha saputo calare poi subito quando ha visto l'occasione giusta, entrando a rimorchio dopo un inserimento di Bernardo Silva ribattuto da un encomiabile Acerbi, che fino a quel momento aveva annullato Haaland.
Zampino
"Avevo fatto un primo tempo orribile", ha detto lo stesso Rodri ai media dopo la partita. Il suo gol, dunque, suona a redenzione totale. Perché non solo regala al City la prima Champions della sua storia ma chiude il cerchio di un treble nel quale la presenza del mediano iberico è stata fondamentale. Diligente al massimo nella ripartizione del pallone, ieri notte l'ex Atletico è stato ben contrastato dai mediani di Simone Inzaghi, che gli hanno concesso pochissimi corridoi abili.
Poi, l'affondo da trequartista in grado di seguire l'azione e deciderla. Il gol della vittoria è un compendio di posizionamento del corpo e del movimento del piede, perché da lì occorreva solo piazzarla, sebbene non fosse così semplice come si possa pensare. E invece il madrileno l'ha appoggiata centralmente, perché l'angolo di tiro era già ottimale. Un minimo sforzo per ottenere un risultato straordinario. E spaccare il forziere nerazzurro, fino a quel momento inespugnabile.
Metronomo incisivo
Più simile a un geometra come Busquets che a un fromboliere come Yayá Touré, tanto per citare due che hanno fatto la storia di Barcellona e City, colui che ha regalato a Pep Guardiola la terza Champions della sua storia, la prima senza Messi in squadra, ha culminato una stagione nella quale è stato il faro del gioco dei Citizens, senza mai nascondersi. E ieri ha siglato un gol storico, il secondo della sua stagione europea dopo la splendida esecuzione balistica contro il Bayern Monaco ai quarti di finale.
Se in campionato ha messo a segno due reti e sei assist, nella competizione europea l'iberico si è dedicato prevalentemente a dettare i tempi in mezzo al campo, dando la fluidità adatta al gioco del City e permettendosi il lusso di calciare al momento che riteneva adeguato. E che momenti ha scelto Rodri, uno che è spesso stato accusato di un gioco troppo ordinato e poco rischioso. Quando non c'è stato da tentennare, invece, lui ha compiuto il suo dovere.
E se adesso la Champions è nella Manchester celeste, il merito è prevalentemente di un ragazzo messo in panchina due anni fa e che ieri sera ha invece lasciato la sua firma storica. Una firma da campione.