Champions League, Guardiola alla ricerca di una coppa che oggi non può proprio perdere

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Champions League, Guardiola alla ricerca di una coppa che oggi non può proprio perdere
Pep Guardiola
Pep Guardiola AFP
Dopo il suo addio dal Barcellona nell'estate del 2012, Pep non è più riuscito a trionfare nel torneo più esigente del mondo. E, sebbene la sua unicità come allenatore non dipenda dai titoli, stavolta non può lasciarsela sfuggire

"Ai generali bravi preferisco quelli fortunati". Questa storica frase venuta fuori dalle labbra di Napoleone Bonaparte riassume brevemente quanto per vincere il talento non basti. E di talento Pep Guardiola ne possiede in abbondanza, lui che da calciatore era già stratega, sia in campo da braccio destro di Johan Cruyff sia quando veniva sostituito e dalla panchina si sbracciava come un ossesso.

Il suo accesso alla quarta finale di Champions League della sua carriera, la seconda al comando del Manchester City, ha confermato quanto nell'Europa che conta le sue abilità siano cruciali per andare al di là anche di uno scoglio come il Real Madrid, la più grande di sempre nel continente.

Le statistiche di Manchester City-Real Madrid
Le statistiche di Manchester City-Real MadridStats Perform

Elegante superiorità

Tornato nuovamente a vestire elegante, per l'occasione in abito da sera, già all'andata il tecnico catalano aveva dato l'impressione di essere pronto a delle notti di gala. Quelle che lo hanno visto protagonista con il suo Barcellona, che al giorno d'oggi resta la sua creatura più bella e divertente di sempre, vuoi per l'irruzione del suo metodo vuoi per gli interpreti a disposizione.

Il City di oggi, tuttavia, vive della classe di De Bruyne, dell'effervescenza di Grealish, dei ricambi di Bernardo Silva e della potenza di Haaland, senza dimenticare la solidità di una difesa che ha messo in ridicolo gente come Benzema e Vinicius. Sembra una macchina perfetta quella della Manchester celeste, una macchina alla quale è stato aggiunto l'alettone norvegese che permette di aumentare le prestazioni quando desiderato, nonostante a volte non ce ne sia bisogno, come ieri sera.

Una macchina perfetta che, arrivata alla finale di Istanbul contro l'Inter, ha paradossalmente una responsabilità enorme sulle proprie spalle. Come se fosse Atlante a reggere la volta celeste. Perché una creatura così possente può venire schiacciata solo dal peso delle sue enormi responsabilità.

Tutto da perdere

Il Manchester City in festa
Il Manchester City in festaAFP

Checché ne dicano i filosofi più apprezzati del calcio come Menotti o Bielsa, tutti esteti che nella vittoria vedono più un mezzo che un fine, il trionfo è la miglior ricompensa in ogni ambito. Perché i risultati sono la cartina di tornasole del lavoro che c'è dietro. Un lavoro che, seppur a livello estetico paga sempre, necessita del ritorno dell'effettività. 

Nel 2021, alla sua prima finale di sempre, il City fu surclassato tatticamente dal Chelsea. Era la prima finale di Pep dopo l'addio al Barcellona, e si notò una certa ansia da prestazione. In quell'occasione, inoltre, mancava un fromboliere come Haaland e il divario tra le due era inferiore rispetto alla voragine che oggi esiste tra britannici e nerazzurri.

Per questo, nella finale di Istanbul del 10 giugno Guardiola avrà tutto da perdere contro Simone Inzaghi, un tecnico che tra l'altro ha dato prova in Europa di grande sagacia e soprattutto di sapersi adattare agli avversari, specialmente quando più forti della sua Inter. Motivo per il quale il buon Pep, che va alla ricerca della sua terza Champions dopo 12 anni, oltre a fare la solita pretattica retorica dovrà inculcare nei suoi il rispetto giusto nei confronti dell'avversario.