Un numero 9 classico e con tutti i crismi. Quando, a marzo, Mateo Retegui fu pescato da Roberto Mancini dal Tigre, in molti storsero il naso. Nonostante la chiara mancanza di un centravanti d'area di rigore di un certo livelli tra i giocatori italiani, i più pensarono che non fosse il caso di andare a scommettere su un calciatore che militava in una squadra non di punta del calcio argentino.
Due gol in due partite, il primo dei quali contro l'Inghilterra al Diego Armando Maradona, uno stadio non casuale, fecero capire subito che si era valutato troppo in fretta - e con estremi pregiudizi - il nativo di San Fernando, un 24enne che non era riuscito ancora a spiccare in patria, dove però era chiuso da Lautaro Martinez, Julian Alvarez e tanti altri.
Presenza
Oggi, invece, Retegui è l'ariete di un Genoa che ha creduto tantissimo su di lui e che sta trascinando a suon di gol, rivestendo un'importanza capitale nel gioco dei rossoblu in quanto affidabile punto di riferimento offensivo. Nonostante non disponga di una tecnica eccelsa, l'italo-argentino è sempre presente in area di rigore, dove sa benissimo come piazzarsi ed è spesso pronto per segnare con un tocco secco, senza mai pensarci su.
Il terzo gol in stagione arrivato ieri sera contro la Roma, infatti, non solo rappresenta un altro exploit contro una realtà sulla carta superiore - dopo quelli contro Lazio e Napoli - ma è frutto della sua abilità nel piazzamento e della sua velocità nel concludere senza stoppare il pallone, puntando dritto all'obiettivo forte, ossia il fondo della rete.
Come Gila
Voluto fortemente dal tecnico Alberto Gilardino, il classe 1999 si è confermato come una vera e propria reincarnazione del suo attuale allenatore. Centravanti d'area dotato di un buon fisico ma soprattutto di un feroce istinto da goleador, Retegui è una continuazione quasi naturale con il suo tecnico, che da calciatore ha realizzato gol in ogni palcoscenico, diventando anche campione del mondo nel 2006.
“Lavoriamo dopo gli allenamenti, con lui e con gli altri attaccanti. Gli chiedo di saper giocare spalle alla porta e su palla laterale: sono tutte situazioni su cui lavoriamo quotidianamente. Il ragazzo ha voglia di migliorare e ci auguriamo che continui così”, ha analizzato lo stesso allenatore del Genoa, consapevole che su di lui può puntare tantissimo per puntare a ottenere quanto prima l'obiettivo salvezza. Sulle ali dell'entusiasmo di un argentino sbarcato al porto dal quale sono partiti i suoi antenati decenni fa, e protagonista di un emblematico viaggio iniziatico - al contrario - verso il calcio che conta. Sulle orme dei suoi familiari ma anche di chi lo guida dalla panchina.