ESCLUSIVA, Felipe Melo: "Sono grato alla Juve ma domenica tiferò Viola"

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ESCLUSIVA, Felipe Melo: "Sono grato alla Juve ma domenica tiferò Viola"
Felipe Melo
Felipe Melo
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Sommerso dall'amore dei supporter ai tempi di Firenze, il centrocampista brasiliano è un illustre doppio ex del big match di domenica. Memore del suo passato in Italia, analizza la situazione attuale della Juventus, ricordando a tutti, però, che lui è interista da bambino.

39 anni e ancora tanta voglia di dimostrare il proprio valore su un campo da calcio. Felipe Melo, guerriero spartano che in Serie A ha vestito le maglie di Fiorentina, Juventus e Inter parla in esclusiva a Diretta.it del suo passaggio in Italia, ricordando la passione dei tifosi viola, ai quali è rimasto molto legato. Doppio ex del big match del weekend, si sincera al telefono prima di una sessione di allenamento con il suo club attuale, quel Fluminense nel quale in prima squadra sta entrando poco a poco anche suo figlio, il 17enne David.

Domenica in Italia c’è Juventus-Fiorentina, una partita tra due squadre che lei conosce bene…

Sono due squadre che porto nel cuore, come tutte quelle in cui ho giocato. In tanti pensano che io non ami la Juve, ma non è vero. Fu la mia prima grande squadra in Italia ed è una realtà straordinaria.

Cosa ne pensa della sanzione di 15 punti e dello scandalo che sta vivendo a livello societario?

Sta vivendo un momento brutto, senza dubbio. Riguardo la sanzione, non posso permettermi di parlare di una società così grande come la Juve. È vero che hanno sbagliato, hanno perso 15 punti, ma io alla Juve ho sempre visto comportamenti seri, dal presidente al giardiniere. La Juve è una società seria che fa delle cose importanti, però hanno sbagliato di nuovo…

Che partita sarà domenica?

A questo punto credo che la Fiorentina abbia una buona occasione per vincere. È una squadra giovane con giocatori bravi, tra i quali lo stesso Cabral, verso il quale nutro fiducia. E poi c’è Amrabat, che ha fatto un Mondiale strepitoso ed era stato cercato dal Barcellona.

Ecco, Amrabat. Gioca nel suo stesso ruolo. Si rivede in lui?

(Ride) onestamente no. Credo che Felipe Melo a 25 anni fosse tra i giocatori più forti nel suo ruolo, ed ero titolare nel Brasile. La Juve fu costretta a pagare la clausola per prendermi. In quel momento ero solido, forte, avevo qualità e facevo anche gol. Non mi piace fare paragoni ma siamo diversi, Amrabat è bravo a marcare, difensivamente è molto forte. 

Si giocherà a Torino, è un vantaggio per la Juve?

Non ho avuto la fortuna di giocare con la maglia bianconera allo Stadium, ma credo che senza dubbio in questo stadio i tifosi si facciano sentire di più. L’ho provato sulla mia pelle quando ho sfidato la Juve col Galatasaray. Quando giocavamo all’Olimpico le tribune erano più lontane, e il tifo più freddo. Se si fosse giocato a Firenze sarebbe stato diverso. Il tifo della Viola è unico, è il principale propellente della squadra. In Italia quelli della Fiorentina sono tra i tifosi più caldi insieme a quelli di Napoli, Roma e Lazio.

Quindi lei tiferà per...?

La Fiorentina, non ho dubbi! Tiferò Fiorentina perché lì ho vissuto un anno bellissimo grazie alla gente, che resterà per sempre nel mio cuore. Amo la Viola perché amo i loro tifosi. Quando andai alla Juve ovviamente furono delusi, ma per me non è cambiato nulla. 

Fin dai suoi inizi in Italia in maglia viola lei è sempre stato considerato un calciatore cattivo...

In Spagna, da dove venivo, non ho mai ricevuto un'etichetta del genere. Questa fama me l'hanno cucita addosso in Italia, anche per una questione tattica. In Liga giocavo in un centrocampo a tre, dove potevo sganciarmi più facilmente in attacco. Pensa che al Galatasaray ho fatto 12 gol nella prima stagione...

In Italia, invece, lei è sempre stato visto come un mediano davanti alla difesa.

Ho dovuto fare un passo indietro. Ero l'ultimo uomo prima dei difensori. E per me era un ruolo nuovo. Un ruolo nel quale non potevo sbagliare mai, perché dopo di me c'erano i centrali. Quindi ho dovuto fare di necessità virtù. Ed è vero, sono un giocatore duro, ma non sono affatto sleale, quella è un'altra cosa. Ma sono sempre stato duro, perché il calcio è uno sport serio, duro. 

I tifosi della Juve, invece, l’hanno poi criticata per varie manifestazioni di affetto verso l’Inter prima dei derby d’Italia

Prima di tutto devo chiarire due cose: io sono sempre stato tifoso dell’Inter, da quando ero bambino. E dopo averci giocato ancora di più. Però è vero che la mia prima grande squadra è stata la Juventus, sono arrivato che ero un ragazzino e ho imparato tanto, anche se ho fatto tanti errori. 

Era, però, la Juve post Calciopoli...

C’era tanta confusione in quella squadra, anche se ho avuto compagni strepitosi, campioni come Cannavaro, Buffon, Trezeguet, Del Piero, tutta gente che poi nel futuro ha comunque parlato bene di me. La Juve per me è stata una scuola. Sono migliorato come persona.

A Torino si ricordano bene di lei anche per l’eliminazione subita da suo Galatasaray ai gironi di Champions League 2013-14.

Fu una partita indimenticabile. Sotto la neve! Il giorno prima cadde tanta neve che non si poteva giocare, e abbiamo dovuto rinviare al giorno dopo, e di pomeriggio, quando i tifosi dovevano lavorare. Eppure riempirono comunque lo stadio per sostenerci al massimo. E hanno fatto la differenza. Dovevamo vincere per forza per passare, e ce l’abbiamo fatta.

Il gol di Sneijder al minuto 85 è rimasto storico

Quell’azione la iniziai io, rubando palla a Vidal. Poi su ponte di Drogba arrivò il gol di Sneijder. Una sensazione meravigliosa: battere una squadra come quella Juve piena di grandi campioni fu spettacolare.

Quel Gala era davvero tanta roba….

Tanta gente parla male del campionato turco, ma non è mica facile giocare lì. Abbiamo fatto fuori la Juve, il Manchester United... Eravamo una squadra forte, tostissima.  E ti dico di più: l’anno prima avremmo potuto vincere la Champions!

Parla dei quarti contro il Real Madrid?

Esatto! Sono convinto che se fosse esistito il Var avremmo vinto. È vero che all’andata perdemmo 3-0, ma il secondo gol fu viziato da un chiaro fallo su un nostro giocatore che l’arbitro non segnalò, risultando determinante. Nella partita di ritorno all’inizio prendemmo un gol in netto fuorigioco di Cristiano Ronaldo e comunque rimontammo fino ad arrivare al 3-1. Facemmo tre gol in un quarto d’ora e vedevo Mourinho stupefatto come pensando “Che c***o succede qua”. Poi segnarono il secondo gol perché eravamo tutti in attacco per fare il quarto. Ma col Var avremmo potuto vincere la Champions!

Oggi lei è al Fluminense, dove si è già allenato in prima squadra con il suo primogenito David. Anche a lui ha dato tante botte giocando contro?

(Ride) Abbiamo fatto pochi allenamenti insieme, ma quando serve gli ricordo quanto è duro il calcio. Ma sono contento che sia arrivato fin qui perché ha tanta qualità e soprattutto perché per vari anni non ha sentito più la motivazione di giocare.

Come si è sbloccato?

Ha visto il fratello minore giocare e si è motivato. David ha tantissima qualità, e non lo dico perché è mio figlio, ma perché è così. Ha già vinto un campionato giovanile in Cile e quest’anno l’allenatore della prima squadra lo ha promosso, seppur temporaneamente. È nato in Spagna ma è cresciuto nei settori giovanili di Juve e Inter, quindi è un po’ italiano anche lui.

Gioca come lei?

Il ruolo è quello, di centrocampista davanti alla difesa, ma bisogna andare calmi con i giudizi. Ha molta tecnica e spero che faccia presto il salto perché muoio dalla voglia di giocare con lui!