Da incognita estiva a seconda per rendimento in Europa: i meriti della difesa del Napoli

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Da incognita estiva a seconda per rendimento in Europa: i meriti della difesa del Napoli
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La coppia di centrali difensivi del Napoli
La coppia di centrali difensivi del Napoli
Profimedia
Una nuova coppia di centrali ha fatto dimenticare l'addio di Koulibaly, ma il segreto è stato l'organizzazione del reparto.

Alzi la mano chi avrebbe immaginato che, dopo la partenza di un leader difensivo come Kalidou Koulibaly, il Napoli avrebbe potuto immediatamente trovare una soluzione affidabile all'addio del senegalese riuscendo a formare una coppia difensiva così affiatata in poco tempo.

E per lo più, che un duo formato da un ex difensore dell'Hellas Verona e un sudcoreano reduce da una sola stagione in Europa alle spalle, oltretutto in un campionato minore come quello turco, sarebbe stato capace di resistere una stagione intera.

Ebbene si, uno dei segreti del Napoli prossimo vincitore dello Scudetto è stato indubbiamente il rendimento del pacchetto difensivo guidato dalla nuova accoppiata composta da Kim Min-Jae (26) e Amir Rrahmani (29), che sono scesi in campo contemporaneamente per ventidue partite di Serie A. Per loro anche due gol a testa, il primo contro Monza e Lazio e il secondo contro Juve e Atalanta.

Ovviamente non si può ridurre ai soli due difensori centrali tutto lo straordinario lavoro difensivo stagionale del reparto, attualmente il meno perforato di tutta la Serie A insieme a quello laziale con sole 23 reti subite in 33 incontri (e dietro soltanto al Barcellona se si considerano i top cinque campionati europei).

Il merito è dell'organizzazione difensiva che ha permesso a tutti gli interpreti chiamati in causa di ben figurare anche al cospetto di avversari fino a qualche anno fa considerati di un altro livello.

C'è da considerare che questa stagione è stata quella della consacrazione di Giovanni Di Lorenzo (29) non soltanto come difensore ma soprattutto come leader di un intero pacchetto, capace di mettersi sulle spalle la squadra in alcuni momenti delicati del percorso degli azzurri e di dire la propria anche in zona bonus: considerando esclusivamente la Serie A il campione d'Europa e capitano azzurro ha infatti collezionato quattro assist e due gol, decisivi per ottenere i tre punti contro Salernitana e Lecce.

Oltretutto Di Lorenzo si è limitato a saltare solamente undici minuti in tutta la cavalcata dei partenopei in Serie A, un record che al momento lo rende il giocatore di movimento più presente del campionato al netto dei portieri con trentatre presenze su altrettanti incontri.

Ma non ci sono solamente i numeri da considerare: il perfezionamento della preparazione difensiva nel suo complesso ha permesso anche il compimento del processo di metamorfosi di alcuni singoli giocatori letteralmente trasformati rispetto alla loro precedente versione, su tutti Mario Rui (31).

Il terzino sinistro portoghese che fino a qualche mese fa era considerato uno dei punti deboli della squadra è stato protagonista di una stagione molto convincente, a tal punto che ad un certo punto del campionato molti tifosi hanno rimpianto la sua assenza in occasione delle sconfitte contro Inter e Lazio.

Schierata quasi sempre sulla trequarti, la linea difensiva del Napoli ha beneficiato del grande lavoro di pressing preventivo degli attaccanti e dell'aggressività dei centrocampisti, che spesso sono riusciti a costringere gli avversari a rinunciare alla costruzione palla a terra e ad affidarsi ai lanci lunghi, facilmente leggibili dalla coppia di centrali, abilissima nel gioco aereo e nel garantire la giusta fisicità.

Difendere alti senza farsi schiacciare, soprattutto in Serie A, ha quasi sempre significato avere la meglio degli attaccanti avversari riuscendo ad evitare di farsi infilare in velocità o di sostenere scomodi uno contro uno. Kim e Rrahmani, quando sono stati in grado di bloccare sul nascere le avanzate dei loro opponenti, hanno poi facilmente avuto la meglio in fase di marcatura grazie ai loro fisici imponenti.

In questo sistema - Spalletti non ha mai rinunciato alla linea a quattro - è capitato di vedere anche il più esperto Juan Jesus (31), che con l'allenatore toscano aveva già lavorato alla Roma, e più raramente Leo Skiri Ostigard (23): anche su di loro, per differenti ragioni, potevano sorgere dei dubbi sulle garanzie di rendimento che potessero offrire, ma entrambi sono stati capaci di non deludere gli scettici.

E lo stesso può valere per Mathias Olivera (25), pescato da Giuntoli nel Getafe e in grado di farsi apprezzare non poco quando utilizzato al posto di Mario Rui: forse anche per le non eccessive aspettative sul suo conto, ma l'uruguaiano è stato indubbiamente promosso alla sua prima esperienza in una big.

Un'annata molto positiva quella del sudamericano, che per poco non è diventata irripetibile se solo il Napoli fosse riuscito a vincere lo Scudetto grazie al suo gol contro la Salernitana: il suo stacco di testa vincente sarebbe stato ricordato in eterno.