Crisi Milan, tutti colpevoli: da Maldini a Massara, da Pioli ai calciatori

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più
Crisi Milan, tutti colpevoli: da Maldini a Massara, da Pioli ai calciatori
Frederic Massara e Paolo Maldini
Frederic Massara e Paolo MaldiniProfimedia
La soluzione ai problemi rossoneri passa inevitabilmente per diversi fattori: la cupola dirigenziale deve recuperare la propria lucidità mentale esattamente come Pioli, ma anche lo spogliatoio dovrà prendersi le proprie responsabilità

Con loro tutto è cominciato e da loro tutto dovrà ripartire. E già, perché, ancor prima di Stefano Pioli, Paolo Maldini e Frederic Massara sono i veri responsabili di quello che fino alla scorsa primavera era noto a tutti come il miracolo Milan.

La loro è stata, infatti, una gestione attenta e saggia, sia dal punto di vista economico che sportivo. I due dirigenti rossoneri sono stati i protagonisti principali della rinascita milanista, due persone che hanno dimostrato di avere buonsenso e di essere coscienti di come i successi in campo non possano arrivare senza una gestione intelligente e sostenibile anche dietro la scrivania.

Sotto questo aspetto la cessione della società, avvenuta in maniera ufficiale lo scorso 31 maggio, non ha di certo aiutato a pianificare l'attuale stagione, anche perché M&M hanno saputo che sarebebro rimasti al loro posto soltanto a metà giungo, 15 giorni prima della scadenza del loro precedente contratto.

Divock Origi
Divock OrigiAFP

Ed è probabilmente anche per questa ragione che il Milan è stato costretto ad affrontare in fretta e furia e senza un piano ben dettagliato la sessione estiva di calciomercato che, risultati alla mano, è stata fallimentare. Né Divock OrigiCharles De Ketelaere, infatti, hanno dimostrato di essere pronti per poter aiutare la squadra di Pioli a fare il definitivo salto di qualità.

Anzi, la verità è che il loro impatto sulla squadra è stato pressocché nullo. E, com'è noto, la pazienza non è una delle caratteristiche proprio del mondo del pallone. Non a caso, soprattutto, il trequartista belga è già finito alla gogna. A poco importa la sua giovane età. Il Milan ha bisogno di risposte immediate e lui non sembra essere in grado di darle. Non subito, almeno.

Allo stesso tempo, anche il principale artefice dello scudetto dello scorso anno, è in stato confusionale. Pioli non ha capito che la formula vincente utilizzata l'anno scorso non è ancora valida. O, quantomeno, non lo è nella sua totalità.

Il suo problema è quello di averlo accettato troppo tardi e il cambio tattico di ieri sera nel derby va interpretato proprio sotto questa nuova luce, quella di chi finalmente ha realizzato che è arrivato il momento di modificare quella che sembrava essere una macchina perfetta. Ma non lo era.

Stefano Pioli
Stefano PioliAFP

Ripartire, però, sarà impossibile se gli attori protagonisti in campo non accompagneranno il loro nocchiero. E già, perché se è vero che il mercato del Milan è stato fallimentare e che Pioli ha perso la bussola, è altrettanto vero che il livello dei vari Theo Hernández, Rafael Leao, Olivier Giroud, Fikayo Tomori e Pierre Kalulu, ma anche dello stesso Sandro Tonali non è di certo quello della scorsa campagna e, in alcuni casi è addirittura caduto in picchiata.

Se a questo aggiungiamo l'assenza per infortunio di Mike Maignan, ci accorgiamo che il Milan di quest'anno, in realtà non ha nulla a che vedere con quello dell'anno scorso. Insomma, invece, di registrare un'evoluzione, la squadra ha subito, su tutti i fronti una chiara involuzione.

Theo Hernández
Theo HernándezAFP

Sebbene sia vero che storicamente il livello delle squadre di Pioli registri un calo a gennaio, la sensazione è che questa volta, la crisi non sia solo fisica, ma anche e soprattutto mentale e strutturale. Una squadra scarica in campo e con le mani legate fuori, rimasta ferma sul mercato nonostante fosse chiaro che avesse bisogno di linfa nuova per rigenerarsi.

A questo punto bisogna ripartire dai tifosi che dovranno stare vicini alla squadra nelle prossime settimane perché l'uscita del tunnel ancora non s'intravede nonostante all'orizzonte ci sia già la fase decisiva sia in Europa, con la sfida Champions contro il Tottenham, ma anche e soprattuto in Serie A, dove il Milan non può permettersi di perdere di vista il quarto posto.

I tifosi rossoneri
I tifosi rossoneriAFP

Una mancata qualificazione alla prossima edizione della massima competizione continentale sarebbe il vero disastro, per un club che ha vinto lo scudetto in anticipo rispetto a quanto fosse stato pianificato anche dai dirigenti più ottimisti. E forse proprio per questa ragione si è pensato che la scorciatoia fosse ancora percorribile. E, invece, no: ogni progetto ha bisogno del suo tempo e tutti devono essere coscienti che sia i momenti di euforia che di crisi continueranno a far parte di questo percorso.

E, quindi, la soluzione ai problemi rossoneri passa inevitabilmente per diversi fattori: la cupola dirigenziale deve recuperare la proprio lucidità mentale esattamente com'è chiamato a fare Pioli che, dalla sua, dovrà dimostrare di non essere rimasto a corto di idee e che il suo taccuino tattico non preveda solo un piano A, ma anche uno B e se necessario uno C. Tutto, però, sarà inutile senza l'impegno dello spogliatoio che dovrebbe essere abbastanza maturo per non attendere l'esonero del proprio tecnico prima di assumersi le proprie responsabilità.