Ciclismo, Giro delle Fiandre: aprile, andiamo, è tempo di pavé

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Ciclismo, Giro delle Fiandre: aprile, andiamo, è tempo di pavé
Bentornato pavé
Bentornato pavéProfimedia
Come ogni anno, la prima domenica di aprile è sinonimo di grande ciclismo. In programma, infatti, c'è la 107esima edizione del Giro delle Fiandre, secondo monumento della stagione ciclistica dopo la Milano-Sanremo e prima della Parigi-Roubaix, che si correrà sette giorni più tardi. Favoriti, i tre tenori Pogaçar, van Aert e van der Poel, trionfatore lo scorso anno. Occhio, però, anche a Pidcock

Benvenuti all'inferno: nei 273,4 chilomentri della Ronde la strada s'impennerà per ben 19 volte. E, come se non bastasse, la maggior parte delle salite, alcune con pendenze che superano il 20%, saranno sul pavé così come altri sei tratti pianeggianti.

Nelle Fiandre è così: le cunette ai bordi delle strade, che di solito i ciclisti evitano con grande attenzione, diventano improvvisamente il rigufio di chi non ne può più di traballare in sella alla bici e, soprattutto, di chi vuole evitare di bucare o, anche solo, compromettere le buone condizioni delle proprie ruote. 

Il percorso del Giro delle Fiandre
Il percorso del Giro delle FiandreGiro delle Fiandre

E poco importa se quest'anno, oltre all'assenza già nota del Kapelmuur, la partenza è stata fissata a Brugge e non ad Anversa (dove si tornerà l'anno prossimo) e, quindi, non si attraverserà Zottengem, dove si trovano altri due muri storici come il Paddestraat il Lippenhovestraat. Le emozioni e il pavé, infatti, non mancheranno, l'Oude Kwaremont (tre volte) e il Paterberg (due) nemmeno.

Kortekeer, Eikenberg, Molenberg, Koppenberg, Marlboroughstraat, Berendries, Valkenberg, Ten Houte e Kanarieberg: poco meno di 60 chilomentri di vero e proprio inferno dal quale soltanto i più forti usciranno con la forza fisica e mentale necessaria per poter ancora ambire alla vittoria finale.

I favoriti

Tadej Pogacar, Mathieu van <mark>der Poel</mark> e <mark>Wout van</mark> Aert durante la E3 Saxo Bank Classic
Tadej Pogacar, Mathieu van <mark>der Poel</mark> e <mark>Wout van</mark> Aert durante la E3 Saxo Bank ClassicAFP

Sulle strade della prima Grande classica del nord (non ce ne vogliano le piccole, che piccole poi non sono) - la seconda arriverà domenica prossima, quando sarà la volta della Parigi Roubaix - a fare, spesso e volentieri, il bello e il cattivo tempo sono stati i ciclisti di casa. Sono 69, infatti, i successi dei corridori de belgi, 71 se ci infiliamo anche le due edizioni conquistate da Mathieu van der Poel, dal passaporto olandese, ma belga di nascita.

La sua doppietta messa a segno sul pavé delle Fiandre ha, inoltre, permesso all'Olanda, con 12 trionfi, di superare l'Italia ferma a 11 (tre, dei quali, portano il nome del grande Fiorenzo Magni). L'ultimo azzurro a imporsi sul traguardo di Oudenaarde è stato, nel 2019, Alberto Bettiol - che quest'anno non ci sarà per un contrattempo dell'ultima ora  - a differenza di Matteo Trentin. Filippo Ganna, dalla sua, ha già fatto sapere che il suo obiettivo principale è la Roubaix sulla quale concentrerà preparazione e sforzi.

La sensazione è che a dare ancora spettacolo, dopo quello offerto alla E3 Saxo Bank Classic, saranno di nuovo i tre tenori, ossia il campione in carica van der Poel, che quest'anno ha già vinto anche la Milano-Sanremo, Tadej Pogaçar e Wout van Aert, sebbene soltanto gli ingenui possono credere che Tom Pidcock resterà a guardare.

Il campione generoso

Christophe Laporte e <mark>Wout Van</mark> Aert all'arrivo della Gent-Wevelgem
Christophe Laporte e <mark>Wout Van</mark> Aert all'arrivo della Gent-WevelgemProfimedia

A tenere banco negli ultimi giorni è stata la decisione di van Aert di "regalare" la Gent-Wevelgem al proprio compagno di squadra Cristophe Laporte. Una decisione che ha fatto imbufalire tre leggende del ciclismo belga. A cominciare dal Cannibale. E, del resto, considerato il suo soprannome, era prevedibile che Eddie Merckx non sarebbe stato d'accordo: "Io non lo avrei fatto. Avrebbe potuto essere il primo della storia a vincere E3 Saxo Classic, Wevelgem e Fiandre".

Stesso concetto espresso anche da Tom Boonen, mentre Johan Museeuw ha aggiunto che "tra 15 anni, Wout, potrebbe tornargli in mente e arrabbiarsi con sé stesso". L'unico a spezzare una lancia nei suoi confronti è stato lo svizzero Fabian Cancellara: "Un gesto da autentico campione". Un campione generoso.