Serie A: Vlahovic e Lukaku segnano in nazionale ma non nelle squadre di club, perché?

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Serie A: Vlahovic e Lukaku segnano in nazionale ma non nelle squadre di club, perché?

Vlahovic a segno con la Serbia
Vlahovic a segno con la SerbiaAFP
I due fuoriclasse hanno trovato con la maglia delle loro rispettive nazionali i gol che non stanno riuscendo a segnare con i propri club. Ma bianconeri e nerazzurri possono essere ottimisti.

Mettere in dubbio il valore di campioni assoluti come Dusan Vlahovic e Romelu Lukaku è un esercizio a cui, anche i cosiddetti esperti, si sono dedicati con eccessiva solerzia negli ultimi mesi. Ed è per questo motivo che la polemica esultanza con la quale Big Rom ha celebrato il festival di gol che si è autodedicato con la maglia del Belgio potrebbe essere valida anche per descrivere lo stato d'animo del centravanti della nazionale serba.

Entrambi ne hanno sentite di tutti i colori sul proprio conto, sebbene in passato non solo avessero dimostrato il loro valore, ma anche di essere tra i migliori attaccanti al mondo. Il calcio, però, dimentica rapidamente. Si vive di presente. Ebbene, il presente restituisce a Massimiliano Allegri e Simone Inzaghi due calciatori decisivi e trascinatori delle proprie nazionali.

Zitti tutti
Zitti tuttiAFP

Toccherà, così, agli allenatori di Juventus e Inter riuscire a farli esprimere al massimo del proprio potenziale  che è davvero tanto e potrebbe permettere a entrambe le squadre, che incroceranno i propri cammini nelle semifinali di Coppa Italia, di raggiungere i propri obiettivi stagionali. O quello che ne resta. Perché con loro (in buone condizioni) è più facile che senza di loro.

I numeri della discordia

Sebbene gli infortuni di Big Rom siano stato più gravi e lo abbiano obbligato a rimanere ai box più a lungo, i suoi numeri e quelli di Vlahovic sono, in proprorzione, molto simili. Allo stesso modo, entrambi hanno dimostrato di sentirsi a loro agio più in nazionale che non nei rispettivi club. Alle 11 reti messe a referto nelle 18 gare disputate con la Juventus, infatti, fanno da contraltare i cinque gol segnati in altrettanti incontro da Vlahovic con la Serbia. Stesso discorso per Lukaku che nella sola vittoria del Belgio in Svezia ha segnato il 60% (3) delle reti firmate, quest'anno, in nerazzurro: 5 in 19 gare. O meglio, in 19 spezzoni di gara. E già, perché la differenza più importante tra i due è che, mentre l'ex viola è sempre stato il centravanti titolare dei bianconeri, l'ex blue si è visto superare sia da Lautaro Martínez che da Edin Dzeko nelle gerarchie di Inzaghi.

Quel feeling che (nei club) non c'è

La retrocessione a terzo attaccante dell'Inter è stata pesantissima per un calciatore tornato a Milano con il compito di guidare l'Inter alla riconquista dello scudetto. I suoi problemi fisici, però, gliel'hanno impedito e quando è tornato a disposizione di Inzaghi si è ritrovato con un Lautaro che non ne vuole più sapere di giocare per lui, come faceva ai tempi di Conte, e come se non bastasse, con un Dzeko che, a base di ottime prestazioni, si è guadagnato il ruolo di spalla ideale del Toro. Prova ne sia che contro il Porto, Inzaghi ha scommesso, dall'inizio, sull'argentino e il bosniaco, sebbene a decidere la qualificazione sia stata proprio una rete di Lukaku che, dopo la tripletta con il Belgio, ha fatto capire come stanno le cose: "Mi sento un punto riferimento di questo Belgio". Esattamente quello che non è più nell'Inter.

Per quanto riguarda Vlahovic, come dicevamo, non si può certo dire che non sia il principale terminale offensivo della Juve. Tuttavia, Allegri non è ancora riuscito a sfruttare la massimo il suo potenziale. E, per dirla tutta, nemmeno la sua intesa con i propri compagni di squadra non è quella che sarebbe stato legittimo attendersi, nemmeno con il proprio connazionale, Filip Kostic, arrivato da Francoforte proprio con il compito di approvvigionare di cross e assist il fuoriclasse serbo.

 

Non tutto è perduto: ottimismo!

Ebbene sì, non tutto è perduto né per l'Inter né per la Juventus che, campionato a parte, sono ancora in corsa sia in Europa che in Coppa Italia, dove nerazzurri e bianconeri si sfideranno nelle prossime settimane per un posto nella finalissima di Roma. E non c'è dubbio alcuno che se Inzaghi e Allegri vorranno e sapranno inserirli nei propri schemi, le loro squadre faranno un salto di qualità tutt'altro che irrilevante, perché né il tecnico emiliano né quello toscano hanno in rosa qualche calciatore più decisivi di loro.

Ed è per questa ragione che non è un'eresia affermare che molte delle speranze dei tifosi interisti e di quelli juventini di non concludere la stagione a mani vuote siano risposte proprio nei due centravanti che, la scorsa estate, avrebbero dovuto spaccare il mondo e che, invece, sono stati martoriati dagli infortuni. Ma attenzione, sono tornati. E qualcosa da spaccare c'è ancora.