Barella, prove di leadership in azzurro: "Un onore la candidatura al Pallone d'Oro, devo migliorare il carattere"

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Barella, prove di leadership in azzurro: "Un onore la candidatura al Pallone d'Oro, devo migliorare il carattere"

Nicolò Barella
Nicolò BarellaProfimedia
Il centrocampista dell'Inter si è presentato in conferenza stampa a 48 ore dall'incontro che l'Italia disputerà a Skopje contro la Macedonia del Nord e i suoi fantasmi: "Ho sentito troppo il peso di quella partita, tutto noi pensavamo di non meritarci di essere lì e quello ci ha condizionato tanto"

Chiamato a essere uno dei leader della nuova Italia di Luciano Spalletti, Nicoló Barella si è presentato in conferenza stampa per dare il suo punto di vista sull'attualità azzurra a due giorni dalla fondamentale sfida di Skopje contro la Macedonia del Nord.

Il centrocampista dell'Inter ha parlato anche del derby: "Nessun giocatore del Milan qui? È strano, ma forse è meglio così. Così poi quando ci incontreremo, saremo pronti a dare tutto".

Pallone d'oro

"È un grandissimo onore e una grande emozione venire qui a Coverciano ed essere convocato in Nazionale. Il fatto di essere entrato nella lista dei 30 del pallone d'oro lo devo all'Inter. Ai miei compagni e al tecnico".

"Sicuramente la scorsa stagione è stata molto bella, abbiamo giocato contro le squadre più forti d'Europa e del mondo e questo aiuta a migliorare. È stato uno step graduale, ma non solo nell'ultimo anno, che mi ha fatto migliorare in tante cose. Se c'è una cosa che devo ancora migliorare è il mio carattere".

"Con la Macedonia sarà una gara difficile. Li abbiamo già incontrati purtroppo, ma ora è un altro corso. Che tipo di vino sarebbe la Nazionale? Sicuramente un toscano, probabilmente un vino elegante, come un Brunello".

Il primo contatto con Spalletti

"Lo scorso anno ha vinto lo scudetto, ha espresso insieme al Manchester City il miglior calcio. Che idee ci ha dato? Le idee non riguardano solo la palla, ma anche la fase difensiva e i movimenti. Bisogna prenderle e sfruttarle. Ma non posso dirle. Ogni mister ha le sue caratteristiche. Ora starà a noi interpretarle. Non ci ha detto niente di particolare".

Luciano Spalletti
Luciano SpallettiAFP

"Io continuerò a fare il mio calcio, fatto di grinta ed inserimenti. Magari cercando di fare qualche gol in più. Interpreta il lavoro in modo diverso rispetto a Mancini, ma non voglio parlare delle differenze tra i due. Parlo di come è Spalletti e con me è stato subito onesto, mi ha criticato e fatto i complimenti, ha parlato in maniera schietta e questa cosa l'ho apprezzata molto".

L'eredità di Mancini

"Noi abbiamo sempre e solo pensato al campo. A giocare. Non posso fare altro che ringraziare mister Mancini. Ha creduto in me quando ero ancora a Cagliari. La vittoria dell'Europeo ci legherà per sempre".

L'ex ct Roberto Mancini
L'ex ct Roberto ManciniAFP

"Ora c'è un altro corso, con un allenatore diverso e idee diverse. Ho visto grande disponibilità da parte di tutti e credo che il mister sia contento di questo".

La crisi della Serie A

"Nelle coppe europee bisogna essere bravi e avere rose lunghe, oltre che fortunati. Ma la fortuna te la devi cercare perché non ci sono partite facili. Grandi meriti per chi è arrivato in finale, poi nel calcio come nella vita si vince e si perde".

"Per quanto riguarda il calcio italiano, dico che l'Arabia ha cambiato le carte in tavola e ognuno nella sua carriera prende le decisioni che vuole. Poi a fine carriera si guarderà indietro e valuterà se avrà o meno fatto bene".

"Cosa mi lega al calcio italiano? Il fatto di essere italiano e nell'Inter, in una delle squadre più importanti del mondo".

I fantasmi macedoni

"Parlo per me e dico che probabilmente a Palermo ho sentito troppo il peso di quella partita, tutto noi pensavamo di non meritarci di essere lì e quello ci ha condizionato tanto".

"Probabilmente ci fu frenesia, volevamo chiudere subito la partita perché poi tre giorni dopo c'era un'altra partita contro un'altra squadra".

"Ci sono stati tanti fattori... non è una giustificazione ma ci sono stati tanti fattori che ci hanno condizionato e ci hanno fatto perdere la lucidità".