Atp Madrid, Medvedev senza filtri: "Mi spaventa Alcaraz"

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Atp Madrid, Medvedev senza filtri: "Mi spaventa Alcaraz"
Daniil Medvedev
Daniil Medvedev
AFP
Il numero 3 al mondo ha ricordato di non essere una specialista della terra battuta e ha assicurato che, invece, lo spagnolo "sta giocando alla grande, serve bene e sa fare tutto, compresi quei drop shot che risultano imprendibili. Se te lo ritrovi nel tuo settore di tabellone ti spaventi, non c'è dubbio"

Dalle insidie della terra battuta al 'timore' di trovarsi di fronte uno specialista come Carlos Alcaraz. Daniil Medvedev, il numero 3 del mondo e numero 2 in tabellone a Madrid dietro proprio al baby fenomeno spagnolo, si racconta in vista di uno dei tornei più insidiosi per lui, e con prospettiva su Roma.

"La terra non è la mia superficie preferita e non credo che questa situazione cambierà nel corso della mia carriera. A meno che, chissà, giunto al mio ultimo anno di carriera, dirò al mio coach che voglio giocare solo sulla terra per togliermi questo dubbio e dire di poter esprimermi bene anche lì sopra".

"Seriamente, il punto è che se vuoi migliorare  - continua il russo - devi prevedere un periodo più lungo di allenamenti sul rosso, e considerato quanto per me siano importanti i tornei sul duro, non me lo posso permettere, sarebbe un azzardo. Prima di Montecarlo quest'anno ho fatto 3-4 settimane di lavoro sulla terra, che è troppo poco per essere pronti".

Il baby fenomeno murciano

Sulla terra, come in realtà pure altrove, c'è già un nuovo spauracchio, Carlos Alcaraz: "Sta giocando alla grande, serve bene e sa fare tutto, compresi quei drop shot che risultano imprendibili. Contro altri giocatori non mi sento di temere la palla corta, ma quando la fa lui spesso non ci arrivi. È un colpo straordinario. Se te lo ritrovi nel tuo settore di tabellone ti spaventi, non c'è dubbio".

L'obiettivo di Daniil ora è di dare ciò che ha, di lavorare per migliorare anche sul rosso, ma senza porsi particolari aspettative. "Quando gioco sul cemento parto per vincere il torneo - spiega - ma in questo caso devo essere realista: se fin qui il mio miglior risultato è stata la semifinale in un 1000, vuol dire che dovrei essere contento di arrivare in finale in un torneo di questo livello. Ma prima ancora, voglio sentirmi bene in campo, capire che posso fare male col mio tennis anche qui. Come mi definirei? Diciamo così: non uno specialista della terra".