OPINIONE - Beckenbauer era il calcio così come lo erano Pelé e Maradona

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OPINIONE - Beckenbauer era il calcio così come lo erano Pelé e Maradona
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Beckenbauer
BeckenbauerAFP
L'ex campione del mondo della Germania non era un semplice giocatore, era l'essenza di questo sport alla stregua dei più grandi di tutti i tempi.

Si sarebbe potuto passare in qualsiasi campo. In periferia o nei centri sportivi più rinomati. Da quello polveroso in terra battuta e pietre a quello più affascinante in erba.

Negli anni 70, 80 e forse anche 90 ci sarebbe stato chi voleva emulare le gesta di Pelè, chi si paragonava a Maradona e certamente anche chi avrebbe voluto essere Beckenbauer.

Sì, perché Beckenbauer era il calcio. Così come Pelè e Maradona. Uno dei grandi di tutti i tempi. Un calcio che forse non esiste più e di cui certamente si sente un po' la mancanza.

Difensore atipico

Il centrocampista adattato a difensore, Beckenbauer aveva reinventato il ruolo portandolo ad un altro livello. Il difensore per eccellenza, un muro invalicabile. Per tutti quelli che si trovavano a giocare in difesa un esempio da seguire.

Dallo stare in campo, forte, solido, ma anche elegante, al suo soprannome il Kaiser, che incuteva rispetto e allo stesso tempo timore.

Mito

Un imperatore che si era guadagnato i galloni di mito attraverso i risultati, ma anche grazie alle prestazioni epiche. Su tutte quella della storica semifinale mondiale di Messico '70, contro l’Italia, terminata, suo malgrado, 4-3 per gli azzurri.

Una partita che giocò con una spalla rotta, bloccata per oltre 20 minuti al busto e al petto con del nastro adesivo. Tutto questo per non lasciare la propria nazionale in inferiorità numerica: idolo tedesco, ma non solo.

Franz Beckenbauer
Franz BeckenbauerAFP

La Coppa, sfuggita in Messico, arrivò nel '74, davanti al proprio pubblico, in Germania. Ma già Beckenbauer era diventanto una figura mondiale grazie al pallone d'Oro conquistato nel 1972 e poi replicato nel 1976. 

Una gloria cementificata anche dal Mondiale vinto da allenatore nel 1990, che lo ha reso l'unico, assieme a Zagallo e Deschamps, a centrare il doppio obiettivo iridato.

La morte di Beckenbauer non ci lascia semplicemente orfani di un grande giocatore, ma con lui va via parte dell'essenza di questo sport. Così come è volata via mesi addietro con Pelé e due anni fa con Maradona.

Fabio Russomando
Fabio RussomandoDiretta