Mihajlovic, la lotta alla malattia e quella voglia di vivere che non è mai venuta a mancare

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Mihajlovic, la lotta alla malattia e quella voglia di vivere che non è mai venuta a mancare

Mihajlovic, la lotta alla malattia e quella voglia di vivere che non è mai venuta a mancare
Mihajlovic, la lotta alla malattia e quella voglia di vivere che non è mai venuta a mancareProfimedia
Il tecnico serbo con una lunghissima carriera in Serie A ha combattuto con la malattia per tre anni, vincendo per due volte.

Una lunga lotta contro una malattia feroce, che Sinisa Mihajlovic ha vinto più di una volta, prima del triste epilogo del 16 dicembre.

Era il 13 luglio 2019, quando, in una conferenza stampa, il tecnico in quel momento al Bologna, annunciò in lacrime di aver iniziato a combattere la leucemia: "Ricevere la notizia della malattia è stata una bella botta e sono rimasto due giorni chiuso in camera a piangere e a riflettere. Mi è passata tutta la vita davanti... Ora che farò? Rispetto la malattia, ma la guarderò negli occhi, la affronterò a petto in fuori e so già che vincerò questa sfida, non vedo l'ora di andare in ospedale: prima comincio le cure e prima finisco. La leucemia è in fase acuta, ma attaccabile: ci vuole tempo, ma si guarisce. Non voglio far pena a nessuno, ma spero che da questa storia tutti capiscano due cose: nessuno è indistruttibile e la prevenzione è importante. Nella mia vita ho sempre dovuto combattere, nessuno mi ha regalato nulla e sono sicuro che da questa esperienza ne uscirò come un uomo migliore". Parole che avevano commosso tutti i tifosi e gli appassionati che avevano augurato il meglio a Mihajlovic, da quel momento ricoverato al Sant'Orsola.

Nel 2019, la cura era durata quattro lunghi mesi, nei quali Sinisa non aveva mai abbandonato il suo Bologna, ma l'aveva guidato a distanza, dalla sua stanza d'ospedale, presentandosi occasionalmente a Casteldebole. L'8 dicembre, dopo il trapianto di midollo delle settimane precedenti, Mihajlovic è tornato al Bentegodi da uomo rinato, accolto dall'ovazione del suo pubblico.

"Non mi sono mai sentito un eroe per quello che sto facendo. Sono un uomo, dal carattere forte ma un uomo, con tutte le sue fragilità. E queste malattie non le puoi vincere solo con il coraggio: servono le cure. Voglio dire a tutte le persone malate gravemente che non c'è da aver paura, di piangere e di sentirsi deboli. Quello che non devono perdere mai è la voglia di vivere" le sue parole al termine delle cure.

Un grido di battaglia il suo, quello di non perdere mai il coraggio e la voglia di vivere, che lo ha accompagnato anche durante la pandemia e la positività al Covid, che aveva contratto nell'agosto del 2020. 

Dopo due anni sereni, nel marzo 2022 è arrivata la notizia che tutti speravano di non dover mai sentire: la leucemia era tornata. Anche nella seconda battaglia, Mihajlovic ha combattuto con coraggio: "Questa malattia è molto coraggiosa nel tornare ad affrontare un avversario come me, ma sono pronto a darle un'altra lezione. Questo è il percorso della mia vita, a volte si incontrano delle buche improvvise, si può cadere e bisogna ritrovare la forza per rialzarsi". Ancora una volta, Sinisa ha vinto, tornando in campo dopo 35 giorni in ospedale, con i suoi giocatori sempre al suo fianco. 

Un rapporto, quello con i tifosi del Bologna e i giocatori, che non si è affievolito neanche quando è arrivato l'esonero, lo scorso 6 settembre, dopo tre pareggi e due sconfitte da inizio campionato. "Dopo tre anni e mezzo di calcio, di vita, di lacrime di gioia e di dolori sarò sempre uno di voi che siete fratelli e concittadini" aveva scritto Mihajlovic ai suoi tifosi. Un amore ricambiato, come aveva provato l'omaggio del tifo rossoblu nei giorni successivi all'esonero, che aveva organizzato una sorpresa, con tanto di cori e regali, per l'ex tecnico. 

La lotta contro la leucemia sembrava ormai vinta, e Mihajlovic, lo scorso settembre, aveva rivelato di sentirsi pronto a tornare ad allenare. Purtroppo, però, non è stato possibile. Sinisa se n'è andato il 16 dicembre con la sua famiglia al suo fianco, dopo un ricovero d'urgenza, mettendo fine una lunga battaglia che ha sempre combattuto da eroe.