La genesi di Palladino allenatore: da assistente tecnico ad allenatore della prima squadra in tre anni

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La genesi di Palladino allenatore: da assistente tecnico ad allenatore della prima squadra in tre anni

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Raffaele Palladino
Raffaele Palladino Profimedia
Tra i paragoni con Arrigo Sacchi e le similitudini con il percorso di Simone Inzaghi, il giovane allenatore del Monza è una delle più grandi sorprese della stagione di Serie A.

Ha sconfitto due volte la Juventus, ha fermato l'Inter sul pari, adesso il Monza di Raffaele Palladino (38) sarà di scena al Brianteo contro il Milan, che fino ad ora è stata la squadra che ha inflitto al tecnico campano la più netta sconfitta da quando siede sulla panchina dei brianzoli, il 4-1 dell'ottobre scorso.

Dodici partite di Serie A dopo, il Monza Palladino è sempre più sorprendentemente distante dalla zona retrocessione (+15 sul Verona terzultimo) e ormai, dopo il fresco successo di Bologna, addiriturra proiettato nella parte sinistra della classifica, un piazzamento che forse era uno degli obiettivi nascosti della società dopo la ricca campagna acquisti estiva, sicuramente secondario dopo il raggiungimento della salvezza.

Arrivato per sostituire Giovanni Stroppa nella curiosità (e forse anche nello scetticismo) generale, Palladino in questi suoi primi mesi da allenatore ha ormai convinto praticamente tutti, in primis chi ha deciso di scommettere su di lui nonostante non avesse alcuna esperienza alla guida di una squadra di calcio di prima fascia.

Juventus-Monza 0-2
Juventus-Monza 0-2Profilo Twitter: AC Monza

Come dichiarato più volte dall'amministratore delegato del Monza Adriano Galliani al momento della promozione di Palladino dalla squadra Primavera alla prima squadra, la scelta di puntare su un debuttante come non è stato un semplice atto di coraggio dettato dalla mancanza di alternative convincenti, ma una sorta di déjà-vu rispetto alla decisione di affidare le sorti della propria squadra a degli allenatori promettenti e non ancora blasonati, come già successo con Arrigo Sacchi nel 1987, e per certi versi anche con Fabio Capello e Carlo Ancelotti poi.

Lo stesso Galliani, che ad inizio stagione aveva predicato chiaramente alla squadra "abbiamo impiegato 110 anni per andare in Serie A, non possiamo impiegare 12 mesi per tornare in Serie B”, non era rimasto affatto contento non soltanto dei risultati del Monza, ma della prudenza con cui Stroppa stava gestendo la prima storia stagione dei brianzoli in A e non ha perso tempo nel contattare Palladino, proponendogli inizialmente di subentrare dopo la sosta per il Mondiale.

Ma il giovane tecnico campano non si è spaventato all'idea di sedere sulla panchina del Monza già contro la Juventus, e questo ha accelerato le operazioni di avvicendamento. A loro volta, Galliani e Berlusconi non si sono fatti condizionare dall'età di Palladino, che con soli 38 anni è l'allenatore più giovane della Serie A (dopo Thiago Motta e Paolo Zanetti) e uno dei più giovani d'Europa, dove gli under 40 sono pochissimi.

Sicuramente vanno distinti i meriti della dirigenza del Monza da quelli di Palladino, che alla guida delle giovanili, con cui aveva rinnovato il contratto a settembre, l'anno scorso si era messo in luce nel campionato di Primavera 2: dopo il quarto posto in regular season aveva sfiorato l'impresa di eliminare il Parma (0-2 all'andata, 2-0 al ritorno, ducali avanti per miglior piazzamento) e centrare la finalissima contro il Frosinone.

Risulta un po' superficiale definire Palladino solamente un allievo di Gian Piero Gasperini: sicuramente dal suo ex allenatore al Genoa ha imparato molto (la difesa a tre, la marcatura a uomo a tutto campo, la ricerca della verticalità lo ricordano subito) ma poi ci ha messo molto del suo, soprattutto studiando e approfondendo la sua formazione per conto suo. Quando interpellato a riguardo ha dichiarato di aver preso qualcosa da molti dei suoi tanti coach: da Ivan Juric, che è stato anche suo compagno di squadra, ma anche da Marcello Lippi, Didier Deschamps e Claudio Ranieri.

Senz'altro tra i 'gasperiniani' (Juric, Thiago Motta, Bocchetti, Modesto) si è dimostrato tra i più sfrontati, ma anche tra i pochi ad avere avuto la possibilità di iniziare già alla guida di una squadra allestita molto bene e, visti gli elementi a disposizione, ideale per mettere in campo le proprie idee. Palladino non ha esitato, ad esempio, a pescare tra i giocatori poco considerati da Stroppa per coinvolgerli sin da subito nel suo progetto tattico: un nome su tutti per sfruttare meglio le corsie laterali, Patrick Ciurria (28).

Il rendimento di Palladino probabilmente è stato favorito anche dal rapporto in essere con il Monza nato già nel 2019, quando era stato acquistato per giocare in Serie C salvo poi non esordire mai, scegliendo invece di iniziare la trafila da allenatore prima dello scoppio della pandemia. Per questo motivo una similitudine che può avere senso fare, come percorso rapido e per certi versi inatteso, è quella con Simone Inzaghi, che ai tempi della Lazio si ritrovò sulla panchina della prima squadra dopo una breve scalata nelle giovanili e grazie all'intuizione di Tare che decise di scommettere sulle sue qualità, ai tempi sconosciute ai più.