Esclusiva Flashscore, Alemao: "Neymar non è un leader per il Brasile"

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Esclusiva Flashscore, Alemao: "Neymar non è un leader per il Brasile"
Esclusiva Flashscore, Alemao: "Neymar non è un leader per il Brasile"
Esclusiva Flashscore, Alemao: "Neymar non è un leader per il Brasile"Profimedia
Ricardo Rogerio de Brito, per i più conosciuto come Alemão, è ormai lontano dal calcio, nonostante a metà degli anni ‘80 sia stato uno dei centrocampisti più importanti del mondo. Dopo aver partecipato ai Mondiali dell’86 e del ‘90 con la maglia della Seleção, attualmente è impegnato nel sociale. Fondatore e primo responsabile della "Casa de Transformaçao Betania" nella sua Lavras natale, nello stato di Minas Gerais, l’ex mediano del Napoli si dedica al recupero dei tossicodipendenti, ma ha sempre un occhio sul mondo del calcio, specialmente quando si parla di Brasile.

Ogni quattro anni un brasiliano sogna di vincere il Mondiale.

In questo momento, in un paese che sta anche cambiando governo, il popolo brasiliano è più distratto del solito. La gente non crede tantissimo a questa squadra. Le possibilità ci sono, ma per me sarà molto difficile che il Brasile vinca il Mondiale.

La rosa sulla carta è fortissima.

Ma la squadra non è ancora matura, è troppo giovane. E manca un leader, un condottiero.

Neymar non lo è?

No, assolutamente. Neymar è un grandissimo giocatore, ma non è affatto un leader che prende per mano la squadra. E inoltre Tite lo farà giocare dietro la punta, dove per me rende molto meno che sulla fascia sinistra, dove può essere devastante.

Neanche Thiago Silva o Dani Alves sono leader per questo Brasile?

Per me no. Leader sono altri. Ai miei tempi sì che ce n’erano: Socrates, Zico, Edinho, Junior, Dunga, Careca. Era una squadra molto più solida da questo punto di vista.

Lei ha giocato due Mondiali, nell’86 e nel ‘90, questo Brasile è superiore al suo?

Sicuramente a quello del ‘90, lì eravamo poco organizzati. Ma quella dell’86 era una grande Selecao che uscì solo ai quarti di finali contro la Francia ai rigori. Non credo che quella attuale sia migliore.

L’idea di far giocare Neymar e di rinunciare a una vera punta la convince?

Neanche. Ripeto, per me Neymar è devastante partendo da sinistra, se invece lo si mette in mezzo spesso finisce per andare a prendere palla troppo indietro, si allontana dalla porta e a volte si incaponisce in azioni personali, finendo così col subire molti falli e diventando un giocatore normale, non il fenomeno che può essere. 

A sinistra, però, c’è un Vinicius che ormai fa quello che vuole al Real Madrid in quella posizione.

Certo, questo è un problema di Tite, ma io resto convinto che il miglior posizionamento per Neymar è quello di ala sinistra, più vicino alla porta. È lì che può fare veramente la differenza.

Eppure, nella preparazione di quest’estate Neymar sembra aver preso la rincorsa nel migliore dei modi per arrivare bene al Mondiale.

Vediamo se ha imparato dalle precedenti esperienze e questa può essere la volta buona. Io sono convinto che un giocatore come lui merita di vincere il Mondiale, ma ancora non ha dimostrato di essere un fenomeno assoluto con la Seleção.

Per potenziale, Neymar è al livello di Messi?

Fanno un tipo di gioco diverso. Messi non ha le qualità di Neymar ma è molto più concreto e sa cosa vuole e deve fare. Difficilmente Messi perde un pallone, mentre invece Neymar a volte si perde con quel tocco in più, e non va bene.

Ciò nonostante, in molti dicono che il Brasile è la favorita.

Non sono del tutto d’accordo. Secondo me le europee hanno sempre qualcosa in più per organizzazione, la Spagna, la Germania, la Francia, sono tutte nazionali insidiose che competono sempre. Ma anche il Belgio e la Croazia non sono da sottovalutare. 

Con queste premesse, viene da pensare che l’esordio contro una Serbia sulla carta insidiosa la spaventi…

Adesso non esageriamo (ride). Il Brasile è una squadra forte e deve assolutamente passare come prima il suo girone. E la Serbia e la Svizzera sono due squadre solide che hanno fatto bene. Diciamo che sarà un bel test. Ma se vuoi vincere il Mondiale devi passare per queste prove.

La qualità della squadra è innegabile. Neymar, Vinicius, Paquetà, Richarlison, è tutta gente di talento.

Sì, ma credo che manchi qualcosa dal punto di vista della mentalità, della forza di carattere. La gente tifa e tiferà, sperando in una vittoria, ma nell’aria non si respira un’aria di fiducia. Ricordo il Mondiale del 2014, in casa. Il Brasile arrivò in semifinale contro la Germania senza aver giocato bene neanche una partita. Quella semifinale fu un disastro, una tragedia, ma fu anche la conferma del fatto che il progetto tattico non fosse concreto.

Sogna una finale Brasile - Argentina?

Sarebbe meraviglioso (ride), anche se la vedo molto difficile.

Lontano dall’Europa, tuttavia, fino al 2002 solo le sudamericane sono riuscite a vincere.

Però ultimamente la situazione è cambiata, perché le ultime edizioni le hanno vinte solo gli europei. Vedremo se questa volta tornerà a vincere una sudamericana dopo vent’anni…

Per ultimo, che pensa della decisione di giocare in Qatar?

È stata una decisione presa dal punto di vista della convenienza economica. Il Qatar non è un paese di calcio, e per creare uno scenario per il Mondiale sono morte oltre 6000 persone nella costruzione degli stadi. Non condivido per niente la scelta di questa decisione, e non credo che ci sarà lo stesso clima sereno di altri Mondiali, quando tutti potevano andarci e tifare in libertà.

Il suo cuore, però, sarà con il Brasile.

“Claro”! Su questo non ci sono dubbi (ride).