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Esclusiva | Cevoli e il miracolo San Marino: "Provo a imitare Ancelotti, è lui il mio maestro"

Una sconfitta contro la Slovacchia cambiò per sempre la storia della nazionale di San Marino
Una sconfitta contro la Slovacchia cambiò per sempre la storia della nazionale di San MarinoČTK / imago sportfotodienst / IMAGO - Flashscore by Canva
Fino allo scorso mese di settembre, la Nazionale di San Marino aveva vinto soltanto una delle 204 gare disputate nella propria storia, nel 2004 contro il Liechtenstein. Lo stesso che i Titani sono riusciti a superare, prima, il 5 settembre in casa e, poi, pochi giorni fa, a Vaduz, conquistando la prima vittoria in trasferta e il primo posto nel proprio gruppo di Nations League

Una vera e propria impresa per la Nazionale, ranking Fifa alla mano, più debole del mondo. Ancora per poco, però. In un'intervista esclusiva a Diretta/Flashscore, infatti, Roberto Cevoli, il principale artefice di un'impresa che ha fatto il giro del mondo, si è detto convinto di poter spostare l'asticella ancora più su.

E già, perché, nonostante sia ancora fresco di promozione in Lega C, il ct di San Marino (che con il Modena ha giocato anche in Serie A) è consapevole che alcune combinazioni potrebbero permettere alla sua squadra di disputare, nel marzo del 2026, i playoff che assegneranno gli ultimi pass per la prossima Coppa del mondo: "Alla fine delle qualificazioni vedremo com'è andata".

Torniamo indietro di qualche giorno e, innanzitutto, complimenti. L'euforia ancora non è svanita ma, ora che è passato qualche giorno, a cosa non può davvero fare a meno di ripensare?

"Alla grande emozione appena l'arbitro ha fischiato la fine della partita. È andata avanti per parecchi giorni. E poi abbiamo pensato a quello che è stato tutto il percorso fino a qua, le cose che ci eravamo detti col presidente, ai primi incontri, tutte queste situazioni che ti vengono in mente quando succedono questi miracoli. Sì, chiamiamoli miracoli". 

Primo posto storico
Primo posto storicoFlashscore

Come ha fatto a convincere i suoi ragazzi che San Marino non è la nazionale più debole del pianeta?

"Dicendogli che avevo intravisto in loro delle qualità. Loro non sapevano di essere così bravi e secondo me lo sono e potrebbero militare in categorie diverse in Italia e, invece, rimangono tra i dilettanti e non si capisce il motivo. Probabilmente, perché i sanmarinesi in Italia sono visti un po' in maniera particolare e questo mi dispiace". 

I suoi calciatori oramai la considerano un maestro, ma lei cos'ha imparato da loro e da questa esperienza?

"Che con grande volontà si possono ottenere grandi risultati. Una cosa che avevo già imparato nella mia carriera da calciatore, però loro mi hanno solo confermato che quello che pensavo è vero: non ci si deve mai arrendere". 

Due lampi verdi
Due lampi verdiFlashscore

Quando ha capito che avrebbe potuto cambiare la storia dei Titani? Qual è stato il momento chiave?

"La sconfitta con la Slovacchia in un'amichevole disputata lo scorso giugno in Austria. Loro si stavano preparando agli Europei - che poi avrebbero giocato in maniera eccellente - e abbiamo perso 4-0, un risultato che avrebbe potuto essere considerato più che accettabile per San Marino. E, invece, a fine partita io, il mio staff e tutti i ragazzi eravamo arrabbiati, consapevoli che avrebbero potuto fare di più. Questo mi ha fatto capire che i ragazzi avevano voglia di fare qualcosa di importante". 

Sin dal primo momento ha puntato sui giovani piuttosto che su una squadra esperta. Pensa che qualcuno di questi ragazzi potrà seguire le orme del suo ct e giocare un giorno in Serie A?

"Credo che ci siano dei giovani molto interessanti. Ci sono dei 2006, ragazzi di 17-18 anni, che hanno qualità incredibili. Non so se potranno arrivare a giocare in Serie A, però credo che possono tranquillamente ritagliarsi una carriera in categorie importanti in Italia, magari in Serie B, secondo me, ce ne sono tre o quattro che possono arrivarci e questo mi fa molto piacere e mi fa sperare che il futuro della nazionale di San Marino non è limitato a quello che abbiamo fatto, ma può essere ancora migliore. Ci sono dei margini di crescita ancora grandi secondo me". 

Tra i più interessanti, i gemelli Benvenuti, entrambi calciatori della Primavera del Sassuolo e figli di Andrea, campione d'Europa sugli 800 metri nel 1994.

"Esattamente. E aggiungo un'altra cosa: anche nelle categorie inferiori, nell'Under 17 e nell'Under 19 di San Marino ci sono giovani molto interessanti che stanno crescendo. Non ho dubbi che saranno loro i futuri giocatori della Nazionale". 

Cosa vuol dire essere il commissario tecnico di una nazionale come San Marino che è formata principalmente da calciatori semiprofessionisti o, in alcuni casi, addirittura amateur?

"È sempre stato un mio obiettivo quello di allenare, un giorno, la nazionale di San Marino e, quindi, quando c'è stata la possibilità e mi hanno chiamato non ci ho pensato un minuto. Allenare la Nazionale del proprio paese credo che sia la cosa più bella che possa capitare a un allenatore e, quindi, ho colto al volo l'occasione". 

Resilienza, entusiasmo, serietà, lavoro: c'è un po' di tutto questo nella sua impresa. Nella vostra impresa.

"Sì e c'è anche il grande attaccamento dei ragazzi alla loro nazione, alla loro terra. Si mettono in gioco ogni volta e non è facile perché molti arrivano agli allenamenti dopo una giornata di lavoro. È un po' complicato, ma ci hanno sempre messo tanta passione. Io e il mio staff alla fine di tutti gli allenamenti ci ritrovavamo nello spogliatoio e ci dicevamo sempre 'mamma mia come si sono allenati anche stasera!', perché si sono sempre allenati con grande voglia e con grande determinazione e questa è stata la loro forza". 

La prima vittoria in trasferta della storia di San Marino
La prima vittoria in trasferta della storia di San MarinoFlashscore

C'è qualcuno in particolare che l'abbia sorpresa più degli altri per la sua forza di volontà?

"No, faccio proprio fatica perché sono tutti così: dai più giovani ai più vecchi. Lavorano tutti con una grandissima intensità, con una grandissima attenzione, con una grandissima determinazione. Fanno di tutto, lavori normalissimi: c'è chi fa il grafico, chi il magazziniere, qualcuno studia all'Università, altri vanno ancora a scuola. Un po' di tutto, come i ragazzi della loro età". 

A questo punto, però, inevitabilmente l'asticella si alza un po'. Qual è il prossimo traguardo da tagliare?

"È chiaro che quando si ottengono questi risultati ci sono sempre delle aspettative più grandi, ma è giusto che sia così. Dopo quello che abbiamo fatto non vediamo l'ora di misurarci con le squadre un po' più forti per capire a che livello siamo arrivati. Credo che questa sia una grande sfida". 

I voti delll'incontro
I voti delll'incontroFlashscore

In due mesi ha ottenuto più vittorie che in tutta la storia della nazionale di San Marino. Mi permetta una provocazione: è un genio lei o è stato poco attento chi l'ha preceduta?

"Sicuramente io non sono un genio. Non so se è stato poco attento chi mi ha preceduto. Ora ci è capitato di vincere due partite in poco tempo, ma il merito va condiviso con tutti gli altri, perché si è partiti da lontano, da quando è arrivato il presidente Tura, quindi 6-7 anni fa. Hanno cambiato il modo di pensare di calcio, hanno sviluppato un'accademia importante per i giovani. Insomma, non è sicuramente solo merito mio. Prima di me, per esempio, c'è stato Franco Varrella, un allenatore che ho avuto la fortuna di avere quando giocavo in Serie B alla Reggiana e che, secondo me, è un maestro di calcio. E, quindi, anche lui ha dato il suo contributo per cambiare un po' la mentalità di questa Nazionale". 

E il suo maestro chi è?

"Carlo Ancelotti. Mi ha insegnato un sacco di cose. Provo a imitarlo, ma non è che ci riesco sempre, anzi quasi mai! (ride, ndr) Lui mi ha insegnato un sacco di cose, soprattutto nella gestione del gruppo. Era un allenatore sopra le righe, lo si capiva subito e io ho avuto la fortuna di averlo all'inizio della sua carriera. Era al suo primo anno in una squadra di club, la Reggiana, e abbiamo vinto il campionato al primo colpo. Aveva un modo di gestire la squadra che poi non ho più ritrovato. Non è assolutamente un caso che abbia ottenuto tutto quello che ha ottenuto".

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