Storie di calciomercato, l'estate del 1998: Vieri sbarca alla Lazio e l'esperimento Nakata

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Storie di calciomercato, l'estate del 1998: Vieri sbarca alla Lazio e l'esperimento Nakata
Storie di calciomercato, l'estate del 1998: Vieri sbarca alla Lazio e l'esperimento Nakata
Storie di calciomercato, l'estate del 1998: Vieri sbarca alla Lazio e l'esperimento NakataProfimedia
Dopo una stagione strepitosa all'Atletico Madrid, Bobo entra a far parte dell'ambizioso progetto di Sergio Cragnotti, mentre l'eccentrico presidente del Perugia Luciano Gaucci sorprende tutti con l'acquisto dello sconosciuto giapponese

L'estate del 1998, quella dopo i Mondiali in Francia, fu caratterizzata da alcuni iconici trasferimenti interni al campionato di Serie A o comunque relativi a giocatori italiani. Primo fra tutti Bobo Vieri, che con nel certamen planetario con l'Italia aveva realizzato ben cinque reti in altrettante partite. Il Mondiale fu anche una vetrina importante per Roberto Baggio, ma l'acquisto più intrigante fu quello di Hidetoshi Nakata da parte del Perugia

Uragano Bobo

Mister 55 miliardi, cifra record fino a quel momento. Questo fu l’epiteto affibbiato all’epoca Christian Vieri, che dopo una sola stagione all’Atletico Madrid tornava in Italia in quanto tentato dall’ottima offerta di una Lazio il cui patron Sergio Cragnotti viveva un momento di smania di potere senz’eguali. .

Il suo sbarco a Formello avvenne in pompa magna, per ovvi motivi. Il suo adattamento al club biancoceleste fu però bloccato da un infortunio al ginocchio che lo avrebbe tenuto fermo per tre mesi. Reintegrato in rosa a partire dal 6 gennaio 1999, quando tornò segnando il suo primo gol contro il Bologna - gol che valse un’importante vittoria fuori casa - Vieri visse una seconda metà di stagione strepitosa, segnando 12 reti in 22 incontri e facendo sfiorare la vittoria del campionato alla Lazio. Suo fu il colpo di testa che finì sulla traversa alla penultima giornata in casa della Fiorentina, quando l’1-1 finale provocò il sorpasso decisivo del Milan, che si sarebbe poi affermato all’ultima giornata.

Il primo Samurai

Hidetoshi Nakata fu invece il sogno di mezza estate di un altro tipico presidente italiano degli anni ‘90, quel Luciano Gaucci che per anni con il suo Perugia diede vita a una splendida favola di provincia. Spinto da un’istrionica megalomania, il patron del club umbro portò in Italia il fantasista giapponese, che l’anno prima aveva segnato appena tre reti in 12 partite al Bellmare Hiratsuka. Arrivato al Renato Curi per tre milioni e mezzo di dollari nordamericani, il nipponico irruppe positivamente, stupendo lo stesso Gaucci.

Con al suo seguito una troupe di giornalisti provenienti dal suo paese e un traduttore personale, manco fosse un divino imperatore, fece un esordio imprevedibile e sopra le righe realizzando una doppietta contro la Juventus alla prima giornata. La sconfitta casalinga per 3-4 contro i bianconeri non oscurò la sua splendida presentazione. Il fiore asiatico era sbocciato in Umbria e da mezza punta realizzò la sua miglior stagione di sempre, segnando 10 reti e contribuendo a una storica salvezza, arrivata per un solo punto di distanza dalla Salernitana.

Bierhoff al Milan

Bierhoff al Milan
Bierhoff al MilanProfimedia

Capocannoniere l’anno prima con l’Udinese, Oliver Bierhoff fu chiamato dal Milan per provare a scalare le cime delle difese avversarie e portarsi al di sopra di tutte. E così fu: il tedesco arrivò in rossonero per duettare con George Weah dopo il pagamento di 25 miliardi, una cifra non da poco per un 30enne. Sbocciato tardissimo a Udine, il panzer teutonico fu così protagonista della cavalcata trionfale che portò i rossoneri alla vittoria dello Scudetto dopo un agonico sorpasso sulla Lazio alla penultima giornata. Autore di 19 reti e 11 assist, molti dei quali con sponde aeree, Bierhoff fu decisivo nell’allungo finale, quando realizzò tre reti nella penultima uscita in casa contro l’Empoli e un gol nella cruciale trasferta di Perugia, che sancì il trionfo tricolore dei rossoneri.

Baggio in nerazzurro

Il sogno del presidente e primo tifoso dell'Inter Massimo Moratti era quello di far convivere il Divin Codino con Ronaldo il Fenomeno, nell’ottica di riuscire non solo a fare spettacolo ma anche a vincere finalmente il tanto agognato Scudetto, che mancava da praticamente dieci anni nelle vetrine nerazzurre. Nella prima stagione, l’addio del tecnico Gigi Simoni e il mediocre rendimento dei suoi sostituti (nell’ordine Lucescu, Castellini e il redivivo Hodgson) non diedero i risultati sperati.

Nella seconda annata, invece,  fu ancora una volta un allenatore orgoglioso  a limitare lo straripante talento del fantasista veneto. E in questo caso si trattò di Marcello Lippi, che dopo aver vinto tutto alla Juventus era arrivato all’Inter per dare la spinta ultima per tornare a vincere. Il suo ego di comandante, tuttavia, fu un freno per la fantasia di Baggio, che scivolò come sesta scelta in un attacco dove sarebbe approdato anche Vieri. Fu però grazie a lui se l’Inter riuscì ad approdare all’edizione seguente dei preliminari di Champions League. Una sua doppietta d’antologia nello spareggio contro il Parma, infatti, decise chi sarebbe finito al quarto posto dopo l’arrivo a pari punti. Un regalo anche troppo importante nella sua ultima partita in nerazzurro prima della scadenza del suo contratto.