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Napoli: tra De Laurentiis e i tifosi più che pace sembra una tregua

Aurelio De Laurentiis assieme ai tifosi del Napoli
Aurelio De Laurentiis assieme ai tifosi del NapoliTwitter
La sensazione è che si tratti di una scelta forzata dagli eventi perché sarebbe stato imperdonabile - e nessuno glielo avrebbe perdonato né a l'uno né agli altri - non unirsi prima di un appuntamento così importante come sarà l'incontro di domani sera contro il Milan

All'improvviso, a Napoli, è scoppiata la pace. Esattamente come Luciano Spalletti si era auspicato dopo la gara d'andata dei quarti di finale di Champions League persa a San Siro contro il Milan: "Non so che clima aspettarmi al ritorno, e non vi immaginate come mi sia dispiaciuto vedere il nostro stadio in quella maniera. Stiamo vincendo il campionato dopo 33 anni d’attesa, ci giocavamo una partita importante e vedere quel ‘tutti contro tutti’ è una roba che non riuscirò mai a capire e che mi porterò sempre dentro. Se al ritorno succederà la stessa cosa, lascerò la panchina e andrò a casa. Perché è una cosa inspiegabile".

Il tecnico toscano si riferiva alla dura contestazione dei tifosi contro il caro biglietti e la rigida applicazione delle misure sugli striscioni e le bandiere che si possono portare dentro lo stadio. Rappresaglia cominciata,  all'esterno dello stadio, poche ore prima del match di campionato perso, poi, in malo modo proprio contro i rossoneri (0-4) e continuata, più tardi, sulle gradinate del Maradona dove i tifosi che volevano comunque sostenere la squadra sono stati presi a botte da chi, invece, aveva deciso che bisognava restare in silenzio.

La contestazione dei tifosi azzurri
La contestazione dei tifosi azzurriAFP

Una vera e propria faida interna che ha sconvolto l'ambiente circostante alla capolista proprio alla vigilia del momento più importante della stagione, caratterizzato dal trittico di sfide contro il Milan che domani sera arriverà, di nuovo al Maradona, alla propria conclusione. E la verità è che non sarebbe stato ammissibile, per nessuna ragione al mondo, che il Napoli potesse essere costretto a giocarsi in un condizioni ambientali al limite del surreale la possibilità di entrare, per la prima volta nella propria storia, tra le quattro migliori squadre del vecchio continente.

La pace era un passo obbligato sia per le frange più estremiste del tifo azzurro che per De Laurentiis: "Sì, è quello che dobbiamo fare. Abbiamo bisogno che i tifosi capiscano che devono venire allo stadio", aveva sottolineato il presidente durante una chiacchierata con un noto tiktoker napoletano, Ernesto Colella, il giorno prima che la Prefettura di Napoli decidesse di assegnargli una scorta proprio in seguito ai suoi attriti con la parte più violenta della tifoseria.

Scorta che il presidente continuerà presumibilmente ad avere nonostante la pace siglata dopo due ore di confronto, alla vigilia della partita pareggiata in campionato, lo scorso fine settimana, contro il Verona: "Napoli siamo noi. Presidente e tifosi uniti per vincere!", si legge nel post pubblicato da De Laurentiis sul proprio profilo Twitter. In realtà, però, più che una pace vera e propria si ha la sensazione che si tratti di una tregua forzata dagli eventi. Perché sarebbe stato imperdonabile - e nessuno glielo avrebbe perdonato né a l'uno né agli altri - non unirsi prima di un appuntamento così importante come sarà l'incontro di domani sera contro il Milan.