Napoli: scudetto dal retrogusto amaro che i tifosi non meritavano, che fine farà Spalletti?

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Napoli: scudetto dal retrogusto amaro che i tifosi non meritavano, che fine farà Spalletti?
Spalletti e DeLa durante la festa tricolore
Spalletti e DeLa durante la festa tricoloreProfimedia
L'ombra lunga di Aurelio di De Laurentiis ha finito per fagocitare gli altri due artefici, fuori dal terreno di gioco, della squadra campione d'Italia: Luciano Spalletti e Cristiano Giuntoli. E così, mentre in città la festa continua (giustamente), Castel Volturno attende l'ennesima rivoluzione del presidente azzurro. La meno attesa, la più sorprendente

Entrambi, in passato e in epoche diverse, sono stati vicinissimi al licenziamento in tronco. Luciano Spalletti poco più di un anno fa, dopo la brutta sconfitta contro l'Empoli. Cristiano Giuntoli un paio di stagioni prima, quando, nel bel mezzo della crisi con il presidentissimo, il ds dei miracoli era stato avvicinato dalla Roma per il dopo Petrachi.

Aurelio De Laurentiis, però, decise di dargli un'altra possibilità e, con il senno di poi, ha fatto bene. Sono loro tre, infatti, i tre protagonisti principali, fuori dal terreno di gioco, del Napoli campione d'Italia.

Il problema è che la lunga, lunghissima ombra del presidentissimo ha finito per fagocitare sia il proprio direttore sportivo che il tecnico toscano che, paradossalmente, mentre la città è ancora in festa, stanno già preparando le valigie. 

La Pec e le ali tarpate

Il sogno azzurro è finito
Il sogno azzurro è finitoAFP

Un po' istrionico, un po' burbero. De Laurentiis era convinto che far scattare a sua insaputa la clausola unilaterale di rinnovo automatico, previsto dal suo contratto, avrebbe fatto contento Spalletti.

E così, senza essere stato avvisato, lo scorso 19 aprile, il tecnico fiorentino ha ricevuto la comunicazione della Pec che il Napoli aveva mandato in Lega per comunicare ufficialmente che il loro sodalizio sarebbe durato un anno ancora.

DeLa era sicuro di fargli cosa gradita. E, in realtà, Spalletti non aveva mai immaginato a un epilogo diverso. Tuttavia, il toscano non incassò bene il decisionismo del proprio presidente che, dalla sua, ci restò male. Malissimo.

Si spiegano così le dichiarazioni di pochi giorni fa: "Spalletti? Nella vita la libertà è un bene incommensurabile e invalutabile, non devi mai tarpare le ali a nessuno come nessuno deve farlo con me. La cosa importante è essere grati".

La risposta di Spalletti non si è fatta aspettare: "Ma quali ali, a me bastano un paio di stivali". Quelli che, molto probabilmente, indosserà durante l'anno sabbatico che ha deciso di prendersi dopo aver riportato lo scudetto a Napoli oltre 30 anni dopo l'ultima volta.

"La mia posizione ora è facile. La gente ti riempie d’amore ovunque, ti sommerge di affetto e questo è bellissimo. Io aspiravo a questo e lo sto vivendo direttamente, è la cosa più bella che mi potesse accadere".

Il fuoriclasse dice "no"

L'altro epurato
L'altro epuratoProfimedia

A differenza di Spalletti, Giuntoli non ne vuole sapere di rimanere fermo un anno. Anche lui, però, sembra essersi convinto che la sua tappa all'ombra del Vesuvio sia terminata con la vittoria dello scudetto.

Ed è per questa ragione che ha cominciato a guardarsi intorno, scoprendo di avere solo l'imbarazzo della scelta. E, del resto, dopo aver portato Kvaradona a Napoli, le sue quotazioni sono salite alle stelle.

Il problema (per DeLa) è che l'offerta più allettante è quella arrivata da Torino. La Juventus, infatti, lo vorrebbe portare in Piemonte per affidargli la ricostruzione della Vecchia Signora.

Per riuscirci, però, dovrà prima convincere De Laurentiis a lasciarlo andar via. E non sarà semplice, perché il presidente del Napoli è anche disposto a ricominciare da zero, ma non gli va proprio giù rinforzare un rivale diretto in campionato.

"Considero De Laurentiis un fuoriclasse, lungimirante come pochi", ha assicurato, in più di un'occasione, Giuntoli che, da qualche tempo, ha cominciato a parlare come un ex: "Finché ci sarà lui il futuro è assicurato".

Toto-allenatore

Il sogno proibito
Il sogno proibitoAFP

"Non sto aspettando nulla, è tutto chiaro e definito. C'è soltanto da dirlo e abbiamo convenuto col presidente di aspettare ancora", ha fatto sapere Spalletti che ha, inoltre, assicurato che "la squadra non ha bisogno di niente e nessuno, sa giocare a calcio. È stata costruita bene da De Laurentiis e Giuntoli".

Ciononostante, qualcuno che si segga in panchina è necessario. Ed è per questa ragione che, come non poteva, essere altrimenti, è già partito il toto-allenatore che, per il momento, individua tre gruppi di possibili papabili alla successione.

I primi due sono quello degli esperti, formato da Rafa Benitez e Gian Piero Gasperini, e quello del nuovo che avanza, i cui rappresentanti principali sono Thiago Motta e Vincenzo Italiano, reduci da un'ottima campagna a cavallo dell'Appennino.

Il terzo è quello dei sogni: proibito e impossibile, nel caso di Julian Nagelsmann; maledettamente complicato, in quello di Luis Enrique; controverso e rumoroso quello di Antonio Conte, sebbene l'ex allenatore del Tottenham tornerebbe volentieri in Italia.

Rumoroso perché riuscire a prevedere cosa potrebbe venir fuori dall'incontro di due delle personalità più forti del panorama calcistico europeo non è semplice. Quello che è certo è che lo spettacolo pirotecnico sarebbe degno, nel bene o nel male, di napoli. Perché nessun'altra città al mondo sa bene che dai fuochi d'aritificio ti puoi aspettare tutto il meglio o tutto il peggio.