“Dopo la vittoria della Copa America sono tornato qualche giorno prima dalle ferie per l’infortunio di Taremi e ho avuto qualche difficoltà: il corpo a volte ti presenta il conto. Adesso però sto meglio. A volte mi sento un robot, altre volte no: riposare mi piace poco, ma a volte le gambe non rispondono, a volte è la testa che non va. Le due cose devono essere collegate e bisogna essere bravi a gestirsi". Così Lautaro Martinez, attaccante dell'Inter, ha spiegato il suo momento attuale in un'intervista al Corriere della Sera.
Il capitano nerazzurro, a secco di reti da un mese, ha spiegato così il suo difficile momento realizzativo: "Sono un attaccante e vivo per il gol. Però si deve anche analizzare la partita che uno fa. E io in questi mesi sto giocando più lontano dall’area, perché mi piace far salire la squadra: è una cosa che sto aggiungendo al mio gioco e mi sento bene così.
Lautaro ha così dato un compito importante al suo partner offensivo Marcus Thuram: "Lui sta più centrale e più avanzato, ma non è una cosa studiata: nasce dalla nostra intesa in campo. L’anno scorso spesso era lui che arretrava un po’ o si allargava, adesso tocca a lui fare più gol”.

La sua intenzione, nonostante tutto, è quella di tornare presto al gol: "Spero di sbloccarmi e che poi i gol arrivino tutti insieme. Del resto mi è già successo. L’importante è stare tranquilli e lavorare nel modo giusto. Sempre”.
Interrogato sulla vittoria in casa della Lazio, che ha dato la prova della concretezza della sua squadra, Lautaro ha detto: “Quello è stato un segnale importante e dobbiamo continuare a lavorare sull’intensità. Anche perché il campionato quest’anno è ancora più difficile ed equilibrato. Quando ho detto quelle cose, la squadra si divertiva in campo e si vedeva. E forse finora abbiamo dato la sensazione di divertici un po’ meno. Ma sappiamo sempre cosa fare, come trovare il compagno: Inzaghi ci lascia libertà di esprimerci al massimo”.
E proprio sul suo allenatore, l'argentino ha affermato: “È sottovalutato. Il suo segreto è che continua a volte a pensare come un calciatore, quindi ci capisce tantissimo e vive le cose come noi. Per me poi la fortuna è doppia, perché lui è stato attaccante e quindi mi lascia la testa libera e il sorriso. Sono cose molto positive. Io con Conte ho imparato tantissimo e lo ringrazio. Con Inzaghi sento di essere cresciuto a livello altissimo”.
Per ultimo, un pensiero sul settimo posto al Pallone d'oro: “Credo di aver fatto un anno importante, non solo perché sono stato capocannoniere in Copa America e in Serie A, ma anche per il modo di giocare. A volte sì mi sento sottovalutato. Però i trofei di squadra hanno un peso diverso”.