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Jimenez rivela: "Partite truccate in Italia. Una volta il mio portiere mi voleva uccidere"

Luis Jimenez in Cile
Luis Jimenez in CileANDRES PINA/PHOTOSPORT / AFP
L'ex calciatore di Inter, Ternana, Fiorentina e Lazio ha denunciato delle combine nel suo periodo passato in Serie A: "In Cile qualcosa del genere non mi è mai successo. In Italia invece molte partite erano sistemate, c'era molta mafia"

In Serie A ho giocato almeno tre partite truccate. Non posso dirvi con che squadra, ma è accaduto in Italia. In Cile qualcosa del genere non mi è mai successo. In Italia invece molte partite erano sistemate, c'era molta mafia. Oggi meno, perché tante persone, ex calciatori e dirigenti sono stati puniti e non possono più lavorare nel calcio". Queste le parole, fortissime, di Luis Jimenez, riguardo il suo passato in Italia. Una denuncia senza peli sulla lingua da parte dell'ex calciatore cileno di Inter, Fiorentina, Ternana e Lazio. Il tutto al canale YouTube "Vamo A Calmarno".

Il 40enne ricorda un episodio in particolare: "Giocavo nella Ternana. Una volta entrai, segnai e il portiere della mia squadra mi voleva uccidere. Erano d'accordo per pareggiare, io feci gol e quindi gli altri avrebbero dovuto segnarne uno anche loro. Doveva finire in pareggio e aveva pochissimo tempo per farsi segnare una rete e fare uscire l’1-1. Lui giocava poco e voleva un pari a reti inviolate. Io però non lo sapevo, erano le mie prime partite in Italia. Volevo mangiarmi il campo e me lo dissero solo dopo".

Il secondo riferimento, è forse ancora più grave: "Un’altra partita era Ternana-Atalanta del 2004, eravamo prima e seconda e c’era il gemellaggio tra i tifosi, era una festa. In pratica io mi procuro il rigore, erano tutti disperati, compagni, avversari, tifosi. Un mio compagno lo segna e mi ricordo che, anziché esultare, si mise le mani sul volto. Io ero fuori perché mi avevano colpito forte, vedo tutti disperati, anche il mio compagno che aveva segnato".

Al riguardo Jimenez ha aggiunto: "Poi il dottore mi spiegò che era una partita aggiustata e di non entrare più in area di rigore: non mi avevano detto nulla, ma io dico, avvisatemi, per ultimo ma almeno avvisatemi”.