Altri

Il terapeuta di Fagioli: "Noia e tanti soldi, i calciatori diventano ludopatici"

Nicolò Fagioli
Nicolò FagioliFabrizio Carabelli / LiveMedia / DPPI via AFP
Paolo Jarre spiega il recente fenomeno del betting compulsivo da parte dei calciatori, del quale è stato aperto un altro capitolo nella giornata di ieri: "L'altalena emotiva dà dipendenza, almeno uno su cinque si dà al gioco"

"Essere un calciatore e avere tanti soldi non è un fattore di protezione, ma di rischio. I 12 calciatori emersi dall'indagine sono solo la punta dell'iceberg. Dei 500 calciatori di Serie A, credo che almeno 100-150 siano in questa situazione". Lo afferma in un'intervista al QN Paolo Jarre, terapeuta del calciatore Nicolò Fagioli, e tra i massimi esperti italiani sulle tematiche legate all'azzardo patologico.

"I maschi fra i 18 e i 25 anni rappresentano la fascia di popolazione più a rischio per gioco d'azzardo tramite scommesse sportive - afferma -. Altri fattori di rischio per questi ragazzi, spesso poco acculturati, sono il tanto tempo libero, i tanti soldi e la mancanza di interessi diversi dal calcio. Con gli smartphone, poi, l'azzardo è in tasca 24 ore su 24. Vincere o perdere non conta, chi gioca d'azzardo insegue lo stato di ebbrezza determinato dalla giocata".

Le statistiche di Fagioli
Le statistiche di FagioliFlashscore

"La noia è un fattore molto importante, soprattutto per ragazzi che non hanno sperimentato la piacevolezza dell'attesa perché tutti i loro bisogni sono stati soddisfatti prima ancora di trasformarsi in desideri - prosegue - Nell'ambito di una vita emotivamente piatta, puntare, aspettare quei minuti per avere l'esito, perdere, riprovare, produce in loro un'altalena emotiva a cui non sono abituati e che dà dipendenza. Una dipendenza da dopamina innescata dall'attesa: l'incertezza è un motore potente che determina una cascata dopaminergica".

"La notorietà rende più difficile rivolgersi ai servizi pubblici. Si sentono maggiormente sottoposti a un pregiudizio morale. Ma si tratta di persone con le loro vulnerabilità. Il più delle volte quando arrivano a chiedere aiuto, ormai hanno alle spalle grossi guai sul piano economico e finanziario ma anche relazionale", chiude Jarre.