Flashback, lotta Scudetto all’ultimo respiro: i finali più drammatici della Serie A dal 2000 a oggi

I giocatori dell'Inter festeggiano il diciottesimo Scudetto a Siena
I giocatori dell'Inter festeggiano il diciottesimo Scudetto a SienaČTK / AP / Paolo Lazzeroni

Nel calcio, gli ultimi novanta minuti possono valere un’eternità. Quando lo Scudetto si decide all’ultima giornata, ogni attimo diventa storia. Dal diluvio di Perugia al guizzo di Milito a Siena, la Serie A ha vissuto finali capaci di segnare un’epoca. Ora, Napoli e Inter stanno per scrivere il prossimo capitolo.

Il calcio, nella sua essenza più pura, è una questione di centimetri, di attimi, di equilibrio instabile. E in Serie A, quando lo Scudetto si decide all’ultima giornata, quel confine sottile tra trionfo e disfatta si fa leggenda. Dal diluvio di Perugia alla doppietta di Ibra sotto il cielo plumbeo di Parma, passando per le lacrime del 5 maggio e l’estasi rossonera a Reggio Emilia: sono queste le stagioni recenti che hanno inciso la loro impronta indelebile nella storia del campionato italiano, decise all’ultimo respiro.

1999/2000 - Il diluvio che cambiò la storia

Fu uno degli epiloghi più drammatici e imprevedibili nella storia del calcio italiano. A una sola giornata dal termine, la Juventus di Carlo Ancelotti comandava la classifica con due punti di vantaggio sulla Lazio di Sven-Göran Eriksson, protagonista di una rincorsa furiosa che sembrava sospinta dal destino.

All’Olimpico, i biancocelesti fecero il proprio dovere con autorità: 3-0 netto alla Reggina, gara mai realmente in discussione. Ma il destino dello Scudetto si giocava altrove, tra le pozzanghere del Renato Curi di Perugia, dove un nubifragio trasformò il campo in un acquitrino e costrinse l’arbitro Collina a sospendere il match tra i padroni di casa e la Juventus per oltre un’ora. Un’attesa interminabile, durante la quale l’intero Paese restò col fiato sospeso.

Quando il gioco riprese, fu Alessandro Calori, difensore dei Grifoni, a scrivere la storia. Il suo destro al volo trafisse Van der Sar e abbatté le certezze juventine, regalando alla Lazio il secondo Scudetto della sua storia.

Roma esplose in una festa senza confini, sponda biancoceleste. A Torino, invece, si aprì un’estate rovente, fatta di polemiche, rimpianti e un’amarezza che avrebbe lasciato il segno per anni. Quella fu la stagione in cui il cielo, letteralmente, decise le sorti di un campionato.

2000/2001 - Lo Scudetto passò dall’altra sponda del Tevere

A soli dodici mesi di distanza dal trionfo biancoceleste, lo Scudetto rimase nella Capitale, ma cambiò sponda. La Roma di Fabio Capello, reduce da una stagione costruita con investimenti importanti, strategie precise e un’ambizione feroce, si presentò all’ultima giornata con il fiato sul collo della Juventus e la Lazio leggermente più distaccata, ma ancora matematicamente in corsa.

Il primo match point era stato vanificato pochi giorni prima, a Napoli, in una partita che lasciò l’amaro in bocca a squadra e tifosi. La tensione si fece palpabile: la pressione di dover vincere e sperare, di dover dominare sotto l’occhio vigile di un Olimpico gremito e rovente, era enorme. Ma contro il Parma i giallorossi firmarono un 3-1 che divenne subito leggenda. Totti, Montella e Batistuta confezionarono una vittoria che scatenò la festa della città. 

L’invasione di campo arrivò persino prima del triplice fischio, tanta era l’ansia di toccare la storia. Per la Roma fu il terzo, e finora ultimo, Scudetto della propria epopea. Un titolo che chiuse idealmente un biennio in cui la città eterna aveva visto sventolare il tricolore prima a Formello, poi a Trigoria.

2001/2002 - Il dramma del 5 maggio

Fu forse il finale più crudele e amaro nella storia recente del calcio italiano, un epilogo che ha scolpito nella memoria di tutti il significato più doloroso della parola beffa. L’Inter di Héctor Cúper, dopo una stagione fatta di sacrifici, lotte e speranze, si trovò a un passo dalla gloria. Prima in classifica, con il destino dello Scudetto stretto nelle proprie mani, la squadra nerazzurra era consapevole che bastava un solo passo avanti per tornare a dominare il campionato italiano dopo anni di attesa.

Dietro di loro, come ombre in agguato, Juventus e Roma inseguivano con determinazione, pronte a sfruttare qualsiasi minimo errore. Ma la fiducia dell’Inter sembrava salda: il sogno Scudetto sembrava ormai a portata di mano. L’ultima giornata si giocò allo Stadio Olimpico di Roma, una bolgia vestita di nerazzurro, dove la tifoseria sognava di festeggiare un trionfo atteso da 13 anni.

La Lazio, priva di reali ambizioni di classifica, si trasformò in un avversario spietato e cinico, capace di colpire con precisione chirurgica e freddezza glaciale. Il clamoroso 4-2 finale, firmato da una doppietta di Poborsky (intervistato in esclusiva), Simeone e Simone Inzaghi, squarciò il cuore nerazzurro, cancellando in un attimo sogni e speranze coltivati per tutta la stagione. Ronaldo, simbolo e trascinatore dell’Inter, uscì dal campo in lacrime, sopraffatto dall’amarezza, mentre Angelo Toldo, protagonista di tante battaglie, rimase pietrificato, incapace di assorbire l’incredibile rovescio subito.

Nel frattempo, la Juventus di Marcello Lippi si impose con autorità a Udine, vincendo 2-0 e approfittando senza pietà del crollo dell’Inter per laurearsi campione d’Italia. Una stagione che aveva visto i bianconeri in rimonta, pronti a sfruttare il minimo cedimento dei rivali, si concluse con la conquista del tricolore e l’Inter, che fino a poche ore prima era regina incontrastata, costretta ad accontentarsi di un doloroso terzo posto.

2007/2008 - La pioggia, Zlatan e la salvezza dell’Inter

Cinque anni dopo, la lotta per lo Scudetto tornò a essere un duello serrato e teso fino all’ultimo respiro, tra Inter e Roma. I nerazzurri, guidati da Roberto Mancini, si presentarono all’ultima giornata con un vantaggio risicato di un solo punto, ma con i nervi logorati da settimane di una tensione crescente.

La trasferta di Parma si trasformò in un campo di battaglia sotto un cielo grigio e una pioggia incessante. Nel frattempo, a Catania, la Roma trovava il gol che le permetteva di scavalcare momentaneamente l’Inter e salire in testa alla classifica virtuale, facendo impennare l’adrenalina tra i tifosi giallorossi.

Ma fu proprio in quel momento che, dal fondo della panchina nerazzurra, si levò la presenza decisiva di Zlatan Ibrahimović. Appena recuperato da un lungo infortunio, lo svedese entrò in campo con la determinazione di chi sa che quella partita poteva cambiare per sempre la sua storia e quella del club. In appena trenta minuti, Ibrahimović siglò una doppietta, illuminando il Tardini con due gol che ribaltarono il risultato e fecero esplodere di gioia i tifosi nerazzurri.

Il 2-0 finale al Parma consegnò all’Inter il tanto agognato sedicesimo Scudetto, mentre la Roma, nonostante una stagione da applausi, si dovette accontentare di un pareggio per 1-1 a Catania, vedendo così svanire ancora una volta il sogno tricolore sul più bello. 

2009/2010 - Il sigillo di Milito, l’inizio del Triplete

Ancora una volta, la sfida per lo Scudetto si giocò sul filo del rasoio tra Roma e Inter, in un duello che sembrava scritto per il massimo dramma sportivo.

I giallorossi, protagonisti di una rincorsa emozionante e ricca di colpi di scena, erano riusciti a tornare in vetta alla classifica, alimentando le speranze di un titolo tanto atteso da tempo. Tuttavia, la sconfitta interna contro la Sampdoria, inaspettata e dolorosa, sconvolse nuovamente gli equilibri, riaprendo la corsa e lasciando tutto apertissimo all’ultima giornata.

Il destino portò l’Inter a Siena, una trasferta sulla carta abbordabile ma che si trasformò ben presto in un vero e proprio esame di carattere. Fu allora che Diego Milito, l’uomo delle grandi occasioni, si fece avanti e con un solo gol risolse la partita. Quella rete non solo consegnò lo Scudetto all’Inter, ma rappresentò il preludio a una notte storica: sei giorni dopo, a Madrid, l’Inter avrebbe completato il Triplete battendo il Bayern Monaco.

2021/2022 - Il ritorno del Diavolo

Dopo dodici anni di attesa, la Serie A tornò a regalare un finale da batticuore, una sfida che sembrava scritta per restare negli annali del calcio italiano. Il Milan di Stefano Pioli arrivò a Reggio Emilia con due punti di vantaggio sull’Inter e con lo Scudetto che, pur vicino, non era ancora certo. La pressione era enorme, ma i rossoneri risposero sul campo con una prestazione di altissimo livello.

Il Sassuolo fu travolto da un’onda rossonera: doppietta di Giroud, sigillo di Kessié, tre assist di Leão. La vittoria per 3-0 fu una liberazione.

Nel frattempo, a San Siro, l’Inter non fece sconti alla Sampdoria, travolgendo i blucerchiati con autorità. Tuttavia, ogni sforzo fu vano. Pesava ancora come una condanna la sconfitta nel recupero di Bologna, un risultato che aveva aperto una ferita profonda e, alla fine, decretò il destino del campionato. Quel trionfo segnò il ritorno del Milan ai vertici del calcio italiano dopo dodici lunghi anni, riportando il Diavolo a brillare di nuovo sotto i riflettori della Serie A.

E ora?

Il campionato 2024/2025 potrebbe aggiungersi a questa galleria di emozioni. Ancora una volta, tutto è in bilico all’ultima giornata, con il Napoli avanti di un punto sull'Inter.

I partenopei affronteranno in casa un Cagliari ormai salvo, mentre la squadra di Inzaghi sarà di scena a Como, una trasferta insidiosa e mai scontata.

La classifica di Serie A
La classifica di Serie AFlashscore

In questo fragile equilibrio, ogni singolo errore potrà riscrivere il destino della stagione. Perché, si sa, quando lo Scudetto si decide all’ultimo respiro, non è più solo un trofeo.