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Caso plusvalenze, occhi puntati sulla Roma: la Procura apre un fascicolo sul club giallorosso

2019: il messaggio inequivocabile di un giovane tifoso giallorosso
2019: il messaggio inequivocabile di un giovane tifoso giallorossoSILVIA LORE / NurPhoto / NurPhoto via AFP
Le indagini sono in fase iniziale: i pm romani hanno già accusato Pallotta e i suoi ex collaboratori di falso in bilancio tra il 2018 e il 2020 e violazione del testo unico dell’intermediazione finanziaria con implicazioni sui bilanci dal 2020 al 2022.

La procura della Federcalcio ha aperto un fascicolo sul caso delle plusvalenze della Roma. Una decisione nata dopo il rinvio a giudizio della Procura di Roma dell'ex presidente giallorosso, James Pallotta, e di cinque suoi ex dirigenti (Fienga, Baldissoni, Gandini, Francia e Malknecht). 

Le indagini della procura federale sono ancora in una fase iniziale, con il procuratore Giuseppe Chiné che non ha ascoltato ancora nessuno né della vecchia né dell'attuale dirigenza.

21 milioni

Secondo Sport Mediaset "come già riportato dai pm romani, che accusano Pallotta e i suoi ex collaboratori di falso in bilancio e violazione del testo unico dell’intermediazione finanziaria con implicazioni sui bilanci dal 2020 al 2022, la questione riguarderebbe la contabilizzazione delle plusvalenze (tra il 2018 e il 2020), calcolate sui 60 milioni di euro quando avrebbero dovuto essere "soltanto" 39". 

"Fra le operazioni sotto la lente d'ingrandimento ci sarebbero l'acquisto di Spinazzola e la successiva vendita alla Juve di Luca Pellegrini (per la difesa si tratta di operazioni slegate), il passaggio di Naingollan all'Inter in cambio di Zaniolo e Santon, l'acquisto di Cristante dall'Atalanta e il passaggio ai bergamaschi di Tumminiello, la cessione al Napoli di Manolas con arrivo in giallorosso di Diawara e, infine, l'operazione con il Sassuolo per Defrel in cambio di Marchizza e Frattesi".

Deferimento?

"A questo punto - continua Mediaset - non è scontato che vi sia il deferimento della squadra giallorossa visto che, come già accaduto nel processo del 2022 che vide coinvolti fra gli altri Juventus, Genoa, Parma e Sampdoria, i club vennero assolti sia in primo che in secondo grado perché il valore attribuito a un calciatore sarebbe relativo".

Come spiegato da La Gazzetta dello Sport, infatti, "per dimostrare il dolo sarebbe quindi necessario dimostrare l'intenzionalità di gonfiare i valori in bilancio con prove certe come intercettazioni, sequestri di documenti o confessioni. Aspetti che non vanno esclusi, ma di cui si potrà aver più certezza alla chiusura delle indagini prevista per la fine di aprile".