Theo Hernández sembra aver sepolto il suo traumatico addio al Milan, lasciandoselo alle spalle e, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, ha fatto capire di essere pronto a ricominciare: "La mia priorità era restare. Avrei meritato un trattamento migliore. Non me l’aspettavo. Alcuni compagni mi spingevano a restare, ma quando un dirigente ti chiama e ti dice 'se resti qui ti mettiamo fuori rosa' io che cosa posso fare? Cerco altro".
Oggi, il terzino francese brilla come una delle stelle dell’Al Hilal guidato da Simone Inzaghi: "Mi ha detto: 'Andiamo a vincere insieme?'. So che all’Inter lo chiamavano 'demone'. In campo una persona, fuori un’altra: un gentleman. Ogni tanto mi ha fatto qualche battuta sul fatto che l’anno scorso gli ho fatto perdere la Supercoppa qui a Riad, ma anche lo staff mi ricorda i derby o i duelli con Dumfries".

Incontro con i suoi ex compagni a Riad
"Sì li ho visti, prima della partita con il Napoli. Quando andai via non riuscii ad abbracciarli tutti come avrei voluto. Mi dispiace che abbiano perso. Ho detto 'bravo' a Bartesaghi, che si merita tutto, e abbracciato Modric, con cui ho giocato a Madrid. Un genio: è di un altro livello.
"I dirigenti? Allegri, Tare e Ibra. Furlani non si è fatto vedere. Quando sono arrivato c’erano Massara, Boban e Maldini, il mio idolo. Ibra è un top, ma dopo Paolo è cambiato tutto in peggio. A parte Ibra, la mancanza di milanismo di sente".
Maldini
"Il giorno in cui mi ha chiamato per incontrarci è stato il più bello della mia vita sportiva. Mi raggiunse a Ibiza e parlammo di fronte a un’aranciata. Non volevo crederci. Se sono diventato ciò che sono, e anche il difensore del Milan con più gol, è grazie a lui. Tuttora siamo sempre in contatto. La sua maglia con dedica mi emoziona: 'Theo, il mio degno erede'".
Interesse del Como
"Il mio agente non me ne ha mai parlato. Dicevano che avessi chiesto cifre esorbitanti per il rinnovo, che spingessi per la cessione... tutto falso".
Le critiche dei tifosi
"Mi hanno fatto molto male. So che ho commesso degli errori, come le espulsioni con la Fiorentina o col Feyenoord, ma siamo umani. Non ero sereno mentalmente e avrei potuto fare meglio, ma i tifosi sanno chi è stato Theo al Milan".
Maignan?
"Ha una situazione simile alla mia, e non è finita bene".
Tornare?
"Ora voglio vincere qui. Ma finché c’è certa gente non torno".
