"Avevo l'offerta Roma dello scudetto, con Baldini che venne a casa mia a prospettarmi i futuri 5 anni, e il Barcellona, oltre alla Juventus. Arrivare alla Juve dal Parma fu come lasciare la Terra e atterrare su Marte. Momento più brutto alla Juve? I due settimi posti, due anni di agonia. Se non fosse arrivato Conte non avremmo mai vinto. Era l'unico che poteva ricaricare la squadra, nessuno ci sarebbe mai riuscito".
Così Gianluigi Buffon, capo delegazione della Nazionale italiana e campione del mondo nel 2006, alla presentazione del libro "Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi" presso la libreria Spazio Sette a Roma, ricorda il suo periodo alla Juventus, squadra nella quale ha giocato gran parte della sua carriera.
Le anime speciali
Poi, parlando degli ex compagni, Buffon ricorda alcuni "ragazzi - italiani esclusi - che mi hanno toccato il cuore e sono Tevez, Dani Alves e Thuram, oltre a Mario Stanic. Li ricordo con piacere perché avevano un'anima speciale", mentre su Cristiano Ronaldo ammette che "l'entità era grande, estremamente consapevole di ciò che era e rappresenta. Ma se avevi la fortuna di prenderlo in disparte capivi il tipo di fragilità che poteva avere, le difficoltà che ha dovuto superare".
Sarri e Gianni Agnelli
Tra i ricordi c'è spazio anche per Maurizio Sarri, definito "la scelta più giusta per quello che doveva essere il piano Juve per proporre un certo tipo di calcio. Ma non sempre gli allenatori così preparati sono abituati a gestire determinati giocatori. A un certo punto ha capito che per vincere doveva arrivare a un compromesso, per me è sinonimo di intelligenza ma la società ha valutato che non si potesse ripartire", prosegue mentre ricordando Gianni Agnelli Buffon conclude sottolineando come "era spassosissimo, aveva una curiosità unica. Una volta mi chiamò alle 5.30 di mattina per chiedermi di un rigore parato 7 o 8 mesi prima".
Il ruolo del portiere e i lasciti della sua lunga carriera
"Non sento la mancanza del calcio. Non mi mancano le partite perché le emozioni che ho vissuto da protagonista nel calcio, con responsabilità enormi, non le vivrò mai più". Buffon, durante la chiacchierata con Massimo Giletti, parla del ruolo del portiere che "è un'altra cosa, bisogna avere doti e un carattere preciso; devi essere masochista, è l'unico che deve solo difendere, non hai quasi mai la vera soddisfazione di fare gol o di un qualcosa di importante che venga registrato. Devi essere altruista. E anche un po' suonato".

Poi, rispondendo alla domanda sul fatto se fosse lui il migliore di sempre, sottolinea come "sarebbe da presuntuosi definirsi il migliore della storia, ma per longevità di carriera e per come ho performato ce ne sono stati pochi come me".
Infine un passaggio sulla propria carriera: "Errori ne ho fatti parecchi, ma anche qualcosa di positivo. Dagli errori ho imparato tanto, ho pagato sempre sulla mia pelle e quando non c'è nessuno che si frappone tra te e le critiche, alcune volte pretestuose alcune volte giuste, ti colpiscono. L'unico modo per diventare persone migliori è sbagliare, pagare e ripartire. Cadere e rialzarsi è una metafora della vita, nella vita capita tantissime volte di cadere ma bisogna sempre trovare il motivo per rialzarsi. Ed è la cosa stimolante della vita", conclude.