Rafa Nadal e l'amara consapevolezza di essere umani

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Rafa Nadal e l'amara consapevolezza di essere umani

L'incredulità di Rafa Nadal
L'incredulità di Rafa NadalProfimedia
Il tennista maiorchino, battuto agli Internazionali con un umiliante 6-1 6-3 da Hurkacz, è sembrato quasi incredulo a scoprirsi improvvisamente impotente.

ROMA - In un Centrale gremito solo per lui, Rafa ci credeva. Dopo l'entrata trionfale tra le musiche tonitruanti scelte dall'organizzazione e lo speaker che ne ricordava la grandezza sciorinando i numeri, lo spagnolo rimbalzava come una molla al momento del sorteggio per il servizio. Tra i "Rafa" e i "vamos" del pubblico, ha iniziato la partita in modo aggressivo, mettendo in difficoltà un tennista solido come Hubert Hurkacz, costringendolo a salvare cinque palle break in un primo gioco infinito.

Se al vecchio Nadal sarebbe bastata la prima, questo ha dovuto subire la frustrazione di vedersi respingere tutti gli attacchi, per poi iniziare a subire le risposte del polacco. Ben presto è stato chiaro ai più seduti in tribuna che, nonostante l'inizio da leone, questo Nadal soffriva. Si vedeva dalle continue palle corte per spezzare il ritmo, dall'arrivo in leggero ritardo sulla palla, frazioni di secondi determinanti in questo sport che non gli permettevano di posizionarsi al meglio per far partire il colpo. E così, dopo attacchi di rovescio incrociato, il dritto lungolinea che una volta sarebbe finito all'incrocio delle linee sul fondo, finiva fuori o sul nastro.

Dopo un umiliante 6-1 nel primo set ci si aspettava la reazione d'orgoglio del leone ferito, ma di fronte alle mazzate di Hurkacz sul servizio, questo Nadal è sembrato impotente. Finiva così con un inedito 6-1 6-3 sull'amata terra rossa di cui è stato sempre il re incontrastato. Troppo per chi ha vinto questo torneo ben dieci volte. Il re si è scoperto nudo, e la delusione per essere stato demolito da un tennista normale, almeno rispetto a lui, era insopportabile.

La quiete dopo la tempesta

Una delusione che non è riuscita a mitigare neanche il caloroso abbraccio del pubblico del Centrale, tutto in piedi per tributare il saluto a uno dei tennisti più forti della storia. Tanto che, quando si avvicinano gli organizzatori chiedendogli di rimanere per salutare quei tifosi che forse non lo rivedranno più, una celebrazione in stile Madrid, Rafa la prende male, quasi offeso da quella "sorpresa" che non si aspettava, e imbocca gli spogliatoi. Lì, come fanno sapere gli organizzatori, distruggerà diverse racchette sfogando tutta la sua rabbia.

Passata la tempesta nella sua mente (e sulle povere Babolat), torna la quiete. Una quiete inedita, come quella lasciata da un uragano che ha devastato tutto: costruzioni, certezze e obiettivi. La rassegnazione alla scoperta del nuovo paesaggio sconquassato dalla furia è la stessa che Nadal mostra in conferenza stampa, analizzando la partita. "Pensavo di essere più in forma, e accorgermi di non essere al livello che credevo è stata dura", ammette con un filo di voce. "Dopo il primo gioco non sono più riuscito a contrattaccare, a creargli problemi". Lo ripete più volte, quasi incredulo lui stesso a quelle parole. 

Poi il pensiero corre all'amato Roland Garros, alla consapevolezza che in queste condizioni non potrà essere competitivo.."vedremo domani, tra una settimana, tra due settimane come starò" dice, prima di ritrovare tutto il suo orgoglio e dichiarare: "Dovrò migliorare perché voglio esserci a tutti i costi". A chi gli chiede della cerimonia, risponde quasi stizzito per quella "sorpresa" inaspettata, per poi chiarire di averla fatta a Madrid perché era l'ultima volta lì e Madrid è per lui una situazione particolare, mentre Roma..."non so neanche se è stata la mia ultima volta qui, non sono sicuro al 100%, diciamo al 98%". Una scusa forse, perché se mai ci sarà questa cerimonia, probabilmente Nadal sarà vestito in borghese. 

L'uomo e il superuomo 

La sensazione è che ieri il campione maiorchino si sia improvvisamente scoperto "umano". L'amara consapevolezza di non poter competere ora ad alti livelli ha fatto a cazzotti nella sua mente con le speranze ma anche le sicurezze che aveva prima del match: "Pensavo di essere più in forma". Forse si è improvvisamente accorto che l'età è una democratica mannaia per la carriera di qualsiasi sportivo, che anche il suo fisico, la sua forza debordante devono farci i conti. E che non è più quel tennista che quando tornava da un lungo infortunio riprendeva a vincere tornei come se fosse stato in vacanza. Tempi di recupero che lasciavano basiti anche i colleghi, tanto che qualcuno ipotizzava con un po' di malignità "cure miracolose".

Probabilmente anche quel solo anno di differenza che lo separa da Djokovic, ancora numero 1, non lo aiuta in un'analisi schietta delle sue possibilità. Difficile arrendersi all'idea di non poter tornare ai vertici. Un pensiero insopportabile per lui che non è mai stato secondo a nessuno, specie sull'amata terra rossa. 

E così Nadal, salutando Roma, lascia i suoi tifosi aggrappati a quelle parole d'orgoglio - "voglio esserci a tutti i costi" - per mantenere viva l'aspettativa di un altro incredibile exploit del maiorchino al Roland Garros, dove si presenterà sicuramente nelle migliori condizioni possibili per lui ora. Certo, servirà molto di più di così. Non basterà questo Nadal. Non basterà l'umano. Almeno per quel limitato periodo, Nadal si dovrà scoprire superuomo. 

Marco Romandini - Caporedattore Diretta News
Marco Romandini - Caporedattore Diretta NewsFlashscore