Spalletti si confessa: "Io come un rabdomante, la qualificazione europea è la voce che sale dal pozzo"

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Spalletti si confessa: "Io come un rabdomante, la qualificazione europea è la voce che sale dal pozzo"

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Luciano Spalletti
Luciano SpallettiProfimedia
Il ct cita Kayode, Casadei, Ranieri, Bove, Kokeosho, Calafiori, Lucca, poi sulla Superlega: "È il frutto di un mondo in cui si sta perdendo lo stupore di Davide che batte Golia".

Luciano Spalletti come un rabdomante del calcio italiano, che vuole uscire dal pozzo nel quale era precipitato: la definizione è dello stesso ct, intervistato dalla Rai per uno speciale 'Un anno di sport' in onda questa sera dalle 23.15 su Rai 2. "Il mio ruolo ha connotati di rabdomante - ha detto Spalletti, intervistato da Alessandro Antinelli - Il mio dovere è guardare, osservare, scoprire tutto ciò che può fare esultare la gente".

Poi Spalletti ha parlato dei giovani sotto osservazione per la nazionale. "Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, KoleoshoCasadei che avevamo nel mirino da un po'. Bove - ha poi aggiunto il ct - è oramai una certezza, mi è piaciuto nell'ultimo periodo l'atteggiamento di Lucca, e poi Prati, Calafiori che è una certezza a sinistra e al centro, ed è pronto per lanazionale".

"La qualificazione europea è la voce che sale dal fondo del pozzo e che urla al mondo che ci siamo anche noi"

Spalletti ha poi risposto al paragone tra lo scudetto Napoli e la qualificazione a Euro2024. "Il primo è stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni - le sue parole - La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cuieravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c'è ancora tanto lavoroda fare".

Per il nuovo anno, Spalletti si augura di "essere giusto". "Dover farmi carico di situazione complicate mi rende felice, appartengo a quella generazione di persone per le quali far parte della nazionale fa battere forte il cuore. Ecco, il mio augurio è che questa felicita' possa toccare tanti italiani".

"Gli Italiani emigrati ci daranno una forte spinta"

In Germania: il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l'essere come lui toscano...la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale...Ogni contrasto dietro il quale c'era tutto il muscolo della squadra": lo racconta Luciano Spalletti, ct azzurro. "La finale poi - aggiunge - non l'ho vista: l'ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo".

Spalletti si aspetta una grande spinta dagli italiani in Germania al prossimo europeo. "Ci trasmetteranno amore e senso appartenenza, e' anche per loro che non dovremo risparmiarci neanche un centimetro". Infine ha parlato delle differenze tra De Laurentiis e Gravina: "Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l'altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi. È innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani".

La nazionale, la conclusione, "dovrebbe essere la copertina del catalogo del calcio che produciamo. In tanti paesi hanno investito nei club ma senza i risultati della nazionale non hanno attirato attenzione mondiale. È interesse di tutti valorizzare la nazionale per vendere al meglio il nostro calcio".

"Superlega? Perso lo stupore di Davide che batte Golia"

La Superlega è il frutto di un mondo in cui "si sta perdendo lo stupore di Davide che batte Golia". È il giudizio netto di Luciano Spalletti. "Stiamo perdendo i buoni odori e sapori di un tempo, quelli della terra, della tradizione - le parole di Spalletti - della gente in festa attorno a una bandiera, dello stupore di Davide che batte Golia. E' come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti".

"Qualcuno - conclude Spalletti - vuole imporre quale sia l'unico calcio da guardare, non hanno capito che finché ci sarà un pallone e spazio per due porte la gente continuerà a scegliere il calcio che più la appassiona".