I tre motivi della rinascita del Milan, dai ritorni di Maignan e Ibra alla difesa a tre

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I tre motivi della rinascita del Milan, dai ritorni di Maignan e Ibra alla difesa a tre
Mike Maignan
Mike MaignanAFP
Il quarto trionfo consecutivo dei rossoneri è la culminazione di una ritrovata quadra da parte di Pioli, che fa leva sugli elementi più carismatici e su una nuova disposizione tattica ormai assimilata

Dopo tre vittorie con il minimo scarto, il 2-0 firmato dal Milan contro l'Atalanta ha avuto una virtù propedeutica: quella di alimentare fiducia permettendo di inanellare il quarto trionfo di seguito. Un trionfo solido e ineccepibile per come è arrivato. Un trionfo nel quale i due gol di scarto sono molto più significativi di quanto uno possa immaginare. La rinascita rossonera, ormai conclamata, poggia su tre pilastri.

Gli illustri ritorni

Non è un caso che una delle vittorie più risolute del Milan sia coincisa con la presenza in campo di Mike Maignan. La pantera francese, uno degli architetti principali della vittoria dello scorso Scudetto, è con ogni probabilità il miglior portiere del campionato, per effettività e carisma. E il cambio con Tatarusanu è stato subito metabolizzato in modo positivo dai suoi compagni di squadra e di reparto. Oltre alle sue doti da portiere, infatti, il transalpino è anche leader e permette di difendere più alto, mostrando una prontezza di riflessi importantissima nell'uscire dall'area piccola anticipando i possibili problemi. Insieme a lui ieri ha fatto inoltre ritorno Zlatan Ibrahimovic, che non sarà più il fresco virgulto di una volta ma che ha comunque nel sangue il carattere del condottiero. La spinta emotiva di due vincitori è quella molla che mancava al marchingegno rossonero, bisognoso di venir fuori dal pessimo mese di gennaio.

Mentalità

Tutto era iniziato l'8 gennaio, quando l'inaspettato pareggio della Roma nel finale aveva aperto la prima crepa nel muro di Stefano Pioli. La sensazione di sentirsi staccati dal treno Scudetto si era confermata nei turni a seguire, con l'eliminazione con il Torino in Coppa Italia, la sconfitta nel derby di Supercoppa e un solo punto ottenuto in cinque incontri di campionato, con la debacle per 4-0 in casa della Lazio a far tremare persino il posto del tecnico campione in carica. Con le spalle al muro, i rossoneri hanno vissuto nel risicato trionfo sul Torino in campionato, firmato da Olivier Giroud, uno shock positivo. Quello shock di cui avevano bisogno per credere nuovamente in sé stessi. L'acuto del francese, uno dei più in discussione, ha portato la confidenza giusta per poi fare leva sulla Champions, la competizione storicamente preferita dal Milan. La vittoria, sempre per 1-0, sul Tottenham, ha confermato che la nuova linfa era sana, e che la via era quella. Aver superato, nuovamente per 1-0, anche l'emotivo scoglio del Monza di proprietà di Berlusconi è stato il segnale definitivo che la tormenta era passata e che si poteva ricominciare a credere in una seconda parte della stagione da grande squadra. 

La difesa a tre

Fikayo Tomori
Fikayo TomoriAFP

A livello tattico, tuttavia, è stata fondamentale la scelta di Pioli di cambiare assetto. Come un'auto che su alcune traiettorie ha bisogno di accorgimenti, l'allenatore di Parma ha effettuato delle modifiche al telaio, cercando più robustezza nelle curve. Una robustezza strutturale che solo la disposizione di una difesa a tre sembrava potergli dare. In tale contesto, è risultato fondamentale l'ingresso nell'undici titolare di Malick Thiaw, difensore dal passo svelto che si è integrato in modo veloce ai ritmi dei compagni. Oltre all'innesto del tedesco, centrale anche il ritorno in forma di Fikayo Tomori, giocatore simbolo del trionfo scudettato della scorsa annata apparso quest'anno più lento e impacciato. Una volta ripresosi a livello fisico, l'inglese si è dimostrato utilissimo come centrale di sinistra, dove fa valere anche la sua postura da mancino. Questa disposizione tattica, inoltre, ha favorito la scorribande offensive di un Theo Hernandez che contro l'Atalanta ha sbloccato la partita con un bolide dei suoi, da instancabile cursore che con le spalle coperte può essere devastante come un'ala.