Due filosofie diverse. Sia in campo che in sala stampa. Ciononostante, quelli dell'esuberante Maurizio Sarri e del discreto Stefano Pioli sono due destini molto simili.
Condannati a vincere, a prescindere. I complimenti nei loro confronti sono, infatti, sempre molto misurati dopo una vittoria, a differenza delle fuoriose critiche si scatenanto intorno a loro dopo ogni singolo passo falso.
In linea di massima, se a imporsi sarà la logica, né Sarri né Pioli saranno mandati via prima della fine della stagione. Tuttavia, in questo momento, è difficile pensare che saranno ancora loro a guidare Lazio e Milan l'anno prossimo.
A minacciare il futuro del tecnico emiliano del Diavolo sono le lunghe e temibili ombre di Antonio Conte e Thiago Motta che vengono tirate fuori ogni volta che i rossoneri s'inceppano. E la verità è che, nelle ultime settimane, è successo più di quanto lo stesso Pioli avrebbe immaginato.
Proprio quando aveva messo la freccia e sembrava destinato a superare la Juventus al secondo posto, il Milan è caduto fragorosamente a Monza, sotto i colpi di una squadra di un altro aspirante alla panchina rossonera: Raffaele Palladino. Il mezzo passo falso contro l'Atalanta, invece, avrebbe fornito un alibi a qualsiasi altro allenatore. Non a Pioli, però, che sembra avere anche la colpa dei rigori ingiustamente fischiati contro la sua squadra.
Classifica alla mano, però, salvo cataclismi, la presenza del club rossonero l'anno prossimo in Europa non è a repentaglio, sebbene nelle ultime settimane sia il Bologna che l'Atalanta si siano rifatte sotto con l'obiettivo di contendere a Leao e compagni un piazzamento Champions.
Sarri, invece, in questo momento è fuori dai piazzamenti europei. Un ottavo posto che pesa come un macigno sulle sorti dell'allenatore toscano, al quale non bastano la semifinale di Coppa Italia e la vittoria nell'andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Bayern Monaco per lavorare in pace.
Un po', in realtà, ci mette del suo. Perché la sua ambizione è grande e non riesce a godere accontentandosi: "La società a luglio è stata chiara su chi faceva il mercato. Se io chiedo A e tu mi fai scegliere tra C e D è tutto abbastanza chiaro".
Una stoccata dolorosissima per un presidente troppo pieno di sé per non rispondere a tono. E, infatti, lo ha fatto alla prima occasione.
"Il mercato non c’entra nulla con la sconfitta di Firenze e e le altre nove in campionato . La rosa è forte e competitiva. Sarri e i giocatori si assumano le loro responsabilità, invece, di trovare alibi".
Insomma, dopo aver emesso una sentenza definitiva su José Mourinho, battendo la Roma lo scorso 14 gennaio, Pioli potrebbe mettere una croce anche sul futuro alla Lazio di Sarri. In caso contrario, sarà a lui a pagare a giugno una stagione deludente per quelle che erano le aspettative di mister Moneyball.