Dopo il suo "padre putativo" Riccardo Piatti, a cui era stato affidato da papà Haspeter e mamma Siglinde, nella sua ascesa ai vertici mondiali Sinner ha spesso cambiato coach e staff. Gli ultimi a fare le spese del suo "restilyng" sono stati il preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulyses Badio. Entrambi con esperienze nel team Djokovic (Panichi dall'aprile 2017 all'aprile 2018 e da metà 2019 fino alla primavera del 2024, Badio dal 2017 al 2024).
Curioso che all’Accademia di Bordighera di Piatti, a seguire i suoi progressi fisici fossero invece Claudio Zimaglia e il preparatore Dalibor Sirola, che ora sono a Wimbledon per lavorare proprio con Novak Djokovic (e che sono anche gli artefici del ritorno di Zverev dopo il gravissimo infortunio alla caviglia).
Regole troppo ferree
Jannik ha spiegato così la separazione: "Non c’è una ragione specifica e vi posso assicurare che non è accaduto nulla di eclatante. Credo ci siano solo dei momenti in cui si deve fare qualcosa di diverso. Era una cosa già decisa da tempo. Finora mi sono sempre trovato bene e abbiamo fatto grandi cose, ma ho voluto fare qualcosa di differente e ora sono curioso di sapere cosa accadrà a Londra nelle prossime due settimane. Ho deciso di cambiare dopo Halle".
In realtà, almeno nel timing, la separazione prima di un torneo importante come Wimbledon è sembrata piuttosto strana. Nell'ambiente si mormora che Panichi, stimatissimo per preparazione e bravura, sia un po' refrattario alle regole e sappiamo che nel clan di Sinner queste sono piuttosto ferree. Parlare solo se autorizzati, comparire solo accanto al campione, collaborare alla pari sono atteggiamenti che cozzavano un po' con il protagonismo di Panichi. La separazione di Badio sarebbe legata a quest'ultimo, vista l'abitudine a lavorare insieme e l'incrocio di specializzazioni ideale per il loro lavoro.
"Mi ispiro al lavoro di cuoco di mio padre"
I due erano arrivati per sostituire Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, coinvolti per negligenza nel caso Clostebol. Il primo giunto alla corte dell'altoatesino nel 2022 insieme al coach australiano Darren Cahill (in via di pensionamento, anche se Vagnozzi e Jannik stanno cercando di convincerlo a restare), come responsabile del lavoro in palestra. Il secondo nel 2023 dalla Virtus Bologna, insieme all'osteopata Andrea Cipolla, che è rimasto indenne dalla mannaia dell'azzurro, almeno per il momento.
Per spiegare le sue scelte, Sinner fa un curioso paragone con il lavoro di suo padre: "Voglio che ci sia un rapporto di fiducia sia con me che con il resto del team, Mi ispiro molto anche al lavoro di cuoco di mio padre, in cucina bisogna andare d’accordo con le persone per lavorare assieme".
Per quanto riguarda le sostituzioni, si fanno diversi nomi. C'è Jez Green, ex membro dello staff di Andy Murray, attualmente al lavoro con Alex Zverev; Matt Little, un altro ex dello staff Murray, che ha collaborato anche con la squadra britannica di Coppa Davis. Ci sono poi Gebhard Gritsch, ex fitness trainer di Djokovic, subentrato allo stesso Panichi nel caso del serbo, Lluc Bauzà, che ha lavorato per anni con Rafa Nadal e fa parte della sua Academy, oltre a Rafa Maymo, fisioterapista proprio del maiorchino. Uno libero, piuttosto noto, sarebbe Pierre Paganini, ex preparatore atletico storico di Roger Federer.
Tanti nomi, chi non li fa però è lo stesso Jannik che, nonostante l'impegno di Wimbledon, pensa di poterne al momento fare a meno: "Non abbiamo pensato a sostituti, non è il periodo adatto. Di sicuro ci sono delle possibilità, capisco che il timing sia stato strano ma avendo lavorato molto prima non subirò ora le conseguenze di questa decisione", ha giurato l'altotaesino, che così ha chiuso il discorso: "Al momento non cerco nulla. Qui a Londra ho ben altro a cui pensare".
Gli insegnamenti di Piatti
Finora i cambi di staff hanno portato sempre benefici in qualche modo, quindi sembra difficile immaginare che la decisione possa ripercuotersi negativamente sulle prestazioni dell'altoatesino, che comunque è partito benissimo anche qui a Wimbledon battendo nel derby azzurro Luca Nardi in tre set.
Un bisogno quasi fisiologico quello di cambiare per Sinner, che però ha sempre avuto la fortuna di lavorare con persone preparatissime che, anche se poi allontanate, hanno finito per migliorarlo. A questo proposito basta citare le parole del suo vecchio coach, Riccardo Piatti, intervistato dal Corriere: "Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Per Jannik questo rigore, a un certo punto, è stato troppo da reggere. Era l’unico modo per farlo arrivare in alto".
Piatti non ha mai avuto dubbi sul futuro del numero 1 per la sua grande motivazione, che poi è quella dei campioni: "Quella di Jannik mi ricordava molto quella di Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente la cattiveria. Sinner sa chi è, dall’inizio. I Big Three lo hanno sempre saputo. Alcaraz lo sa a giorni alterni. Fonseca lo sa?".