Altri

Che fine ha fatto l’originale “Next Gen” del tennis? Offuscata e sorpassata da nuove stelle

Medvedev e Tsitsipas facevano parte della "Next Gen" originale
Medvedev e Tsitsipas facevano parte della "Next Gen" originaleFabrizio Corradetti / LaPresse / Profimedia
Facciamo un salto indietro di otto anni. Djokovic, Nadal e Federer avevano tutti 30 anni e dominavano il tennis maschile come mai nessuno prima di loro. Il loro livello sembrava inarrivabile, eppure molti temevano che, con il loro ritiro, il tennis sarebbe entrato in un periodo di vuoto. Ed è proprio in quel contesto che emerge la cosiddetta “Next Gen”, una generazione di giovani talenti pronta a raccogliere il testimone dei campioni ormai in fase calante.

I leader della nuova scuola erano Alexander Zverev, Daniil Medvedev e Stefanos Tsitsipas: giovani ambiziosi, pronti a scuotere un ordine consolidato da anni da tre colossi dello sport.

Le aspettative crescevano di giorno in giorno, e loro non si tirarono indietro, lanciandosi a capofitto in un regno apparentemente inviolabile.

"Ogni giorno sento parlare solo di Next Gen, Next Gen", disse Novak Djokovic nel 2017, con un tocco di umorismo, ma anche di sfida.

Anni più tardi, il serbo ribadì la sua posizione con quell’arroganza e quella sicurezza che lo hanno sempre contraddistinto:  "Stiamo reinventando la Next Gen. Rafa, io e Roger. Noi siamo la Next Gen", disse.

E aveva ragione.

Djokovic, Nadal e Federer insieme alla Laver Cup
Djokovic, Nadal e Federer insieme alla Laver CupGlyn KIRK / AFP

Oggi possiamo dirlo con certezza: la tanto decantata Next Gen non ha mai davvero raggiunto le attese. I suoi protagonisti sono stati costretti a fare da comprimari rispetto a un trio leggendario che ha sfidato il tempo molto più a lungo del previsto, mantenendo livelli straordinari di costanza e qualità fino ai 30 anni.

Nadal continuava a vincere Slam nel 2022, mentre Djokovic trionfava in tre dei quattro Major del 2023. I due hanno tenuto a distanza i giovani sfidanti per oltre cinque anni, come pugili esperti che danzano con maestria intorno a dilettanti appassionati, ma imprevedibili.

Poi, però, arriva il momento imbarazzante. Quando Nadal e Federer hanno salutato il circuito e Djokovic ha iniziato a mostrare segni di declino, non sono stati Zverev, Medvedev o Tsitsipas a raccogliere il testimone.

Questi “figli di mezzo” del tennis maschile si sono ritrovati sospesi tra due generazioni. Prima ancora di rendersene conto, sono stati sorpassati dai nuovi prodigi.

Carlos Alcaraz ha conquistato da 19enne il suo primo Grande Slam agli US Open 2022, pareggiando in un colpo solo il totale di vittorie di Medvedev, Zverev e Tsitsipas messi insieme. Oggi, a 22 anni, il talento spagnolo può vantare cinque Major, mentre il neo ventiquattrenne Jannik Sinner ne ha già quattro, confermandosi tra i protagonisti assoluti del tennis mondiale.

Sinner e Alcaraz siedono attualmente in cima alla classifica del tennis maschile
Sinner e Alcaraz siedono attualmente in cima alla classifica del tennis maschileDaisuke Urakami / Yomiuri / The Yomiuri Shimbun via AFP

Proprio come i Big Three prima di loro, Sinner e Alcaraz hanno dominato il tennis maschile, conquistando quella corona che si pensava destinata alla Next Gen. Hanno governato la classifica mondiale e si sono spartiti gli ultimi sette Slam, incarnando la nuova élite dello sport.

Ma c’è una differenza cruciale: essere sorpassati da due stelle in rapida ascesa, destinate a riscrivere le regole del tennis moderno, è una cosa. Essere superati dalle nuove promesse della Next Gen è un altro discorso.

All’inizio del 2025, con Sinner fermo a causa della squalifica per uso di sostanze proibite, si sarebbe pensato che altri avrebbero colto l’occasione per inserirsi nella lotta e dimostrare che il loro potere non era diminuito. In realtà, a brillare sono stati il ventitreenne Jack Draper e il diciannovenne Jakub Mensik, vincitori rispettivamente a Indian Wells e Miami.

I due hanno messo in chiaro un fatto: la cosiddetta Next Gen tradizionale faticava a tenere il passo con una nuova ondata di giovani talenti, pronti a sedersi a un tavolo leggermente diverso e a scrivere il prossimo capitolo del tennis maschile.

Proprio di recente, a Toronto, Sinner e Alcaraz hanno deciso di ritirarsi dal torneo per prendersi un po’ di riposo, lasciando così spazio agli altri contendenti.

Ne ha approfittato il 22enne Ben Shelton, che, come Draper e Mensik, ha centrato il suo primo titolo Masters 1000, consolidando la tendenza di una nuova generazione pronta a farsi largo nel circuito.

Tra tutti i membri della Next Gen, Daniil Medvedev resta comunque il più vincente: un singolo Grande Slam agli US Open, 16 settimane al numero uno del mondo e numerosi altri titoli di prestigio lo hanno consacrato come il principale portabandiera di quella generazione che, sebbene non abbia mai completamente scalzato i Big Three, ha comunque lasciato il segno nel tennis contemporaneo.

Tuttavia, a soli 29 anni, Daniil Medvedev sta attraversando un periodo difficile. Il 2025 si è rivelato un anno da incubo: eliminazioni precoci agli Australian Open e ai primi turni di Roland Garros e Wimbledon, nessun titolo conquistato dal 2023 e, per la prima volta dal 2018, fuori dalla top 10 mondiale.

Un tempo inarrestabile da fondo campo, la sua capacità di reggere gli scambi si è indebolita, mentre il servizio, un tempo arma letale, ha perso incisività. La domanda che molti si pongono è se il suo stile di gioco fisico e massacrante continuerà a pesare anche verso i 30 anni.

Gli US Open restano il torneo in cui Medvedev ha ottenuto i maggiori successi: tre finali e il suo unico titolo Slam. Qui cercherà disperatamente di ritrovare la forma che lo ha reso uno dei migliori al mondo.

Se le difficoltà di Medvedev sono evidenti, quelle di Stefanos Tsitsipas appaiono ancor più preoccupanti. Il greco, due volte finalista Slam, tre volte vincitore di un Masters e trionfatore alle ATP Finals, possiede un dritto micidiale e movimenti eleganti. Tuttavia, negli ultimi due anni la sua carriera è stata segnata da incertezze e complicazioni che ne hanno rallentato la crescita e la continuità.

La parabola di Stefanos Tsitsipas appare complicata: una relazione turbolenta con il padre come allenatore, un breve e fallimentare periodo sotto la guida di Goran Ivanisevic e la caduta al 28° posto in classifica, partendo dal massimo di numero tre del 2021, segnano la sua flessione.

A soli 27 anni, Tsitsipas ha ancora tempo per reagire, ma è probabile che debba attraversare un periodo difficile prima di ritrovare slancio. Storicamente, non ha mai brillato in questo periodo della stagione e agli US Open non ha mai superato il terzo turno. Un vero e proprio reset sembra necessario, forse guardando già al 2026 per ritrovare motivazione e continuità.

E poi c’è Alexander Zverev, il “grande quasi uomo” del tennis, probabilmente il miglior giocatore di sempre a non aver mai vinto un Grande Slam, e che sembra aver perso la rotta nel 2025. Tuttavia, il caso di Zverev è leggermente diverso: terzo nella classifica mondiale, finalista agli Australian Open e semifinalista a Cincinnati, mostra ancora capacità di alto livello. Ma la sconfitta contro Jannik Sinner nell’atto finale di Melbourne e le prestazioni altalenanti sui grandi palcoscenici mettono in discussione la sua competitività agli Slam.

Sulla carta Zverev rimane un serio contendente per i titoli maggiori, ma realisticamente il suo gioco appare distante da quello dei dominatori attuali, Sinner e Alcaraz. E così, nonostante un curriculum impressionante, la domanda resta: in questo contesto, quale ruolo reale può rivestire Zverev nel nuovo panorama del tennis maschile?

Il tennis di Zverev, spesso passivo e basato sul contropiede, dà l’impressione che si accontenti di essere il “migliore degli altri”. Per fare il salto di qualità, deve imparare a essere più aggressivo nei momenti chiave, una mossa che potrebbe finalmente permettergli di superare l’ultimo ostacolo verso un titolo Slam.

Tre volte finalista in un Major, gli US Open rappresentano per lui l’occasione perfetta per liberarsi della maledizione dei titoli mancati. Nel 2020, ad esempio, conduceva per due set e un break contro Dominic Thiem prima di crollare e perdere in maniera netta.

Zverev ha passato del tempo a lavorare con Toni Nadal, zio di Rafael ed ex allenatore di alto profilo, e un cambio di prospettiva nello staff tecnico potrebbe davvero cambiare le sorti del suo percorso.

Ma la realtà è che, per tutti e tre i membri della “Next Gen” originale, la nave potrebbe ormai essere partita. Mentre Sinner e Alcaraz continuano a crescere e a perfezionare il loro gioco già elettrizzante, le chances di Medvedev, Tsitsipas e Zverev di invertire la tendenza sembrano sempre più ridotte.

C’è però un lato positivo per gli inseguitori in vista degli US Open: l’ultimo Slam dell’anno è tra i più aperti degli ultimi tempi. Negli ultimi sei anni, ogni vincitore a New York è stato diverso e, dal 2008, i campioni sono stati ben 11, a dimostrazione di quanto il torneo possa riservare sorprese.

Sinner è il campione in carica
Sinner è il campione in caricaCHARLY TRIBALLEAU / AFP

In confronto, nello stesso arco di 17 anni, agli Open di Francia ci sono stati solo cinque vincitori diversi, cinque all’Australian Open e sei a Wimbledon.

Questo in parte è dovuto alla supremazia di Nadal, Federer e Djokovic in quei tornei, ma anche al fatto che gli US Open arrivano a fine stagione, quando i giocatori sono più stanchi, e si giocano su campi più rapidi e simili a quelli su cui molti si sentono più a loro agio.

Quindi, per quanto improbabile, un briciolo di speranza rimane. Ma quante altre opportunità avranno i veterani, mentre nuove giovani leve continuano a farsi spazio? Il diciottenne Joao Fonseca, per esempio, è pronto a emergere e presto potrebbe diventare un fattore al vertice.

Il sole comincia a tramontare su una generazione che appare smarrita e incerta nel suo ruolo nel tennis maschile. Il tempo ci dirà se la loro corsa è davvero finita, ma i segnali indicano che la “Next Gen” sta lentamente svanendo, lasciando spazio a un nuovo corso di talenti pronti a dominare.